Tre italiani su quattro (73%) sono preoccupati dall’applicazione di nuove tecnologie ai prodotti alimentari che hanno portato per ultimo alla produzione di carne artificiale in laboratorio. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dell’ultima indagine Eurobarometro nel giudicare allucinanti le prospettive aperte dalle sperimentazioni in corso per la produzione di carne artificiale in laboratorio da parte di un gruppo di scienziati olandesi per ottenere entro sei mesi la prima salsiccia ed entro un anno il primo hamburger artificiale dal costo iniziale di 250mila euro, con l’utilizzo di cellule staminali. 

"Attualmente con la sperimentazione - riferisce la Coldiretti - si sono ottenute striscie di tessuto lunghe 2,5 centimetri e larghe meno di 1 centimetro di consistenza molliccia e di colore grigio perche non c'è sangue".

"L'Italia, con un consumo di carne di oltre 92 chilogrammi per persona di cui circa un terzo importati dall’estero è - sottolinea la Coldiretti - un Paese particolarmente interessato ai risultati di queste sperimentazioni che vengono spacciate come una opportunità per evitare l'allevamento in stalla degli animali e la loro successiva macellazione, ma anche come una necessità per evitare problemi ambientali di smaltimento". 

Come hanno dimostrato le esperienze del passato a partire dalla mucca pazza (Bse), le innovazioni in un settore come quello alimentare particolarmente esposto ai rischi per la salute deve percorrere la strada della naturalità e della sicurezza ma soprattutto, precisa la Coldiretti, deve confrontarsi con i rilevanti problemi di natura etica che pongono le nuove tecniche.

"Per l'agroalimentare italiano che fonda il proprio valore sull'identità e sulla specificità produttiva una ragione in più è rappresentata - conclude la Coldiretti - dall'esigenza di difendersi da modelli alimentari fondati sulla standardizzazione e sull'omologazione che organismi geneticamente modificati, clonazione e per ultimo le bistecche artificiali promuovono".