“Il riso è una delle cinque specie alimentari fondamentali per il genere umano – sottolinea Coldiretti – ed è la principale pianta coltivata sul pianeta Terra da cui dipende la sopravvivenza di miliardi di persone. Quest'anno la riduzione del numero di persone che hanno sofferto la fame è anche connessa all'aumento della produzione mondiale stimato dal Dipartimento di stato statunitense (l'Usda), con circa 479 milioni di tonnellate di riso lavorato, 2 milioni in più rispetto alla precedente campagna".
“L'Italia è leader della produzione di riso in Europa con 227.329 ettari seminati – continua Coldiretti – rappresentando così il 55% del totale comunitario, che servono a soddisfare il bisogno interno e alimentare un rilevante flusso di esportazioni, in crescita del 5% nei primi sette mesi 2015, con un vero exploit in Asia. Occorre peraltro considerare che la coltivazione del riso assume grande importanza per il territorio dal punto di vista ambientale. La risaia, infatti, rappresenta un ecosistema acquatico temporale, contribuendo anche alla prevenzione dei fenomeni alluvionali”.
Le cinque regioni italiane più produttive sono Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna, con superfici interessanti anche in Toscana e Calabria. 4100 le imprese risicole, un sistema che garantisce lavoro e reddito a oltre 10mila famiglie tra imprenditori e occupati. Elevato poi il valore del consumo di riso italiano, che supera 1 miliardo di euro con una produzione agricola nazionale di circa 550 milioni di euro in termini di Plv.
“A pesare sulle potenzialità del riso italiano è la mancanza di trasparenza sulla reale origine con il rischio che venga spacciato come italiano quello estero – sottolinea il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – c'è un forte squilibrio produttivo e commerciale nell'ambito della filiera risicola italiana, determinato dalle importazioni sconsiderate di riso lavorato provenienti da Paesi che operano in regime Eba a dazio zero, come in Cambogia e Myanmar”.
“Per questo – conclude Moncalvo – è necessario ripristinare in sede Ue i normali dazi della tariffa doganale comune in deroga all'attuale sistema Eba, come peraltro sostenuto dall'Italia nella richiesta di applicazione della clausola di salvaguardia nei confronti della Cambogia. A livello nazionale occorre registrare un marchio specifico delle nostre varietà storiche, come Carnaroli e Arborio, che consenta la distinzione da varietà similari o imitazioni sui mercati internazionali”.