In ogni caso si trattava di concentrazioni minime, appena 0,04 mg per chilo, nulla di cui preoccuparsi.
Lo si apprende dalle segnalazioni del Rsff, acronimo di Rapid alert system for food and feed, eccellente strumento che le autorità sanitarie europee hanno messo a punto per segnalare con prontezza ogni problema che si presenti in campo alimentare e non solo.
L'emergenza
Del Fipronil, lo ricordiamo, si erano occupate le cronache (con l'enfasi ormai consueto quando si parla di allarmismo alimentare) nell'estate del 2017.Come approfondito da AgroNotizie, in alcune partite di uova e derivati prodotti in Belgio erano state trovate presenze di fipronil, un insetticida a largo spettro utilizzato in numerosi ambiti e presente in molti prodotti antiparassitari destinati agli animali da compagnia.
Poi lo stesso principio attivo fu trovato nelle produzioni avicole di mezza Europa, Italia compresa, e si dette incarico a Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, di verificare la reale portata del problema.
Gli accertamenti
Nel periodo fra il primo settembre e il 30 novembre del 2017 Efsa ha raccolto oltre cinquemila campioni di uova e prodotti avicoli per verificare la presenza di fipronil o di altre sostanze non ammesse.I risultati delle analisi, rese note in questi giorni, hanno confermato la presenza di questo disinfestante o di altri prodotti in 742 casi (il 13,6% dei campioni), prevalentemente nelle uova.
Otto i paesi nei quali le analisi hanno messo in evidenza presenze oltre i limiti di legge: Paesi Bassi, Italia, Germania, Polonia, Ungheria, Francia, Slovenia e Grecia. Il numero più alto di campioni positivi è stato riscontrato nei Paesi Bassi, mentre negli altri paesi si è limitato a poche unità.
Le cause?
Intanto dal Rasff si apprende che il 9 gennaio di quest'anno in Belgio è stata riscontrata la presenza di fipronil in uova provenienti dall'Olanda.Il 15 marzo è toccato alla Francia, con uova provenienti dalla Spagna.
Il report di Efsa si conclude suggerendo di continuare a monitorare la presenza del fipronil e di altri acaricidi, ma poco o nulla dice delle origini di queste presenze indesiderate.
Sarebbe interessante conoscere se siamo solo di fronte a comportamenti illeciti o se le cause vanno cercate anche in possibili contaminazioni nella catena alimentare. in questo caso gli avicoltori sarebbero incolpevoli ed essi stessi vittime.