In realtà, complici le alte temperature e l'incremento della domanda di acqua - sia a scopo irriguo, negli areali colpiti da carenza di precipitazione in maggio come accaduto in Puglia, che potabile - vengono alla luce le distorsioni e le falle di un sistema idrico che ha sete di investimenti e manutenzione: per ampliare la raccolta di acqua, rendere più efficienti le reti, ma anche per poter riempire di più i bacini esistenti.
Campania, progetti per 100 milioni puntati sul Pnrr
In Campania, rispetto alla scorsa settimana, i fiumi Sele, Garigliano e Volturno appaiono in calo, mentre il Sarno risulta stabile; in ogni caso - assicura il Bollettino delle acque del 6 luglio scorso, a cura dell'Anbi Campania - Sele e Volturno si tengono ancora su livelli idrometrici superiori alle medie dell'ultimo quadriennio, a tutto beneficio della disponibilità idrica per irrigare gestita dai Consorzi di bonifica e irrigazione. Questi fiumi dipendono in larga misura da massicci carbonatici molto permeabili, a ricarica pluriennale, che dimostrano maggiore resilienza ai periodici fenomeni siccitosi, oggi però molto più frequenti, e assicurano l'acqua ai campi grazie alle traverse irrigue in fluenza di Ailano e Capua sul Volturno, gestite rispettivamente dai consorzi di bonifica del Sannio Alifano e del Volturno e di Serre Persano sul Sele, in condominio tra i Consorzi di bonifica di Paestum e destra Sele.Diminuiscono anche le disponibilità idriche negli invasi del Cilento, comunque superiori dell'89,13% rispetto ad un anno fa. Si tratta di serbatoi strategici, gestiti dal Consorzio di bonifica di Velia, poiché posti in un territorio - quello della valle e delle alture del fiume Alento - dominato da rocce impermeabili: assolvono così alla duplice funzione di conservare risorsa idrica per l'estate, evitando alluvioni ed impaludamenti in inverno nella piana dell'antica colonia greca di Elea.
Campania regione ideale dunque? Manco a dirlo: l'esigenza di estendere le reti irrigue e al tempo stesso di ridurre i consumi idrici è molto sentita. Nei giorni scorsi, Anbi Campania ha espresso soddisfazione per l'approssimarsi dei tempi per la presentazione dei progetti irrigui e di gestione delle acque sulla misura "Investimento 4.3" del Piano nazionale di ripresa e resilienza gestita dal ministero delle Politiche agricole e rivolta a finanziare "Investimenti nella resilienza dell'ecosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche". Entro la fine di giugno la Regione Campania avrebbe dovuto definire infatti i criteri di selezione dei progetti, che vanno scelti entro settembre prossimo.
"Nell'incontro avuto giorni fa con l'assessore all'Agricoltura Nicola Caputo, al quale diamo atto del lavoro sin qui fatto - afferma il presidente di Anbi Campania, Vito Busillo - abbiamo chiaramente detto che per i consorzi di bonifica e irrigazione tutte le 25 opere del parco progetti sono prioritarie ed anche cantierabili e per un valore di 100 milioni di euro, a fronte di una provvista sulla misura 'Investimento 4.3' del Pnrr a regia Mipaaf di 880 milioni, soldi che andranno spesi per il 40% al Sud: si tratta di un'occasione unica per ampliare le aree di risparmio idrico dotando gli impianti di strumenti di misura dell'acqua consumata e per incrementare le aree irrigue".
Si spera che presto la Regione Campania e il Consorzio generale per la bonifica del basso Volturno possano trovare le risorse anche per riattivare gli impianti irrigui sottesi alle sorgenti del fiume Peccia, affluente campano del Garigliano. Questi impianti, purtroppo, non sono tornati ancora in funzione, nonostante AgroNotizie abbia più volte sollevato il caso.
Basilicata, il caso del Vulture e Alto bradano
Nei bacini della Lucania, dove nella scorsa settimana - secondo la rilevazione dell'Anbi - sono stati prelevati oltre 12 milioni di metri cubi d'acqua, resta un surplus di circa 94 milioni sul 2020. Ma qui la tensione è alta, perché le disfunzioni del sistema si fanno sentire. In particolare nel Vulture e Alto Bradano solo dalla prossima settimana ci sarà più pressione nelle manichette e negli idranti degli agricoltori, grazie ad un aumento di portata rispetto ai 700 litri al secondo provenienti dalla diga di Conza della Campania, che sbarra il fiume Ofanto, e che erano stati negoziati tra l'Ente per l'irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia, la Regione Basilicata e il Consorzio di bonifica della Basilicata e rivelatisi insufficienti, a causa del caldo e delle conseguenti maggiori esigenze irrigue.L'incremento di portata è stato autorizzato il 28 giugno scorso dall' Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino meridionale su richiesta dalla Regione Basilicata, "ma - fanno sapere dall'Autorità di bacino - si tratta di un intervento momentaneo per tamponare l'emergenza e rispetto al quale non saranno variati i volumi annui totali negoziati inizialmente". Questo perché l'acqua del bacino di Conza, forte il 6 luglio di ben 39, 5 milioni di metri cubi d'acqua di volume utile, ben 9,6 milioni in più dello scorso anno, posto in Campania, alimenta soprattutto la Puglia.
Infatti, per quanto riguarda l'uso irriguo circa 40 milioni di metri cubi sono erogati annualmente dalla diga di Conza della Campania e, rilasciati in alveo, vengono derivati più a valle alla Traversa di Santa Venere, dove poi sono inviati, attraverso l'Adduttore Alto barese, verso le dighe del Locone e di Marana Capacciotti, servendo complessivi 27.600 ettari irrigui appartenenti in parte al comprensorio di bonifica di Vulture e Alto bradano in Basilicata, ma soprattutto ai Consorzi di bonifica di Terre d'Apulia (in destra Ofanto) e di Capitanata (in sinistra Ofanto). Senza contare che, ad attingere direttamente alle acque del lago di Conza, si è aggiunto di recente anche Acquedotto pugliese, che la potabilizza in loco e l'invia all'utenza domestica.
La domanda da porsi è: come dare l'acqua stabilmente al Vulture e Alto bradano e uscire dall'emergenza? La risposta giusta è: va presa dal bacino sotteso alla diga del Rendina, che pure ora può tornare ad essere riempita con 20 milioni di metri cubi d'acqua - come documentato da AgroNotizie e secondo quanto dichiarato dall'assessore all'Agricoltura della Regione Basilicata, Francesco Fanelli il 26 ottobre 2020. Ma ancora il 28 giugno scorso, le organizzazioni agricole lucane ne hanno denunciato la mancata attivazione.
Basilicata, il caso di Monte Cotugno
Sempre in Basilicata c'è poi il per ora sopito, ma annoso caso della diga di Monte Cotugno che a Senise sbarra il fiume Sinni: qui il 6 luglio scorso c'erano quasi 252,5 milioni di metri cubi d'acqua che - al netto del volume morto - fanno quasi 237,5 milioni di metri cubi di preziosa risorsa blu. Tanta acqua insomma, e soprattutto ben 74 milioni di metri cubi d'acqua in più rispetto ad un anno fa. Eppure, dopo un inverno ed una primavera tanto piovosi, ve ne potrebbero essere ancor di più. La quota di massima regolazione di questa diga è infatti posta a 252 metri di altitudine sul livello del mare ed equivale ad una capacità utile di 465,7 milioni di metri cubi d'acqua.Ma come si evince dal bollettino dell'Eipli, la quota massima autorizzata è ancora oggi di soli 240 metri, ovvero una capacità utile di appena 270,7 milioni di metri cubi: il tutto a causa di lavori di manutenzione straordinaria ancora da eseguirsi, fermi da anni, e che limitano la capienza dell'invaso a fini irrigui e potabili di ben 195 milioni di metri cubi di volume d'acqua utile.
Lavori che si spera possano essere completati presto, considerato che sono state già trovate le risorse più di un anno fa, come documentato da AgroNotizie.
Puglia, siccità e caldo tirano la volata all'irrigazione
Ancora più evidente è la sete della Puglia, i cui grandi serbatoi - tra questi la diga di Occhito su fiume Fortore - sono calati di quasi 17 milioni di metri cubi in sette giorni secondo l'Osservatorio dell'Anbi nazionale, conservando comunque oltre 67 milioni in più rispetto all'anno scorso.La siccità di maggio in Puglia, l'assenza di quella pioggia che gli agricoltori del Sud da sempre definiscono "acqua benedetta per le messi" con riferimento religioso al mese mariano, ha accelerato gli attingimenti, sia sulle ortive irrigue che sul grano in emergenza lì dove presente l'acquedotto irriguo. Infine, le ripetute ondate di caldo torrido, come quella in corso in queste ore, hanno aumentato le necessità irrigue sulle colture ortive ed alimentano l'irrigazione in emergenza anche su vigneto.
La Puglia, che attinge acqua dalla Campania e dalla Basilicata, attraverso un vasto e complesso sistema acquedottistico, resta in attesa di rinforzi dal Molise, da dove dovrebbe ricevere le acque di fiume Biferno invasate nella diga del Liscione a Guardialfiera: ma la trattativa sulle opere di adduzione sembra ancora lunga e per ora senza esito come AgroNotizie documenta.
Calabria, il burrascoso rapporto tra Consorzi e A2A
In Calabria continua a tenere banco invece la disputa tra la società elettrica A2A, che gestisce i laghi della Sila sulla base di una convenzione del 1968 firmata all'epoca dall'Enel ancora monopolista elettrico, e dalla Cassa per il Mezzogiorno, ed i consorzi di bonifica calabresi che devono utilizzare più a valle l'acqua dei rilasci delle dighe per irrigare, cosa che non sempre avviene in maniera puntuale.Eppure, secondo la convenzione, da giugno a settembre, A2A dovrebbe rilasciare a valle della centrale idroelettrica di Magisano 24,6 milioni di metri cubi di acqua. E, alla luce del Testo unico ambientale, laddove la disponibilità dell'invaso dovesse risultare inferiore all'invaso vincolato iniziale, la società è obbligata a sospendere l'esercizio degli impianti idroelettrici. Ma nei giorni scorsi il Consorzio di bonifica di Catanzaro ha trovato la vasca sul fiume Simeri vuota, cosa che ha fatto infuriare il presidente dell'ente di bonifica Fabio Borrello.
"A causa dell'ostruzionismo e arroganza della società A2A, - afferma Franco Aceto presidente di Coldiretti Calabria - focolai di tensione si stanno allargando su tutto il territorio. Gli agricoltori non hanno l'acqua per l'irrigazione e i bizantinismi di A2A, che continua a frapporre vincoli nei rilasci idrici, ci pone nella condizione di non valorizzare al meglio la nostra agricoltura di qualità e a far perdere reddito agli agricoltori".
"Siamo stufi - continua Aceto - dell'eccessivo ruolo operativo che A2A si è ritagliato e del potere che esercita tra l'altro in modo irriconoscente poiché grazie alle risorse naturali calabresi che gestisce gonfia i propri bilanci. Gli agricoltori e di conseguenza i consorzi di bonifica - insiste - hanno bisogno di certezze che l'Amministrazione regionale deve dare altrimenti continuerà a mostrare, a volte inspiegabilmente, tutte le sue debolezze. Se sarà così - avverte -, noi saremo al suo fianco e la sosterremo, altrimenti, è evidente che non ci resta che il conflitto".
Dichiarazioni di guerra che sembrano tratte da un libro di storia sulle lotte contadine quelle pronunciate pochi giorni fa dal presidente di Coldiretti Calabria. Si tratta in realtà solo dell'intermezzo di un triste rituale che si ripete quasi ogni anno: la società elettrica riduce i rilasci fino a quando non si torna alla normalità, ma solo a seguito di proteste e di convocazioni di tavoli urgenti in Regione o in Prefettura.
Sicuramente un problema di governance non disgiunto dall'esigenza di riscrivere una convenzione superata dalla legislazione vigente. Una questione complessa sui diritti di accesso all'acqua irrigua che andrebbe chiarita una volta per sempre, perché dominata dall'anacronismo di una convenzione firmata da due enti che non esistono più nei ruoli e nelle forme dell'ormai lontano 1968.