Il Pecorino romano Dop ha un prezzo medio da inizio anno sopra gli 8 euro al chilogrammo, mentre il latte ovino accenna nuovamente ad una lievissima ripresa, che però non basta: Cia Sardegna chiede di riaprire la vertenza latte sull'isola.

Ieri 22 febbraio 2020 in Borsa merci a Milano il Pecorino romano Dop con cinque mesi di stagionatura e più, alle condizioni di "franco magazzino di stagionatura" Iva esclusa, ha confermato i prezzi all'ingrosso della scorsa settimana - 8,15 euro al chilogrammo sui minimi e 8,35 euro sui massimi, con un prezzo medio su febbraio pari a 8,18 euro e 8,06 su base annua.

Secondo Ismea, il prezzo del latte ovino in Sardegna al lordo dell'Iva e franco azienda nella rilevazione del 19 febbraio 2021 oscilla tra un minimo di 75 centesimi di euro al litro ed un massimo di 85 centesimi (stabili sul 12 febbraio scorso), per un prezzo medio di 80 centesimi (stabile sul 12 febbraio) ed un valore prevalente fermo ad 80 centesimi.

Sempre il 19 febbraio scorso Ismea rileva poi i prezzi del latte ovino in Sardegna, in una diversa situazione territoriale e di mercato, tra gli 80 e gli 88 centesimi al litro di massima quotazione, per un prezzo medio di 84 euro. Sono quelli di livello più elevato e sono in aumento di 3 centesimi sui massimi rispetto alla settimana precedente.
 

Cia Sardegna, riaprire vertenza sul settore ovicaprino

Piccoli movimenti sul prezzo del latte che non bastano a ristabilire il giusto equilibrio tra produttori ovini e caseifici. "Riaprire la vertenza sul settore ovicaprino sardo rivalutando il prezzo del latte per garantire la giusta remunerazione agli operatori di un comparto vitale per l'economia e la società isolana". È la richiesta che Cia Sardegna rivolge alle istituzioni regionali e nazionali, esprimendo forte preoccupazione per la cappa di disinteresse e silenzio che la politica ha creato attorno alle esigenze dei produttori sardi.

"La vertenza avviata dal comparto allevatoriale sardo nei primi mesi del 2019 per il riconoscimento della dignità del proprio lavoro attraverso la giusta valorizzazione del prezzo del latte, per il quale si chiedevano formule innovative per la determinazione della giusta e congrua retribuzione, rimane dimenticata - spiegano i vertici regionali di Cia Sardegna -. Il valore medio di mercato del Pecorino romano a oggi è di circa 8 euro, il corrispettivo riconosciuto ai produttori è ben al di sotto di quanto previsto nella tabella nata dall'emergenza del 2019, tabella che Cia ritiene superata e che, peraltro, non ha mai ritenuto soddisfacente".

Secondo la tabella dell'accordo del 9 marzo 2019, il latte oggi - in prospettiva e a saldo - dovrebbe essere pagato almeno 96 centesimi al litro, visto che il prezzo medio del Pecorino romano è già superiore agli 8 euro al kg.

 
Griglia dell'accordo del 9 marzo 2019
Gliglia dell'accordo del 9 marzo 2019
(Fonte foto: © Coldiretti Sardegna)

"Alle Istituzioni chiediamo per l'ennesima volta che si riprendano i lavori interrotti, convocando i tavoli istituzionali regionale e nazionale per far ripartire il dialogo e la concertazione tra le parti - sollecita Cia Sardegna, secondo la quale - è indispensabile stabilire quali devono essere i criteri di costruzione del prezzo del latte, che devono superare il valore di mercato del Pecorino romano e che devono avere come elemento indiscutibile la qualità del latte (sostanza secca, grassi, cellule somatiche, eccetera), in modo da valorizzare i risultati della corretta pratica del benessere animale da parte degli allevatori sardi".

Per Cia Sardegna nella determinazione del prezzo del latte devono, necessariamente, essere prese come riferimento tutte le tipologie e tutti i sottoprodotti derivanti dalla trasformazione, che fino a oggi restano esclusi. Determinante per affrontare e risolvere i problemi del comparto sono le funzioni dell'Organismo interprofessionale latte ovino sardo e del Consorzio tutela del Pecorino romano.

"Continuiamo a ribadire - sottolineano i dirigenti di Cia Sardegna - la necessità di attivare la piena funzionalità di Oilos, affinché cominci a svolgere le funzioni per il quale è stato pensato e costituito. È necessario che il Consorzio del Pecorino romano, nella sua legittima funzionalità, determini il piano di autoregolamentazione dell'offerta del Pecorino romano di cui ormai non si sente più parlare, con la conseguenza che tutti possono produrre romano senza vincoli e senza regole. Infine - concludono- riproponiamo l'esigenza che sia approvato il regolamento sul monitoraggio delle produzioni, non ancora definito; così come non sono più rinviabili i ragionamenti su innovazione, credito, trasparenza e promozione".
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione