“Lo scopo di questo progetto – spiega Milena Brasca del Cnr, responsabile scientifico di Eulat – è stato quello di arrivare a valorizzare l’intero percorso della filiera e non esclusivamente il prodotto finito. Razione alimentare e relativa composizione, gestione della mandria in stalla e in sala mungitura, impatto ambientale legato allo spandimento dei liquami, ma anche gestione del territorio, benessere animale, redditività aziendale sono stati quindi gli aspetti presi in esame e studiati attingendo dati e informazioni dai tre allevamenti protagonisti del progetto, situati in zone diverse della Lombardia e differenti anche per tipologia e composizione numerica dei capi allevati”.
Infatti, proprio per riuscire a fotografare una situazione eterogenea e soprattutto attendibile di un comparto tra i più importanti dell’agroalimentare regionale, nel progetto Eulat sono stati coinvolti un allevamento della provincia di Lodi caratterizzato da un modello di produzione intensiva tipico della pianura padana; un altro situato nella provincia di Como dove la produzione di latte è garantita da un minor numero di bovine allevate e da un altro posto nella provincia di Mantova, dove la razione alimentare prevede un tenore molto ridotto di insilato.
“La novità di questo progetto – sottolinea Milena Brasca – sta proprio nella possibilità di essere riusciti a individuare come ultimo obiettivo i criteri necessari a classificare gli allevamenti in base alle caratteristiche aziendali e gestionali rispettose del benessere animale e con un ridotto impatto ambientale, requisiti essenziali per ottenere produzioni di eccellenza di latte e derivati. Non va infatti dimenticato che proprio questi aspetti testimoniano sempre più la loro enorme rilevanza economica, ambientale e sociale”.
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Fonte: Cremona Fiere