Con 95mila presenze e dopo quattro giorni pieni di appuntamenti, convegni, meeting e degustazioni, lo scorso 8 maggio si è chiusa l'edizione 2025 di Tuttofood a Rho Milano Fiera, la prima organizzata da Fiere di Parma con il supporto di Fiere Colonia.

 

3mila top buyer internazionali del cibo facenti parte del Buyers Program Fiere di Parma in collaborazione con Ice, a cui si sono aggiunti circa 7mila rappresentanti di catene distributive e della ristorazione organizzata straniere giunti autonomamente in fiera, che consentono di stimare nel 25% del totale gli ingressi di operatori dall'estero.

 

"Questo straordinario risultato di re-booking ci dà la misura concreta della soddisfazione registrata dagli espositori che non ci stupisce per Cibus, ormai entrata nella business routine degli operatori del food italiani", commenta Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma. "Abituati al quartiere di Parma ora abbiamo preso confidenza con le dimensioni di quello milanese e stiamo già lavorando al lay-out 2026 per renderlo ancora più leggibile ed efficace".

 

Tuttofood 2025, cosa c'è dietro il successo dell'evento dedicato all'agroalimentare

"Tuttofood 2025 metterà in mostra molto più che migliaia di prodotti tutti di grande interesse per la cultura alimentare e la business community: sarà la dimostrazione di un 'successo di sistema' che raccoglie, anche sul piano etico, l'eredità di Expo 2015. Come avvenne per Expo dieci anni fa, da Milano, l'Italia e il mondo presentano un nuovo modo di immaginare e raccontare il food&beverage, con le sue imprese e i suoi territori, nonché le sue tantissime buone pratiche". Così Antonio Cellie nel giorno dell'inaugurazione dell'evento lo scorso 5 maggio.

 

Ma le conferme di questo percorso sistemico si trovano anche nella capacità di aggregare in fiera in modo del tutto innovativo tutte le aree del mondo food, fino al beverage nella sua forma più contemporanea di arte della mixology e dei nuovi riti dell'ospitalità, giovane e multiculturale.

 

Che questa edizione di Tuttofood sarebbe stata un successo si era infatti già capito dall'inaugurazione, dove era presente anche il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. "Il settore agroalimentare del nostro Paese - ha affermato - è un sistema solido, che registra un export in crescita, che si rivolge sia ai mercati tradizionali, dove l'Italia è un player consolidato, che ai nuovi mercati dove le aziende italiane si stanno affacciando, sostenute dal lavoro del Governo. Tuttofood 2025 dimostra come la vocazione internazionale della nostra filiera e l'unione di due sistemi fieristici importanti come quello di Parma e quello di Milano consentirà alle eccellenze famose nel mondo di approcciare nel modo migliore i numerosi buyer presenti. Un sistema fieristico che ragiona in termini di sistema diventa protagonista ed è evidente che Tuttofood è un momento in cui trovano casa le nostre trasformazioni, le nostre produzioni e le nostre filiere: le istituzioni hanno sempre più il dovere di accompagnare i nostri imprenditori nella capacità di consolidare i loro mercati e di aprirsi a nuovi".

 

Agroalimentare, assaggiando l'innovazione

Tra zafferano spray, maionese senza uova, gelato monoporzione cacao-menta-tartufo, bottiglie numerate dell'olio extra vergine pugliese in edizione limitata per il Giubileo, sfera trasparente ripiena di funghi porcini secchi che si presta a diventare una simpatica idea regalo Natale o a decorare l'albero in modo gourmet e la birra dall'etichetta luminosa che accende la bottiglia al buio, sono state tante le novità presentate in fiera.

 

Anche noi, girando in lungo e in largo i padiglioni della fiera, siamo andati alla ricerca di qualche idea innovativa. Tra le tante abbiamo trovato la maionese rosa (sì, avete letto bene!), dove il colore rosa è dato dalla patata viola, l'aceto balsamico solido che si può grattugiare che, come ci hanno rivelato, è il risultato di un errore (grazie a questo punto a chi ha sbagliato perché l'abbiamo assaggiato con il formaggio ed è buonissimo), un'alternativa allo yogurt fatta col 100% di albume italiano, una crema di olio e aceto spalmabile che sembra marmellata e infine un superfood: cracker realizzati con un 20% di alga bruna Kelp.

 

Guarda il reel per scoprire gli altri cibi curiosi che abbiamo trovato (e assaggiato) in fiera.

 

Tra le tante novità presentate in fiera alcune hanno ottenuto dei riconoscimenti per aver meglio interpretato le nuove tendenze del food. Nello specifico sono state quattro le categorie a cui hanno fatto riferimento i trenta premiati alla Better Future Arena, l'area speciale dedicata a offrire una panoramica del futuro del cibo: Away from Home (fuoricasa), Innovazione di prodotto, Etica e sostenibilità, Innovazione di packaging.

 

Promossi da Gdoweek e Mark Up, i premi "hanno celebrato le eccellenze presenti. Un riconoscimento a chi innova davvero, tra prodotto, packaging e sostenibilità, e un'occasione per scoprire le tendenze più promettenti del settore", ha commentato Antonio Cellie.

 

Pane, olio extravergine di oliva e pomodoro: la merenda made in Italy

Tanta innovazione, ma anche tanta tradizione: a Tuttofood 2025 non poteva infatti mancare la merenda simbolo della dieta mediterranea, ovvero pane fresco artigianale, olio extravergine di oliva e conserve di pomodoro.

 

Gusto, salute, crescita economica, sostenibilità: pane, olio e pomodoro è infatti la sintesi perfetta del settore agroalimentare e del saper fare italiano, capace di dare il meglio di sé anche in periodi complessi come quello attuale. È questo il messaggio che Anicav, l'Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, e Assitol, l'Associazione Italiana dell'Industria Olearia, hanno lanciato in fiera.

 

Per il direttore generale di Anicav Giovanni De Angelis, "il pomodoro mantiene un ruolo di centralità nella nostra cultura culinaria. Nel 2024 le esportazioni di tutti i derivati del pomodoro hanno registrato una buona crescita sia in volumi che in valore, con aumenti rispettivamente del 6,5% e del 3,8% rispetto all'anno precedente, raggiungendo 3 miliardi di euro di valore sugli oltre 5 miliardi di euro del fatturato del comparto".

 

"Per quanto riguarda le destinazioni - continua De Angelis - il territorio europeo resta il nostro principale riferimento, rappresentando oltre il 60% del valore delle esportazioni. In testa Germania, Regno Unito e Francia. Gli Stati Uniti, al centro della discussione degli ultimi mesi per le politiche economiche dell'amministrazione Trump, rappresentano il primo mercato per l'export extraeuropeo con una quota del 15%. Per noi si tratta di un target strategico e lo spettro dei dazi, che porterebbero il prelievo doganale complessivo fino al 32,5%, rischia di compromettere questa posizione e di incoraggiare fenomeni di italian sounding. L'auspicio è che l'Unione Europea, con una trattativa prudente ma ferma, possa trovare gli accordi giusti per salvaguardare le imprese esportatrici".

 

Il mix composto da pane fresco artigianale, olio extravergine d'oliva e conserve di pomodoro è amato dai consumatori di tutte le età, anche grazie alle tante varianti regionali create nel tempo. Tuttavia, crisi climatica, tensioni internazionali e, da ultimo, il rischio dazi, pesano fortemente sui comparti legati ai tre componenti di questa pietanza. Lo sanno bene gli imprenditori del Gruppo Olio di Oliva di Assitol che, nelle ultime due campagne, sono stati costretti ad affrontare il problema della siccità in tutto il Mediterraneo e, al tempo stesso, le incertezze della geopolitica.

 

"Gli ultimi due anni hanno confermato che il nostro comparto sa resistere alle difficoltà" ha ricordato Anna Cane, presidente degli imprenditori dell'olio di oliva. "Il calo dei consumi dell'extravergine, legato all'aumento dei prezzi, è stato abbastanza ridotto".

 

Nonostante tutto, il comparto occupa, tra dipendenti diretti e indotto, 15mila persone, per un fatturato di circa 4 miliardi e una produzione industriale pari a 1 milione di tonnellate, ripartite tra mercato italiano ed esportazioni. A rendere fondamentale il comparto per il nostro Pil è la sua propensione all'export: l'Europa resta il primo sbocco del nostro olio d'oliva con il 75% degli scambi all'estero, seguito dal Nord America e poi dall'Asia orientale e centrale. L'Ue rappresenta inoltre il 50% dei consumi di olio, ma i maggiori acquirenti del nostro olio d'oliva sono gli Stati Uniti, che promettono di diventare il primo consumatore al mondo entro il 2030.

 

Anche il pane fresco artigianale, nonostante l'inflazione, regge il calo dei consumi. Anzi, è ancora il preferito dai consumatori, come ha spiegato Alberto Molinari, presidente di Aibi, che in Assitol rappresenta gli ingredienti della panificazione, della pizzeria e pasticceria. "Il pane, oggi, conta su tante tipologie e su una selezione di materie prime molto ampia, all'insegna della qualità e dell'apporto salutistico. Il pane, insomma, deve essere buono, salutare e sostenibile".

 

Secondo le rilevazioni di Aibi-Assitol, nel 2024 sono state prodotte nel complesso 2 milioni di tonnellate di pane e prodotti da forno. Il mercato italiano di ingredienti per pane, pizza e pasticceria ha raggiunto le 250mila tonnellate e l'export di ingredienti ha superato le 70mila tonnellate.

 

Ricerca, competitività e sostenibilità

Promuovere la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, unendo domanda e offerta di innovazione nel settore. In estrema sintesi è questo l'obiettivo della Rete per la Ricerca, l'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (Reritt) costituita grazie a un accordo sottoscritto dal Cluster Agrifood Nazionale (Clan) con i protagonisti delle iniziative agrifood nazionali nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (le fondazioni del Centro Nazionale Agritech e del partenariato esteso OnFoods, le infrastrutture di ricerca Metrofood-It e Mirri-It) ed euromediterranee con il Segretariato Italiano Prima.

 

Presentato il primo giorno di fiera in occasione di un incontro coordinato e moderato da Cristiano Spadoni, giornalista e comunicatore dell'innovazione nell'agrifood presso Image Line® e accademico corrispondente dell'Accademia dei Georgofili, l'accordo è teso a promuovere un approccio integrato ricerca-impresa che prenda in considerazione diversi aspetti. Tra i principali, l'uso delle risorse, l'intensificazione produttiva ecosostenibile, lo sviluppo di processi e prodotti innovativi, le attività di formazione e trasferimento tecnologico per favorire lo scambio di conoscenze tra i diversi attori della filiera.

 

La finalità comune è quella di offrire alla popolazione alimenti sicuri, di qualità e in quantità sufficiente, incrementando al contempo la competitività delle imprese nel rispetto dell'ambiente, delle comunità territoriali e della crescita sociale.

 

Per Paolo Mascarino, presidente del Cluster Agrifood Nazionale e di Federalimentare, "l'alleanza scientifica sorge per affrontare le grandi sfide che il sistema alimentare ci pone: la competitività delle nostre imprese, la sostenibilità ambientale, la sicurezza e qualità dei prodotti, l'impatto del cibo sulla salute pubblica, la tracciabilità, l'equità nell'accesso al cibo e l'innovazione responsabile. Questa iniziativa intende mettere in comune competenze, risorse e visioni complementari per affrontare, in modo integrato, le grandi questioni alimentari del nostro tempo. Le piattaforme coinvolte - ciascuna con una specifica identità e un patrimonio di conoscenze consolidate - rappresentano l'eccellenza italiana nel settore dell'innovazione agroalimentare".

 

Il biologico italiano protagonista

Passione, idee, strategie di vendita, prodotti speciali o classici della tradizione, tutto ruota attorno a un unico denominatore comune: la sicurezza e il rigore delle certificazioni. Il "made in Italy" è apprezzato soprattutto perché la produzione biologica italiana rappresenta un'eccellenza. Un modello sostenibile che valorizza biodiversità, qualità e legame con il territorio.

 

Oggi oltre il 20% della superficie agricola italiana è coltivata a biologico e l'Italia è leader in Europa per numero di produttori e trasformatori. Sono stati proprio questa consapevolezza e questo modello i temi al centro di un convegno organizzato da AssoBio e il 7 maggio scorso.

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Tanti i temi chiave affrontanti nel corso dell'incontro, come le esigenze della grande distribuzione internazionale, le strategie per un efficace equilibrio tra produzione e distribuzione, le scelte dei consumatori e le azioni messe in campo dalle imprese italiane per affermarsi nei mercati esteri. È emerso con chiarezza il motivo dell'apprezzamento per il biologico made in Italy e le sue prospettive di sviluppo, anche in nuove aree geografiche emergenti.

 

Il convegno ha dato spazio anche ai dati della ricerca SWG per AssoBio sul consumo dei prodotti biologici in Europa segmentato in tre macroaree geografiche: Europa orientale, Nord Europa e Sud Europa. In particolare, la fotografia sulle scelte d'acquisto e la percezione dei consumatori in Italia, Germania, Francia e Spagna, ha fornito spunti utili ad analizzare uno dei temi chiave sul bio italiano: un consumo interno che deve ancora crescere.

 

Per il 22% dei cittadini europei, la scelta di un prodotto da acquistare si basa principalmente sul giusto rapporto qualità-prezzo, mentre per il 16% conta soprattutto la bontà. Il 13% si lascia guidare dall'aspetto esteriore del prodotto e il 6% sceglie in base alla sua provenienza da una filiera sostenibile o al fatto che sia biologico.

 

Per quanto riguarda i canali di acquisto, emerge una netta preferenza per il supermercato quando si tratta di prodotti a lunga conservazione. Al contrario, per i prodotti freschi i consumatori tendono a privilegiare canali più "territoriali", come negozi di quartiere, mercati e produttori diretti. Questo comportamento suggerisce che, quanto più un prodotto è fresco, tanto più aumenta la propensione ad acquistarlo da realtà locali, segno di un interesse crescente verso il consumo di prodotti a chilometro zero e verso scelte d'acquisto più consapevoli e sostenibili.

 

Di particolare rilevanza è la visione dei prodotti biologici da parte degli intervistati dalla quale emerge la necessità di una maggiore informazione e chiarezza sul tema: per il 76% di loro tutti i produttori dovrebbero usare metodi di produzione sostenibile, il 75% dichiara di avere difficoltà nel capire se un prodotto sia effettivamente biologico, mentre il 61% vorrebbe acquistare biologico ma lo considera un prodotto costoso. In questo quadro, il 49% della popolazione europea non si fida delle certificazioni bio, mentre il 41% le considera solo una moda del settore agrifood. C'è, tuttavia, apertura verso il mondo biologico, dato che il 56% riconosce la differenza tra prodotti bio e non bio e che il 58% dichiara che, se potesse, acquisterebbe esclusivamente prodotti bio.

 

Agroalimentare, già si pensa alle prossime edizioni

Spente le luci su questa edizione, ora già si pensa al 2026: circa il 70% delle aziende che erano presenti ha già segnato l'appuntamento con Tuttofood 2026, che si terrà dall'11 al 14 maggio prossimi, spingendosi poi fino a Cibus a Parma il 4 -7 maggio 2027.