Bella idea questa del Parmigiano Reggiano di entrare nelle scuole con un programma di educazione alimentare. Lo ha messo a punto il Consorzio di tutela del “re” dei formaggi che ha inserito già da un anno il progetto fra le sue attività ed ora sta invitando alunni e insegnanti nei caseifici per visite guidate e lezioni sull'analisi sensoriale. Il progetto è stato battezzato con l'emblematico nome di “sono come mangio” e il suo obiettivo è coinvolgere oltre mille insegnanti e più di 25mila studenti. Un'idea vincente, visto che non sempre fra i giovani, reduci da diete a base di snack e merendine, si ha una precisa coscienza del valore dell'alimentazione. Tanto più se si parla di formaggi e del Parmigiano Reggiano in particolare. Se anche fra i consumatori adulti si fa confusione fra Dop e Igp (a volte nemmeno se ne conosce il significato), figuriamoci quale sia la conoscenza della unicità dei modi di “fabbricazione” del Parmigiano Reggiano, i cui ingredienti si fermano a latte (purché locale), caglio, sale e tempo.

Sono come mangio”
Sono come mangio - sottolinea il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai - si pone due grandi obiettivi: da una parte, infatti, vuole accompagnare i ragazzi verso la consapevolezza dell’infinita ricchezza alimentare del nostro Paese e, dall'altra, offre agli insegnanti nuovi strumenti e metodologie sul versante della cultura alimentare”.

E se fosse un esempio?
Bene allora spiegarlo nelle scuole, ma già che ci siamo, perché fermarsi a questo pur straordinario formaggio? Meglio sarebbe allargarsi ad un ventaglio delle eccellenze dell'agroalimentare italiano. Un'alleanza fra consorzi Dop, dal prosciutto alle carni, dai vini alla frutta, potrebbe mettere insieme un programma di educazione alimentare che ci invidierebbero in tutta Europa. Tanto più se “calibrato” scuola per scuola in base alle eccellenze alimentari che i singoli territori sono in grado di esprimere.

Alleanze difficili
Facile a dirsi. Ma bisogna trovare le scuole disponibili ad accogliere il progetto. Difficile ma non impossibile. Poi bisogna mettere d'accordo i Consorzi di tutela e le tante, forse troppe,  rappresentanze di settore  a lavorare insieme ad un progetto comune, mettendo da parte gelosie e campanilismi. E questa è la parte più difficile...