Il 2015 è stato un anno molto complesso e dai molteplici risvolti per il settore dei salumi.
Forte dei segnali di miglioramento evidenziati sul finire del 2014, l'anno si è aperto sotto i migliori auspici. Le condizioni congiunturali favorevoli hanno rafforzato le aspettative, tanto che nei primi sei mesi dell'anno gli indicatori qualitativi hanno mostrato importanti segnali positivi, facendo sperare finalmente in una svolta dei consumi.
Aspettative deluse dalla seconda parte dell'anno, che ha visto un deterioramento dello scenario macroeconomico e ha registrato uno deciso calo in coincidenza con i molti attacchi che hanno subìto le filiere zootecniche.

I consumi interni sono apparsi ancora in difficoltà penalizzati da un lato dalla ripresa ancora lenta, dall'altro dalla diffusione di teorie e filosofie che si prefiggono di imporre modelli alimentari che escludono in maniera ideologica il consumo di carni.
La spinta deflazionistica e le pressanti richieste di merci da destinare alle promozioni da parte della distribuzione hanno comportato un'ulteriore compressione dei margini, e un nuovo sacrificio della redditività.

In un quadro certamente non facile e ricco di incognite, la moderazione dei costi della materia prima, la dinamica favorevole dei costi dell'energia e il positivo andamento degli scambi hanno sicuramente dato un importante contributo all'equilibrio del settore.
Il processo di rinnovamento iniziato dalle imprese durante la crisi, la capacità di reagire velocemente ai mutamenti esterni e di riposizionarsi sul mercato hanno fatto il resto. 

"Il 2015 è stato senza dubbio anche l'anno del grande successo di Expo. L'esposizione universale, in particolare, ha permesso al Paese e all'agroalimentare italiano, e al mondo dei salumi, di godere di una vetrina internazionale e di costruire una rete di relazioni utili alla crescita del nostro export. Grazie al lavoro dei ministeri competenti, Salute, Sviluppo economico, Esteri, delle ambasciate, dei sistemi veterinari regionali, che non posso che ringraziare, abbiamo registrato passi avanti nel superamento delle barriere non tariffarie che limitano il nostro export. Speriamo che il 2016 sia finalmente l'anno in cui vedremo importanti aperture, in particolare in Oriente" ha affermato Nicola Levoni, presidente di Assica - Associazione industriali delle carni e dei salumi.

"Ma il 2015 è stato anche l'anno in cui, a partire da fine ottobre, si è scatenata una crisi mediatica sulle carni e sui salumi" continua Levoni. "Tutto ciò ha gelato la piccola ripresa estiva dei consumi, incidendo anche sui primi mesi del 2016. Stiamo, infatti, affrontando una problematica non circoscritta ma un attacco alla stessa esistenza delle filiere zootecniche nazionali, parte del made in Italy alimentare di cui andiamo fieri".

"Per questo è fondamentale che tutti gli attori (industria della mangimistica, allevatori, industria di trasformazione) lavorino in stretto coordinamento e in continuo dialogo con i ministeri competenti. So che l'espressione ‘fare sistema’ è un po' abusata. Ma oggi è per me evidente che dobbiamo passare da una generica dichiarazione di intenti a progetti concreti che aggreghino le forze di tutti in un grande sforzo di comunicazione a favore della carne e dei salumi, a partire da quanto già fanno l'Istituto valorizzazione salumi italiani e carni sostenibili e al piano di sostegno programmato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e Ismea" ha concluso Nicola Levoni.

Lieve aumento della produzione (+0,9%) e del fatturato (+0,7%)
Nel 2015 la produzione nazionale di salumi, dopo quattro anni di flessioni, è tornata a crescere arrivando a circa 1,176 milioni di tonnellate da 1,165 milioni dei dodici mesi precedenti (+0,9%).

Sulla scia della produzione anche il fatturato ha mostrato un incremento, salendo a 7.875 milioni di euro (+0,7%).

Produzione salumi: il prosciutto cotto sorpassa il crudo
Rispetto alla produzione dei singoli salumi è stato senza dubbio l'anno del prosciutto cotto con 288.800 tonnellate (+2,6%) per un valore di 1.964 milioni di euro (+2,4%). Il prosciutto cotto è divenuto così il principale salume prodotto nel 2015 con riferimento ai volumi.

Un anno positivo anche per i prosciutti crudi stagionati. Dopo due anni particolarmente difficili e penalizzanti per i prodotti a maggiore valore aggiunto, la produzione di prosciutto crudo stagionato è tornata a mostrare un incremento, registrando un +0,6% in quantità per 286.900 tonnellate e un +0,7% in valore per 2.169 milioni di euro.
Su questa dinamica ha inciso da un lato il buon andamento delle esportazioni, dall'altro la necessità di costituire le scorte dopo due anni di forti cali della produzione.
Grazie a questi incrementi prosciutti crudi e cotti, prodotti leader del settore, hanno visto la loro quota complessiva salire al 49% in quantità e al 52,5% in valore.

Trend negativo, invece, per la produzione di mortadella, attestatasi sulle 164.900 tonnellate (-1,5%) per un valore di 660 milioni di euro (-1,6%) e di wurstel scesi a 66.200 tonnellate (-5,5%) per un valore di circa 217 milioni di euro (-11,6%). 

Ancora in crescita, dopo il notevole incremento del 2014, la produzione di speck, salita a 32.300 tonnellate (+2,5%) per un valore di 324,8 milioni di euro (+2%). Bene anche quella di salame che, spinta dall'export, è arrivata a 109.100 tonnellate (+0,9%) per un valore di circa 910 milioni di euro (-0,1%).

Risultato positivo per la produzione di pancetta (+2,5% per 53.900 tonnellate, ma -1,6% in valore per 239,9 milioni di euro) e per la coppa (+1% per 42.200 tonnellate e +0,8% in valore per 325,5 milioni di euro).

La bresaola ha chiuso il 2015 con +3,5% in quantità per 16.100 tonnellate e un +1,1% in valore per 256,8 milioni di euro.

Consumi in lieve flessione (-0,4%)
Nel complesso dell'anno la disponibilità totale per il consumo nazionale di salumi (compresa la bresaola) è stata di 1,065 milioni di tonnellate (-0,4%) contro 1,069 milioni dell'anno precedente.
Il consumo apparente pro-capite si è attestato intorno ai 17,7 chilogrammi, in linea con quello dell'anno precedente. Questo dato sommato alle carni suine fresche diventa di 30,1 chilogrammi (-1,4%).

A fronte di questi dati la struttura dei consumi interni è rimasta invariata e vede al primo posto sempre il prosciutto cotto, con una quota pari al 26,2% del totale dei salumi, seguito dal prosciutto crudo al 22,2%, da mortadella/wurstel, scesi al 19,8%, dal salame in flessione al 7,9% e dalla bresaola stabile sull'1,2%.
Chiudono gli altri salumi saliti al 22,7%.

Export in crescita: +7,1% in valore e +10,7% in quantità
L'export ha mostrato un andamento brillante continuando a trainare il comparto e imprimendo velocità alla produzione, ma il rallentamento del commercio mondiale e in particolare dei Paesi emergenti ha reso il mercato insidioso. In un contesto caratterizzato dall'incertezza, infatti, molti Paesi hanno adottato politiche difensive e protezionistiche volte a favorire le proprie produzioni.

Nel corso del 2015 le spedizioni di salumi italiani hanno raggiunto quota 165.250 tonnellate (+10,7%) per un fatturato di 1,352 miliardi di euro (+7,1%).

Per quanto riguarda i mercati di riferimento, eccellente performance dell'export salumi nell'Ue: +13,2% in quantità per oltre 135mila tonnellate e un +7,3% in valore per oltre 1 miliardo di euro.

All'interno del mercato unico spicca la performance verso la Spagna ma contributi positivi sono arrivati da quasi tutte le principali piazze di riferimento: Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Svezia.

Positivi anche gli scambi con i Paesi terzi che hanno registrato un +0,7% in quantità per 30.250 tonnellate e un +6,8% in valore per 302,1 milioni di euro.
Oltre i confini comunitari il 2015 è stato un altro anno dominato dagli scambi con gli Stati Uniti, primo mercato di riferimento, con 8.750 tonnellate (+18,9%) per oltre 105,8 milioni di euro (+22%).