Tiene la produzione di carni avicole in Italia che si conferma come uno dei settori chiave della nostra zootecnia. I dati relativi al 2013 parlano infatti di una produzione di 1,25 milioni di tonnellate, appena uno 0,2% in meno rispetto al 2012, mentre il fatturato ha raggiunto la significativa cifra di 5,7 miliardi di euro. Questa in sintesi la fotografia del settore tracciata da Unaitalia, l'Unione delle filiere avicole che riunisce la quasi totalità delle aziende del settore. Più in dettaglio, la modesta flessione del settore è quasi del tutto attribuibile al solo settore della carne di tacchino, mentre la produzione di carne di pollo è al contrario aumentata dello 0,3%. Bene anche i consumi, in crescita (+1,3%) per le carni di pollo a confermare la valenza anticiclica del settore, che a fronte della crisi ha visto aumentare negli ultimi dieci anni i consumi di quasi il 20%. Complessivamente il consumo di carni avicole supera oggi i 19 kg pro capite, con una crescita del 9% dal 2007, anno di inizio della crisi economica. “Il pollo - ha commentato il presidente di Unaitalia, Aldo Muraro - continua a restare tra le carni preferite dagli italiani, grazie alla sua versatilità, genuinità e all’ottimo rapporto qualità-prezzo”.

Allevamenti d'eccellenza
Grazie alle ottime performance produttive dei nostri allevamenti avicoli, che vantano livelli di efficienza e di qualità fra i più alti, l'Italia è da tempo autosufficiente nel settore avicolo, con punte del 116% nel settore della meleagricoltura, come a volte viene definito l'allevamento del tacchino (Meleagris gallopavo). E' anche grazie a questa autosufficienza se la quasi totalità delle carni avicole che giungono sulle tavole dei consumatori della Penisola possono essere “made in Italy”. “Il 99% del pollo mangiato in Italia - afferma Muraro - proviene dai nostri allevamenti. Il settore avicolo inoltre è supportato da una filiera integrata che provvede ad ogni passaggio della catena produttiva, dall’incubatoio ai mangimi, con un sistema controllato a livello nazionale e comunitario, per garantire prodotti sani, genuini e sicuri”.

Bilancio italiano carni di pollame e uova (2013)
  Carni avicole (000 tonn) Differenza % 13/12 Uova (milioni di unità) Differenza % 13/12
Produzione 1.258,8 -0,2 12.168 -2,1
Import 86,8 -1,9 1.417 +145,5
Export 167,5 -0,4 527 +271,1
Utilizzo interno 1.178,1 -0,3 12.996 +0,77
Consumo p.a. (kg) 19,34 -0,4 212 (unità) =
% Autoapprov. 106,8 = 93,8  
Sintesi da dati Unitalia


Uova in sofferenza
Qualche nota dolente arriva invece dal comparto delle uova, reduce dall'adeguamento degli allevamenti alle norme europee in tema di benessere animale, che ha sancito nuove e più ampie dimensioni per le gabbie e allevamenti a terra. Inevitabile un calo delle produzioni che nel 2013 ha portato a fermare a 12,16 miliardi il numero delle uova prodotte, con un calo del 2,14% rispetto all'anno precedente. Una prima conseguenza è stata l'aumento delle importazioni (+ 145%) per soddisfare la domanda interna. “Il dato, seppure non incoraggiante, era comunque atteso - spiega Muraro - Gli allevatori e i produttori italiani di uova hanno lavorato alacremente per adeguare i loro allevamenti alle nuove direttive europee sul benessere. La sostituzione delle gabbie convenzionali con quelle arricchite, dotate di posatoi e nidi, ha necessariamente comportato un rallentamento della produzione, che il settore ha comunque affrontato con serenità.”

Le prospettive
Ora si guarda al futuro e per il 2014 si prevede un aumento, seppure modesto e limitato alle carni di pollo, mentre per la carne di tacchino la produzione dovrebbe rimanere costante. Una leggera flessione è invece attesa per le altre carni avicole. Gli aumenti più significativi potrebbero essere registrati dal comparto delle uova. A spingere in questa direzione è la constatazione che gli allevamenti hanno completato gli adeguamenti necessari ed ora hanno la possibilità di recuperare gli spazi perduti. Un aiuto potrà venire dagli andamenti di mercato e in particolare dai costi di produzione legati all'alimentazione delle ovaiole. I primi mesi del 2014 hanno fatto registrare una flessione del costo delle materie prime che lascia ben sperare per il futuro. Sempre che non intervengano fattori estranei all'agricoltura a rimescolare le carte in tavola. La crisi Ucraina è una di queste.