Voluta dall'intero comparto, la legge 150 del 2013 pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre scorso e in vigore dal giorno successivo alla pubblicazione, dà una boccata d'ossigeno lunga un anno che sposta al primo gennaio 2015 l'entrata in vigore del procedimento di revisione per i mezzi agricoli.
Esattamente il tempo trascorso da quando, lo scorso gennaio, ci siamo trovati ad analizzare le problematiche aperte e, oggi possiamo dire mai richiuse, dal Decreto sviluppo o legge 221 del 2012 che, modificando e integrando l'articolo 111 del codice stradale, ha reso obbligatoria anche per il nostro Paese la revisione delle macchine agricole soggette ad immatricolazione in base allo stato di vetustà, con precedenza per quelle immatricolate prima dell'1 gennaio 2009.
L'attuazione della norma per la formazione professionale per l'abilitazione alla guida delle macchine agricole, definita nell'articolo 73 del decreto 81 del 2008, le cui modalità attuative sono state emanate lo scorso 12 marzo 2013, è stata prorogata per effetto del decreto legge 69 del 21 giugno 2013 al 22 marzo 2015.
La legge 150, oltre a posticipare l'attuatività della revisione, sposta al 30 giugno 2014 la dead line entro la quale il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti - di concerto con quello delle Politiche agricole e forestali - dovrà definire il decreto attuativo contenente le procedure, i tempi e le modalità delle revisioni nonché i criteri per l'accertamento dei requisiti minimi di idoneità per le macchine agricole in circolazione.
"A parte la proroga, non ci sono per il momento altre novità - dice ad AgroNotizie Sandro Liberatori direttore generale di Enama, l'Ente nazionale per la meccanizzazione agricola -. Abbiamo incontri quasi settimanali per individuare soluzioni per quanti la revisione la chiedono a gran voce ma anche per chi, attivo sul territorio, viene messo di fronte ad un impegno economico importante per l'adeguamento dei mezzi di lavoro".
La questione chiave rimane la definizione di incentivi utili a sostenere economicamente gli attori della filiera agricola e i contoterzisti, ovvero i fondi del Piano di sviluppo rurale e i fondi Inail ma anche le agevolazioni fiscali. Ma anche l'età media del parco macchine nazionale molto elevata e la difficile contingenza economica in cui versa il nostro paese.
A complicare ulteriormente il quadro, il meccanismo europeo di erogazione in regime de minimis cui sono soggetti i fondi d'incentivo Inail alle imprese di cui all'articolo 11 del decreto 81 del 2008. Qui viene chiarito come le pubbliche autorità possano erogare ad un'azienda agricola, senza obbligo di notifica, aiuti per un importo totale massimo di 7.500 euro nell'arco di tre esercizi finanziari, rendendoli quindi difficilmente applicabili al rinnovamento del parco macchine.
"Fondamentali - aggiunge Liberatori - la chiarezza e la definizione di aiuti economici e incentivi che siano tarati sulle reali necessità del territorio e non distribuiti a pioggia. Non sappiamo dire oggi - conclude - se un anno sarà sufficiente a creare un quadro completo ed efficiente; ciò che è certo è che stiamo lavorando perché si arrivi ad una soluzione che soddisfi tutte le parti".
Questioni ancora aperte rimangono anche la definizione chiara delle prescrizioni tecniche richieste alle macchine oggetto di revisione, quella dei requisiti necessri per i centri autorizzati al procedimento di revisione ma anche la periodicità dello stesso.