L’elezione di Bezzi, sposato, tre figli, conduttore di un’importante azienda agricola insieme ai fratelli Maurizio e Patrizio), è avvenuta oggi, nove maggio, all’unanimità nell’ambito del Consiglio di amministrazione dell’Ente di tutela, a poco più di un mese di distanza dalle dimissioni dall’incarico di Giuseppe Alai, presidente per dieci anni del Consorzio.
Alessandro Bezzi, che tra l’altro è vicepresidente nazionale del settore lattiero-caseario di Fedeagri/Confacooperative (realtà cui fanno capo 640 cooperative casearie con oltre 21mila produttori associati e 4,5 miliardi di fatturato), continuerà ad essere affiancato alla vicepresidenza da Adolfo Filippini (vicario, modenese), Piero Maria Gattoni (mantovano) e Monica Venturini (parmense).
Già componente il Consiglio di amministrazione ed il Comitato esecutivo del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Bezzi guiderà l’Ente di tutela sino al rinnovo del Consiglio, previsto nella primavera 2017 da parte dell’Assemblea dei consorziati che lo scorso sei aprile 2016 ha, tra l’altro, approvato il nuovo “Piano di regolazione dell’offerta” per il triennio 2017-2019.
“Sarà questo - sottolinea il neo eletto - il nostro primo punto di riferimento per mantenere un indispensabile equilibrio tra un’ordinata gestione dei flussi produttivi e la domanda interna ed internazionale perché è principalmente a questo che si lega la possibilità della valorizzazione di un’eccellenza che si traduca in reddito reale per i produttori che solo dopo diciotto mesi di crisi hanno visto un apprezzabile rialzo delle quotazioni”.
"Contestualmente - prosegue il neo presidente del Consorzio - rafforzeremo ulteriormente quelle azioni sui quei mercati esteri che nel 2013 hanno registrato una crescita complessiva eccezionale, pari al 13,2% (+34% negli Stati Uniti), anche in virtù di elementi straordinari sui quali occorre puntare ad innestare azioni che stabilmente garantiscano comunque un'espansione".
"Insieme a questi elementi - conclude Bezzi - i nostri obiettivi primari restano la qualità assoluta del prodotto, la sua tracciabilità, le azioni di vigilanza dagli allevamenti ai punti vendita, unitamente allo sviluppo di quel 'Progetto qualità' che riguarda le aree di montagna ed è finalizzato alla migliore valorizzazione di una produzione rispetto alla quale non esistono sostanziali alternative in zone che scontano anche più alti costi produttivi".