Di uova al Fipronil si è molto parlato e scritto in questi giorni. A volte a sproposito, quasi sempre con toni inutilmente allarmistici. Perché avvelenarsi consumando uova o tagliatelle è cosa praticamente impossibile.
Tali e tante bisognerebbe mangiarne che alle cure dei sanitari dovremmo ricorrere non per il veleno, ma per l’indigestione che arriverebbe ancor prima dell’eventuale effetto tossico.

Ma ormai siamo abituati, quando si parla di alimentazione tutti alzano la voce. Di vero c'è che il Fipronil nelle uova non ci deve essere. Meglio, ci può essere, ma non oltre quota 0,005 milligrammi, una quantità prossima allo zero. Se ce n'è di più, è segno che qualcosa non ha “funzionato”. Già, ma cosa?
 

Italia autosufficiente

Prima si è pensato ad un uso improprio da parte di alcune aziende di Belgio e Olanda, dalle quale la vicenda ha preso il via. E non stupisce che in molti, (compreso chi scrive) si siano detti tranquilli sulla possibilità che uova e ovoprodotti giungessero in Italia. Ne produciamo a sufficienza e semmai li esportiamo, più che acquistarne dall’estero. Infatti se n'è trovato solo in omelette congelate importate da un negozio di alimenti etnici. Chissà che bontà…
Poi gli esami sono continuati e, sorpresa, tracce di Fipronil sono state trovate qua e là, prima nelle Marche, poi in Lombardia, poi ancora in Romagna e partite sospette si hanno anche in altre regioni.
 

Le ipotesi

Che sta succedendo? Che ci siano tanti allevatori pronti a correre forti rischi pur di usare un prodotto vietato, non importa quanto efficace o costoso, lascia perplessi. Tanto più che per la disinfestazione degli allevamenti esistono mezzi efficaci e di lunga esperienza.

Si è aperto così un vasto capitolo di ipotesi, a volte fantasiose, ma comunque verosimili. Una di queste parte dalla possibilità che una azienda produttrice di disinfettanti ad uso zootecnico abbia voluto “potenziare” un suo preparato inserendovi (senza dichiararlo) il Fipronil. Possibile, ma ancora da verificare.

Partendo dalla constatazione che il Fipronil può essere utilizzato nella disinfestazione di alcune produzioni vegetali, si è anche sostenuto che la contaminazione possa aver preso la via del mangime. Ancora una volta siamo nel campo delle ipotesi.
 

Attenti ai consumi

In attesa che le verifiche in atto ci diano conferme o smentite, rimbalzano sui media le notizie di nuovi lotti di uova e pasta (o qualunque altro prodotto contenente uova) sottoposti a sequestro.

Inevitabile che il consumo di uova subisca una flessione, sebbene in misura più limitata di quanto ci si potrebbe attendere. Segno che il consumatore ha acquisito una certa “maturità” nell’accogliere questi eccessi allarmistici. Ma servirà tempo prima di recuperare la quota di consumo che si è persa, anche se modesta.
 

Arriva anche l’influenza

Per i produttori di uova un danno che va ad aggiungersi ai nuovi episodi di influenza aviaria che dal Veneto e dalla Romagna, dove si erano presentati a inizio anno, si sono estesi alla Lombardia.

Dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, centro di referenza per questa patologia, si apprende che a fine luglio l’influenza aviaria aveva coinvolto, come approfondito da AgroNotizie, un allevamento con oltre centomila ovaiole. Questo focolaio è ora estinto, ma altri fronti si sono aperti a Lodi, con la presenza del virus in un allevamento di selvaggina da ripopolamento dove sono presenti oltre 23mila soggetti fra fagiani e pernici.

Altri focolai sono segnalati in questi giorni a Solferino, nel mantovano e nel bresciano. Si tratta di allevamenti di tacchini e il ceppo virale è l’H5N8, fra quelli ad alta patogenicità.
Sono così scattate le misure di polizia veterinaria che impongono misure drastiche, dall’abbattimento degli animali al blocco dei commerci in un ampio perimetro dal focolaio dell’infezione.

Misure necessarie, anzi indispensabili, il cui costo è  solo in parte rimborsato agli allevatori. Che si trovano così a fronteggiare non una ma due emergenze, una sanitaria, contro la quale possono contare su mezzi efficaci e sulla competenza dei nostri servizi veterinari, l’altra mediatica e verso la quale sono del tutto indifesi.
 

La proposta del “Senza”

Torniamo all’emergenza Fipronil con un invito. Non cadiamo nella trappola del “senza”, che affolla le confezioni di molti prodotti alimentari, a iniziare dal “senza olio di palma”, scritto ovunque.
Da Assoavi, organizzazione professionale del settore, arriva la proposta di apporre sulle uova un “senza Fipronil”. Questa sostanza non ci deve essere, altro non serve. O si rischia di aggiungere allarmismo all’allarmismo.