In Puglia si produce il 40% delle ciliegie italiane, in un quadro di frammentazione dell’offerta che vede la totale assenza delle Op. Eppure in Puglia si producono in media 467 quintali all’anno di ciliegie su una superficie di quasi 17.000 ettari, dei quali 16.350 localizzati nella sola provincia di Bari. Il Sud Est barese copre il 97,7% della superficie investita ed il 96,6% dei quantitativi prodotti rispetto al totale regionale.
Tra produttori di ciliegie e aziende esportatrici di ciliegie si confrontano due scuole di pensiero. Gli agricoltori dopo un’annata di lavoro mal sopportano che il prodotto sia venduto anche a 40 centesimi al chilo. Un prezzo insostenibile per sopportare i costi fissi, la manodopera e le tasse. I buyer e gli esportatori replicano: quest’anno a causa dei rigori invernali c’è sovrapproduzione e la ciliegia ha avuto difficoltà di maturazione e sviluppo. Quindi, la qualità ne risente, il che, in un quadro di sovrapproduzione mondiale, fa calare i prezzi sulla piazza di Bari notevolmente.
I produttori ribattono che le aziende esportatrici accumulerebbero enormi quantità di prodotto per far sì che l’offerta si concentri in pochi giorni facendo calare il prezzo di vendita all'ingrosso, tale da giustificare successivamente prezzi di acquisto all'origine via via sempre più bassi. Tutto quanto accade in questi giorni si inserisce nel contesto della produzione mondiale di ciliegie, con enormi quantità di prodotto in arrivo da Turchia, Spagna e Grecia a prezzi e qualità competitivi.
L’epicentro della protesta è il triangolo Sammichele, Turi e Conversano. Tuttavia, l’intero Sud Est barese, da Gioia ed Acquaviva sino a Polignano è in subbuglio.
Da più parti si avanza una proposta: far nascere al più presto una Op specializzata in ciliegie pugliesi. E una legge regionale a tutela dei produttori.