Da oltre un mese il latte è senza prezzo. Nel senso che sono scaduti a fine marzo gli accordi fra industrie e allevatori che in Lombardia (capofila del mercato per tutta Italia) avevano fissato in 40 centesimi di euro il prezzo del litro di latte alla stalla. In questi giorni è un susseguirsi di incontri fra le parti per riaprire il tavolo ufficiale delle trattative. Gli allevatori premono, ovviamente, per un rialzo capace di assorbire gli aumenti dei costi di produzione degli ultimi mesi. Le industrie, a loro volta pressate dagli aumenti dei costi e dai consumi in flessione, sperano in un accordo al ribasso per i prossimi sei mesi. Sembrano dimenticati i tempi in cui le intese duravano un anno. Oggi è già difficile spingersi a sei mesi. Tutta colpa dei mercati sempre più volatili e “nervosi”, pronti a cambiare segno in men che non si dica. Difficile allora trovare un punto di incontro, e ancor più difficile fare previsioni sugli esiti della trattativa. Che dovrà in ogni caso tener conto di uno scenario complesso, in Italia come all'estero.
I formaggi
Complicato, come sempre, fare previsioni. Qualche indicazione la si può comunque trarre dall'andamento di mercato dei due principali formaggi, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Da qualche mese le quotazioni di questi due formaggi sembrano essersi stabilizzate, ma pesa il divario con i prezzi dei precedenti anni. L'euforia del 2011, con i prezzi del Parmigiano Reggiano (con 12 mesi e oltre di stagionatura) schizzati in maggio oltre gli 11 euro al chilo, sono solo un ricordo. Oggi la media è ferma a 8,80 euro, appena 40 centesimi in più di quanto realizzato un anno fa. Analoga la situazione del Grana Padano, con prezzi stabili da tempo (circa 8 euro kg per la stagionatura di 14-16 mesi), ma assai distanti dai risultati del 2011 (oltre 9 euro) e del 2012 (8,65 euro). E i destini di questo formaggio, che assorbe la gran parte della produzione di latte delle aree del Nord, sono strettamente legati a quelli del latte. Se il prezzo del Grana Padano cala, quello del latte prende la stessa strada.
Il latte spot
Gli allevatori devono dunque prepararsi a un ribasso del prezzo del latte? Non è detto. Se il mercato dei formaggi è stabile, quello del latte spot (le partite vendute al di fuori dei contratti) al contrario è in rialzo. Dopo una flessione registrata a inizio anno, il prezzo sulla piazza di Lodi (punto di riferimento per questo mercato) ha ripreso a salire dalla fine di marzo e oggi ha raggiunto il picco di 43,30 centesimi al litro. Un prezzo decisamente alto, specie se confrontato con quello dello scorso anno, fermo a poco più di 32 centesimi di euro. E superiore, seppure di poco, anche a quello dello stesso periodo del 2011, quando le quotazioni erano oltre i 41 centesimi.
Mais e soia
Il quadro della situazione non sarebbe completo senza un cenno all'andamento del mercato delle materie prime, mais e soia in particolare, componenti principali della razione alimentare delle bovine da latte e fattori chiave nel determinare il costo di produzione del latte. Lo sguardo, in questo caso, va rivolto ai mercati internazionali, dai quali dipendiamo in larga misura, specie per la soia. Una recente analisi di Ismea dice che per il mais dobbiamo attenderci una marcata crescita dei raccolti (+9%) ed un aumento delle scorte (+19%). Si allentano così le tensioni sul prezzo, che nei primi mesi dell'anno ha segnato qualche cedimento. Stessa cosa in Italia, dove però la produzione di mais è in calo e i prezzi restano comunque più alti nel confronto su base annua.In crescita pure la produzione di soia (+12%) e di conseguenza quello delle scorte (+9%). Analoga, in questo caso la situazione italiana, con un aumento degli investimenti a soia (+24,8%) e prezzi in moderata flessione (-1,4%), ma sempre più alti rispetto al 2012.
Previsioni
Le industrie del latte, abituate a fare i conti a casa loro, ma pure nelle tasche degli allevatori, vedranno in questa crescita della produzione di materie prime un possibile allentamento dei costi di alimentazione e dunque un miglioramento dei margini che gli allevatori possono conseguire. E non si faranno scappare l'occasione per puntare a un ribasso del prezzo del latte. Gli allevatori faranno bene a tenere alta la guardia. Il mercato delle materie prime è troppo volatile per poter fare previsioni. Speculazioni commerciali ed un qualunque evento climatico sfavorevole possono ribaltare le previsioni di oggi. Mentre resta sullo sfondo una domanda mondiale di latte tendenzialmente in aumento. Entrambi fattori che spingono per un accordo al rialzo. Che comunque sarà difficile strappare.