È stato un altro weekend di proteste e violenze quello che si è concluso in Francia. I Gilet gialli sono tornati in strada per manifestare contro il governo e le sue politiche economiche. Il paese sembra in una fase di stallo e sull'orlo di esplodere, ma già nel 2013 la Francia ha vissuto momenti di tensione con le proteste dei Berretti rossi in Normandia. E anche in Italia nello stesso periodo dilagava il Movimento dei forconi.

Sono passati alcuni anni e mentre in Francia le proteste sono riesplose sotto un'altra veste, in Italia per ora non ci sono manifestazioni, anche se sui social network c'è chi inneggia alla nascita dei Gilet gialli anche in Italia. Il Belpaese si può dire 'al sicuro'? Ma la vera domanda è: è cambiato qualcosa dagli anni in cui i forconi scendevano in piazza?
 

Gilet gialli, partiti dalla benzina, ma non solo...

Il 17 novembre scorso per le strade di molte città francesi sono scese in piazza migliaia di persone con indosso un gilet giallo, simbolo della protesta contro l'aumento delle tasse sui carburanti. Le manifestazioni, organizzate attraverso Facebook, hanno portato in piazza quasi 300mila persone che hanno manifestato piuttosto pacificamente, a parte fronde violente che hanno spaccato vetrine e dato fuoco alle macchine.

Ad infiammare gli animi è stata la decisione del governo Macron di mettere una tassa sul diesel di 7,6 centesimi e di altri 3,9 sulla benzina. La nuova gabella ha mandato su tutte le furie la classe media francese che fatica ad arrivare alla fine del mese e che ancora risente della crisi economica del 2009. Il governo ha giustificato la nuova tassa con la necessità di scoraggiare l'utilizzo dell'inquinante motore diesel e di promuovere l'acquisto di auto di nuova generazione. E se a Parigi e nelle grandi città l'opinione pubblica ha appoggiato questa scelta, nelle zone rurali e nei piccoli centri abitati, dove l'utilizzo dell'auto è essenziale alla vita di tutti giorni, è esplosa la protesta.

Il Movimento, che non ha un leader né un partito politico di riferimento, potrebbe sparire in una bolla di sapone oppure le proteste potrebbero continuare fino alla caduta del governo, anche perché oltre il 60% dei francesi appoggia le richieste dei Gilet gialli. Ma al di là dell'epilogo che questa catena di manifestazioni avrà, è interessante andare vedere quali sono le cause profonde del malcontento popolare.
 

Un paese diviso scatena le proteste

La Francia è divisa in due. Da una parte le grandi città dove l'economia dei servizi e della finanza ha retto il colpo della crisi. Dall'altra le campagne e il settore industriale che invece non si è mai ripreso e che ha messo in difficoltà migliaia di famiglie francesi. Già nel 2013 una protesta molto simile a quella dei Gilet gialli scoppiò in Normandia e da lì si estese a tutta la Francia.

Invece dei giubbotti gialli i manifestanti indossavano berretti rossi, simbolo della protesta dei bretoni contro le tasse di Luigi XIV. In poche settimane agricoltori e autotrasportatori scesero in strada occupando edifici pubblici e le arterie di comunicazione principali del Nord della Francia per protestare ancora una volta contro l'introduzione di nuove tasse sulle superstrade della regione. Gli agricoltori, strozzati dei prezzi di mercato delle derrate alimentari bassissimi, non potevano resistere ad una nuova contrazione del reddito. Già oggi, è bene ricordarlo, la Francia vanta il triste primato del numero di suicidi tra gli agricoltori causato in gran parte dalle difficili condizioni economiche in cui versano le aziende agricole d'Oltralpe.

La manifestazione dei Berretti rossi si concluse con un accordo parziale con il governo Hollande, ma un altro esito ebbe invece la rivolta dei forconi che sempre in quegli anni scoppiò in Sicilia per poi risalire la penisola. I motivi per i quali gli agricoltori siciliani e successivamente quelli di mezza Italia scesero in piazza, anche con dimostrazioni violente, erano ancora una volta gli stessi: aumento del prezzo dei carburanti, crisi del mercato agricolo, mancanza di aiuti da parte dello Stato e un generale senso di malessere nei confronti delle istituzioni. Alcuni arresti effettuati a dicembre 2016, dopo che l'onorevole Osvaldo Napoli fu quasi sequestrato in piazza Montecitorio dai manifestanti, mise fine al Movimento. Ma il fuoco cova sotto le ceneri.
 

I motivi del malcontento in Europa

Se infatti guardiamo alle motivazioni che portarono in piazza i forconi e i Berretti rossi in Normandia, sono rimaste immutate dal 2013 ad oggi, con la differenza che in Francia la nuova tassa sulla benzina ha portato alla nascita dei Gilet gialli, mentre in Italia il malcontento generale non sembra ancora avere trovato una forma di espressione. Eppure basta scorrere i commenti e i post su Facebook, ormai la piazza digitale dove si può sentire il polso del paese, per notare come in molti inneggiano alla nascita dei Gilet gialli italiani.

Oltre ad una sfiducia verso la classe politica, parzialmente mitigata in Italia dalla presenza del Movimento 5 Stelle e della Lega (considerati partiti di protesta) al governo, le ragioni economiche sono quelle dominanti. Gli agricoltori protestano contro i prezzi di mercato che rendono talvolta non economico coltivare la terra. Protestano contro la concorrenza sleale nei paesi in via di sviluppo che esportano in Italia derrate alimentari a prezzi stracciati (grazie agli accordi Ue). Protestano per i pesanti controlli a cui sono sottoposti, percepiti come un inutile fardello burocratico. Protestano contro la revisione, che potrebbe mandare in pensione migliaia di trattori in tutta Italia, costringendo molti agricoltori a chiudere o a comprarne di nuovi. Ed è prevedibile che protesteranno contro i tagli alla Pac, che tra qualche anno faranno sentire i loro effetti sulle tasche degli agricoltori.

La nascita anche in Italia di un movimento come quello dei Gilet gialli è dunque possibile? Sicuramente le precondizioni ci sono, bisogna vedere se da parte del governo e dell'Unione europea arriveranno risposte ai problemi degli agricoltori oppure provvedimenti, come è stato l'aumento delle accise sul diesel in Francia, che faranno da scintilla per innescare la protesta popolare.