Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina è intervenuto sulla questione “latte” all’interno della rubrica che lo ospita ogni settimana su Rtl 102.5, “Campo Libero”.

"Il latte vaccino è un prodotto completo dal punto di vista nutrizionale - ha detto Martina -. Non lo devo dire io, basta parlare con qualsiasi nutrizionista per sapere quanto è completo il latte. Dopodiché altra cosa è ovviamente chi ha problemi a digerire il latte vaccino. Da questo punto di vista ci sono alternative e ci mancherebbe altro che non si utilizzassero. Quello che vorrei si considerasse è che il latte di qualità italiano è un prodotto nutriente, utile alla nostra dieta, sia per i bambini che per gli adulti e secondo me bisogna riscoprirlo perché l’attenzione del cittadino in questi anni è scemata. È vero che noi importiamo latte dall’estero, il 50% di quello che utilizziamo lo utilizziamo per i nostri formaggi di qualità, in particolare Dop. A partire da Grana Padano e Parmigiano Reggiano". 

"Quindi abbiamo un problema di equilibrio nella produzione- ha proseguito il ministro -, però se posso dare un messaggio, al di là di chi ha problemi nutrizionali, riscoprite il latte vaccino perché è un prodotto completo. Lo faremo dal prossimo anno nelle scuole, con il progetto “Latte nelle scuole” che si rivolgerà a un milione di studenti ed è quello che accadeva un po’ di anni fa. Io quando andavo scuola ricevevo un bric di latte fresco nell’intervallo, e non era un fatto banale, anche per le nostre diete. Poi bisogna fare altre cose ben più toste, in particolare sul prezzo del latte domani tanti allevatori scenderanno in piazza, giustamente secondo me, perché il rapporto tra produttori e industria è purtroppo disallineato".

"Non è possibile che all’allevatore italiano non venga ripagato almeno il costo del proprio lavoro - ha continuato Martina - e in Italia scontiamo dei deficit strutturali che non si sono risolti in anni e anni. Abbiamo chiesto all’industria e alla grande distribuzione di battere un colpo, di dare una mano, devo dire che una parte della distribuzione organizzata sta aiutando. Ad esempio una grande catena distributiva tutta italiana proprio pochi giorni fa ha fissato a 0,38 c al litro Il prezzo di rapporto con la produzione, ma c’è da fare molto di più. Noi vogliamo che tutti ci diano una mano perché in questa situazione rischiamo che tante stalle chiudano".

La questione quote sta diventando complessa, è prevista a bene l’eliminazione. Che si fa?
"Noi stiamo insistendo con l’Europa perché si costruiscano degli strumenti di atterraggio morbido, di uscita morbida da questa situazione. Fino ad ora l’Europa ci ha deluso, noi abbiamo chiesto che venissero identificati degli strumenti precisi per uscire da questo sistema ed entrare nel mercato liberalizzato totalmente, ma ho l’impressione che ci sia poca attenzione. Faremo di tutto nelle prossime settimane per rilanciare, poi la fine delle quote è un passaggio cruciale perché cambia lo scenario, ma i problemi del settore caseario italiano arrivano da lontano e non sono riferiti solo al tema delle quote.

"Ad esempio -
ha concluso Martina - siamo uno dei pochi Paesi in Europa che non ha un sistema di inter-professione, cioè un tavolo permamente di lavoro, tra mondo della produzione agricola, della trasformazione e della distribuzione, per costruire intese permanenti, regolare contratti, scambiarsi le buone pratiche e questo non è possibile. Ci troviamo una filiera lattiero-casearia completamente disorganizzata e l’11 febbraio abbiamo convocato tutti i soggetti della filiera per proporre loro degli strumenti stabili di lavoro. Mi auguro che tutti vogliano fare un passo in avanti e che si rendano conto che in questa situazione non è più tempo della tattica di breve periodo. A partire da uno strumento di confronto permanente tra loro che gli consenta anche di fare il prezzo giusto del latte".