L’Istat ha pubblicato i dati relativi al commercio estero nei primi undici mesi del 2015: spicca la performance dell’export agroalimentare, che ha superato quota 33,7 miliardi euro, con una crescita rispetto allo scorso anno di oltre 6 punti percentuali.  

Nell’anno di Expo l’agroalimentare si conferma un motore centrale della ripresa dell’economia italiana – sottolinea il ministro dell’agricoltura Maurizio Martinasoltanto durante il semestre espositivo abbiamo venduto prodotti agroalimentari italiani per oltre 18,5 miliardi di euro, con un netto incremento rispetto agli scorsi anni e nonostante l’embargo russo. Il Governo ha messo il settore al centro delle scelte di politica economica, con una legge di stabilità davvero a trazione agricola. Dopo un 2015 molto positivo, possiamo e vogliamo raggiungere l’obiettivo di 50 miliardi di euro di export entro il 2020, perché l’agroalimentare italiano ha ancora un potenziale importante da sfruttare al meglio”.

A margine di questi dati Istat, un’analisi della Cia - Agricoltori italiani mette in luce come l’export di prodotto agroalimentari made in Italy siano cresciuti mediamente il doppio sul mercato comunitario e oltre il triplo nei Paesi extra Ue rispetto a tutte le altre categorie merceologiche.
Oltre i confini comunitari si conferma invece la performance positiva del mercato Usa che, tra gennaio e novembre 2015, ha rappresentato lo sbocco commerciale per oltre 3,3 miliardi di euro di prodotti agroalimentari del BelPaese – commenta in una nota la Cia – una crescita tendenziale importante che tra agricoltura e alimentare è valsa in media 22 punti percentuali”.

Il record di esportazioni deve rappresentare un punto di partenza e non, al contrario, essere visto come un traguardo – continua  il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino E' necessario un cambio di passo perché, pur continuando a dimostrare quella dinamicità che la distingue dagli altri comparti produttivi, sono ancora molti gli agricoltori che faticano a uscire dalla crisi.
Sono urgenti risposte di politica, sia in sede nazionale sia comunitaria, che vadano verso l’alleggerimento della burocrazia e la semplificazione, il riequilibrio dei rapporti di filiera, la remunerazione dei reddite delle aziende, la messa a punto di strumenti moderni per la gestione delle incertezze e le emergenze di mercato
”.

La fame d’Italia all’estero si è fatta sentire – sottolinea la Coldiretticon aumenti che vanno dall’11% per l’ortofrutta al 10% per l’olio di oliva, passando dal 9% per la pasta al 6% del vino. I 2/3 del fatturato si ottengono con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i Paesi dell’Unione Europea, ma il made in Italy va forte anche negli Usa, che sono il principale mercato di sbocco extracomunitario e dove la crescita per l’alimentare è del 15% a novembre, mentre prosegue il crollo in Russia, con un -26% molto pesante, a causa dell’embargo".