La Camera dei deputati, nella seduta del 27 giugno 2019, ha approvato la proposta di legge Cenni e altri:"Disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. Delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione". Il provvedimento passa ora all'esame del Senato della Repubblica.

Intanto nel Mezzogiorno d'Italia si riscontra il crollo dei prezzi della frutta, in particolare in Campania, dove ieri gli agricoltori di Coldiretti hanno tenuto delle manifestazioni di protesta nei porti di Sorrento, Pozzuoli e Salerno proprio contro le aste a doppio ribasso.
Una dura presa di posizione è stata assunta dalla Cia Campania, che rivolge l'indice accusatore nei confronti della totale deregulation delle importazioni, che, complice il cambiamento climatico, riescono ad arrivare sui mercati italiani prima della produzione meridionale.


Coldiretti Campania, bloccare le aste capestro

"Vanno bloccate le aste capestro online al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione e alimentano nelle campagne la dolorosa piaga del caporalato". E' quanto afferma una nota della Coldiretti nazionale nel commentare positivamente l'approvazione alla Camera della proposta di legge Cenni, che introduce il divieto della vendita sottocosto dei prodotti agroalimentari e in particolare delle aste elettroniche a doppio ribasso.

"Le aste al doppio ribasso – sottolinea Coldiretti – provocano pesanti distorsioni e speculazioni aggravando così i pesanti squilibri di filiera della distribuzione del valore visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo, ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi, secondo Ismea. Le norme nazionali dunque – conclude Coldiretti – sono importanti per completare il quadro normativo contro le pratiche sleali nel settore alimentare approvato a livello comunitario".


Cia Campania, un disastro naturale, serve più organizzazione

Ma nel già perverso meccanismo delle aste al doppio ribasso si inserisce anche un altro fattore, che avrebbe inciso pesantemente sui prezzi.
A sottolinearlo è il presidente di Cia Campania e vice presidente nazionale dell'organizzazione, Alessandro Mastrocinque, che afferma: "In questo caso ne abbiamo abbastanza per chiedere la dichiarazione di stato di calamità naturale. La nostra frutta in particolare, è arrivata sul mercato in condizioni cattive a causa delle avversità atmosferiche di maggio e giugno, mentre quella straniera è giunta in anticipo e abbondante a causa dello stravolgimento del clima, quindi i prezzi sul prodotto italiano, e campano in particolare, sono crollati".

Mastrocinque, che parla di una situazione gravissima e di danni ancora non quantificabili chiede "la sospensione dei mutui da parte delle banche". Altrimenti per molti frutticoltori campani sarebbe la fine.

Il presidente di Cia Campania inoltre annuncia che l'organizzazione agricola "lavorerà immediatamente anche per la costruzione di una organizzazione di produttori per meglio organizzare i produttori e dare a loro la possibilità di presentarsi in maniera compatta e con importanti quote di prodotto sul mercato. Una sfida necessaria per evitare speculazioni di soggetti terzi che condizionano i prezzi della merce". Su questo fronte Cia sottolinea che si rendono necessarie "più organizzazione, più promozione e più programmazione".


Frutta, prezzi da saldo in campagna

Eppure i flussi di mercato sono talvolta difficili da prevedere e governare secondo uno schema prestabilito: "Da una parte c'è un'eccedenza di produzione in tutto il bacino del Mediterraneo, che sta portando sul mercato quantità enormi di frutta anche da Spagna e Grecia. Dall'altra parte si assiste, nonostante i prezzi bassi, ad un calo della domanda per questi frutti. Il risultato è un prezzo riconosciuto in campo per le albicocche al produttore agricolo dalla grande distribuzione di 0,50 centesimi al kg, comprensivo dei costi di trasporto e confezionamento, che pesano per circa 35-40 centesimi" è scritto in una nota di Coldiretti Campania.

Le nettarine vengono pagate al produttore 25 centesimi, mentre le pesche intorno ai 20 centesimi. Vale a dire che al produttore restano 5-10 centesimi al kg, al di sotto dei costi di produzione, che sono di circa 30-35 centesimi al kg.

A questi numeri si aggiunge anche il crollo del prezzo pagato per lo scarto di produzione, quello che viene utilizzato per i succhi di frutta, pagato 1-2 centesimi al kg.
Nel bacino del Mediterraneo si raccoglie il 60% della produzione mondiale di albicocche. Le albicocche italiane presenti sul mercato provengono in gran parte dall'Emilia Romagna e dalla Campania.