I produttori di pere, soprattutto di Abate Fétel, si trovano ad affrontare diverse problematiche, fra cui la moria dell'apparato radicale e la scarsa produttività che stanno costringendo i frutticoltori ad abbandonare questa coltura.

 

"Si stima che nell'arco di 2-3 anni gli impianti di pera Abate Fétel innestata su cotogno si azzereranno in tutta la Pianura Padana e non solo in Emilia Romagna" afferma così Gianluca Pasi, tecnico agronomo dell'Azienda Geoplant Vivai situata in provincia di Ravenna.

 

L'azienda ravennate, che si occupa di miglioramento genetico e di selezione varietale, quindi sta valutando e proponendo ai frutticoltori l'utilizzo di portinnesti alternativi al tradizionale cotogno (Cydonia oblonga) per ottenere impianti di pero (Pyrus communis) più performanti e resilienti agli stress.

 

Abate Fétel e cotogno, un'accoppiata problematica

La maggior parte degli impianti di Abate Fétel sono costituiti utilizzando come portinnesto (o ipobionte) il cotogno. In particolare, il tipo di pero cotogno più diffuso in Italia come portinnesto e che probabilmente ha dato i risultati migliori in passato è il BA/29.

 

Questa cultivar, infatti, viene venduta sul mercato già innestata su cotogno e non come "piede franco", ovvero in cui non viene applicata la tecnica dell'innesto e il fusto e la radice fanno parte di un'unica pianta, senza l'unione perciò di due bionti diversi.

 

Negli ultimi dieci anni però Abate Fétel ha iniziato a soffrire di moria dell'apparato radicale, una fisiopatia che porta al collasso delle radici nell'arco di poche settimane: "Questi collassi radicali all'inizio erano marginali, quindi si riscontravano solo in una piccola percentuale di piante. Nel tempo la situazione è drasticamente peggiorata, adesso ci troviamo fino a un 20% di fruttifere che muoiono ogni anno" spiega Pasi.

 

Inoltre, la cultivar è soggetta ad una scarsa produttività per ettaro, causata da diversi fattori endogeni ed esogeni singoli e/o connessi fra loro non ancora ben chiari.

 

Secondo Pasi una soluzione che potrebbe aiutare i produttori è l'utilizzo di portainnesti alternativi al tradizionale cotogno, ovvero l'utilizzo di portinnesti clonali. Difatti fino agli anni '70 il pero non si innestava sul cotogno, ma si utilizzavano dei portinnesti moltiplicati da seme (franchi da seme) che rendevano le frutticole più vigorose e resistenti rispetto a quelle attuali.

 

Oggi l'evoluzione dei franchi da seme sono i portinnesti clonali che sono moltiplicati per via vegetativa da meristema e sono tendenzialmente meno vigorosi rispetto a quelli propagati per seme.

 

"Un Abate Fétel innestata su Conference autoradicato, che è uno dei franchi clonali più interessanti, ha un'adattabilità molto superiore a qualsiasi cotogno. Con una corretta gestione della pianta il frutticoltore riesce già al terzo anno ad avere un impianto produttivo nonostante la maggiore vigoria. Il tempo di entrata in produzione comunque non si discosta molto da quello di un tradizionale innesto su cotogno" continua Pasi.

 

Portinnesti franchi clonali, ritorno al passato ma con una marcia in più

Geoplant Vivai, quindi, sta proponendo ai frutticoltori di utilizzare Abate Fétel su Conference autoradicato, al posto del tradizionale innesto su cotogno.

 

Per Conference autoradicato si intende la varietà frutticola moltiplicata per via vegetativa, o proveniente da coltura in vitro, che cresce sul proprio apparato radicale con il vigore tipico della specie.

 

L'innesto fra Abate Fétel e Conference autoradicato permette di ottenere pere esteticamente idonee per il mercato

L'innesto fra Abate Fétel e Conference autoradicato permette di ottenere pere esteticamente idonee per il mercato

(Fonte: Geoplant Vivai)

 

L'uso di Conference (che non è nuova sul mercato) come ipobionte e le giuste tecniche di coltivazione rendono il pereto più longevo per via della maggiore affinità fra il nesto e il portinnesto, e anche più produttivo, quindi più remunerativo per il frutticoltore.

 

Oltre al Conference autoradicato esistono anche altri portinnesti alternativi clonali che possono essere usati nel pero come quelli della serie Farold® presenti sul mercato già da parecchi anni.

 

Di questa serie quelli maggiormente coltivati sono il Farold® 40 e il Farold® 87: "Come Azienda vivaistica proponiamo i portinnesti Farold®40 e Farold®87 per cultivar come William e Carmen. Riproveremo ad usare il Farold®87 anche su Abate, in quanto non abbiamo ancora dati sull'effettiva produttività di questo innesto".

 

Farold® e Conference, conoscere le differenze aiuta la coltivazione

Il Conference autoradicato, rispetto alla serie Farold®, apporta una maggiore vigoria che da un lato può influire negativamente sull'equilibrio vegeto produttivo dell'impianto ma dall'altro produce pere di un'elevata qualità merceologica.

 

Infatti, l'innesto con Conference produce la tipica pera che piace al consumatore: tonda nella parte inferiore e allungata nella parte superiore verso il picciolo, poco rugginosa. L'innesto con Farold®40 invece per esempio produce una pera più tozza e corta, e con maggiore rugginosità. Esteticamente, quindi, un frutto che non rispecchia i canoni estetici richiesti dal mercato.

 

Per entrambi i portinnesti la qualità organolettica del frutto rimane invariata.

 

L'utilizzo di Conference autoradicato come portinnesto rende l'impianto più longevo e resiliente grazie all'elevata affinità di innesto fra i due bionti

L'utilizzo di Conference autoradicato come portinnesto rende l'impianto più longevo e resiliente grazie all'elevata affinità di innesto fra i due bionti

(Fonte: Geoplant Vivai)

 

Inoltre, le diverse prove in campo hanno sottolineato una produttività per ettaro maggiore quando si utilizza Conference autoradicato piuttosto che il classico cotogno.

 

"Alcuni tecnici, sia romagnoli che emiliani, hanno ricominciato a testare il Conference autoradicato creando degli impianti pilota per svolgere delle prove, per esempio per applicare potature diverse, e capire come gestire l'elevata vigoria data dal portinnesto. - conclude Pasi - Una volta capito come gestire al meglio la pianta come Azienda vivaistica abbiamo avuto la possibilità di proporre del materiale vegetale sicuro e produttivo, e quindi remunerativo per il frutticoltore".