Secondo il Crefis, il Centro di ricerca delle filiere suinicole, che ha fornito in anteprima ad AgroNotizie questa interessante analisi, rispetto alle esportazioni totali dell’Ue-28, l’Italia ha rappresentato una piccola quota sia in valore (2%) che in quantità (1%).
Eppure la performance dell’Italia, fra il 2088 e il 2013, è stata migliore rispetto a quelle dell’Unione europea sul fronte delle quantità; in linea col trend rialzista comunitario, invece, l’export a valore.
La differenza più evidente è legata al fatto che l’Italia normalmente riesce ad ottenere un valore medio unitario più elevato per le proprie esportazioni di suini, carni suine e salumi rispetto a quello medio dell’Ue: 5,48 euro/chilo nel 2013 per l’Italia, 2,75 euro/chilo per l’Unione europea.
Inoltre, scrive il Crefis diretto dal prof. Gabriele Canali, il prezzo italiano è stato superiore a quello europeo in tutto il periodo 2008-2013, ma seguendo un percorso meno regolare e più altalenante, con un picco di oltre 6 euro/chilo nel 2009 e il crollo a 3,20 euro/chilo nel 2011.
carni suine e salumi dell’Unione Europea (28 paesi) e dell’Italia verso la Russia
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Istat e Eurostat
Nel 2013 il made in Italy cresce in Russia
Le esportazioni italiane verso la Federazione Russa sono aumentate sia a valore (+28,7% sul 2012) che in volume (+4,6% in volume). Il valore medio unitario è cresciuto del 23 per cento.
I prodotti maggiormente esportati dall’Italia, nel 2013, verso la Russia sono stati le salsicce e i salami stagionati (7 milioni di euro circa), i prosciutti crudi disossati (5,2 milioni di euro), le preparazioni e conserve di carne e/o frattaglie (3,1 milioni di euro), le carni suine disossate congelate (2,2 milioni di euro) e i prosciutti cotti (1,4 milioni di euro).
In quantità il prodotto che ha invece ottenuto il risultato più alto sono state le carni suine disossate congelate (1.208 tonnellate).
Tabella 1: Esportazioni italiane di suini, carni suine e salumi verso la Russia
Valore esportato (000 euro) | Quantità esportate (t.) | VMU (euro/kg) | Var. annuale (%) | ||||
Valore | Quantità | VMU | |||||
2011 | 13.026 | 4.029 | 3,23 | - | - | - | |
2012 | 17.166 | 3.853 | 4,45 | 31,8 | -4,4 | 37,8 | |
2013* | 22.093 | 4.031 | 5,48 | 28,7 | 4,6 | 23,0 |
* Dati provvisori
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Istat
Ad eccezione proprio delle carni disossate congelate, i prodotti delle filiere suinicole più esportati dall’Italia hanno registrato valori medi unitari molto elevati: 19,77 euro/chilo per le preparazioni e conserve di carne e/o frattaglie, oltre i 10 euro/chilo per le salsicce, i salami stagionati e i prosciutti crudi disossati.
e salumi verso la Russia (valori in miglia di euro, quantità in tonnellate)
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Istat e Eurostat
carni suine e salumi verso la Russia (dati in euro/chilo)
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Istat e Eurostat
Nel caso delle sole esportazioni italiane di carni suine lavorate e salumi verso la Russia, queste hanno rappresentato la quota preponderante delle spedizioni di prodotti a base suina verso Mosca. Parliamo di valori vicini ai 18 milioni di euro, contro i 124,5 milioni di euro dell’Ue (dati 2013).
In quantità, l’export è stato rispettivamente di 1.693 e 31.278 tonnellate.
Se il dato italiano risulta nettamente inferiore a quello europeo, la situazione risulta nuovamente invertita se si considera il valore medio unitario delle esportazioni, pari ad appena 3,98 euro/chilo per la media Ue e a 10,63 euro/chilo per l’Italia. Più del doppio. Con la curva dei valori medi aumentata linearmente nel periodo 2008-2013.
e salumi verso la Russia (valori in migliaia di euro, quantità in tonnellate)
Fonte: elaborazioni Crefis su dati Istat
Tuttavia, se il mercato russo rappresenta un’opportunità per il sistema suinicolo italiano, pesa molto l’incertezza sull’accesso al mercato. Conseguenza delle misure più o meno protezionistiche, emanate senza preavviso e senza un parere scientifico certo o anche una valida giustificazione.
Nell’ultimo anno le frontiere della Russia si sono chiuse per diversi Paesi, che hanno dovuto sospendere le esportazioni, con conseguenze non irrilevanti sul piano economico.
Lo scorso febbraio Mosca ha deciso di sospendere le importazioni di carni suine da tutta l’Unione europea, dopo la scoperta della presenza della peste suina africana in Lituania e in Polonia; malattia che peraltro è ben presente in Russia, con casi anche al confine con l’Ue e vicino all’Ucraina.
A oggi la Russia non apre all’ipotesi di una regionalizzazione del virus, respingendo la proposta di Bruxelles, che permetterebbe l’export dai Paesi indenni dalla peste suina africana.
Tabella 2: misure attuate dalla Russia da marzo 2013
Paese coinvolto | Periodo | Tipo misura |
Spagna e Paesi Bassi | Marzo 2013 | Sospensione importazioni carni congelate |
Messico e Canada | Aprile 2013 | Sospensione importazioni di carni suine per la presenza di Ractopamina |
Grecia | Luglio 2013 | Sospensione importazioni di carni a causa di violazioni negli standard per l’export |
Bielorussia | Agosto 2013 | Sospensione importazioni di suini e carni suine |
Lituania | Agosto 2013 | Ripresa importazioni di suini da riproduzione |
Brasile | Ottobre 2013 | Ulteriore sospensione delle importazioni da nuovi fornitori di carni |
Germania | Novembre 2013 | Ripresa importazioni di suini da riproduzione (sospese ad aprile 2012) |
UE | Febbraio 2014 | Sospensione importazioni di carni suine |