Lo ha sottolineato la Confederazione italiana agricoltori, nell’ambito dell’incontro tra l’Agia-Cia e il ministro Giuliano Poletti che si è svolto a Roma.
D’altra parte, le opportunità che il settore offre sono tante e stanno risvegliando l’interesse delle nuove generazioni: solo nel 2013 sono nate 11.485 imprese agricole, pari al 10 per cento circa delle aziende neonate in Italia, e oltre il 17 per cento di queste “new entry” ha un titolare di età inferiore ai 30 anni.
Il 90 per cento degli agricoltori “under 30” ha una scolarità medio-alta. E non ci sono più solo i laureati in Agraria, facoltà che dall’inizio della crisi ha avuto un picco di immatricolazioni (+40 per cento) a fronte di una flessione delle iscrizioni all’Università (-12 per cento in 5 anni). Cresce il numero di giovani “dottori” che decide di investire sulla campagna, ma partendo da percorsi formativi e familiari completamente estranei all’agricoltura: ci sono educatori e psicologi che si dedicano all’agricoltura sociale e alle fattorie didattiche; esperti della comunicazione che gestiscono il marketing e la promozione dei prodotti sui mercati stranieri; economisti che amministrano l’azienda; erboristi e farmacisti che scommettono sulla fitoterapia e sulla cosmesi naturale; architetti che fanno “bio-edilizia” producendo mattoni artigianali di argilla e paglia completamente eco-sostenibili e riciclabili.
Tutti esempi di una nuova idea di agricoltura, che non è più considerata un settore “vecchio”, ma un business innovativo e redditizio.
Già oggi le 161 mila aziende guidate da conduttori di età inferiore ai 40 anni realizzano utili netti maggiori (il 23 per cento del fatturato contro il 7 per cento della classe d’età degli ultra 55) grazie anche a una maggiore attitudine al rischio e propensione all’export.
Ma anche grazie a una più elevata sensibilità per le tematiche sociali e ambientali. Perché i giovani non si fermano solo agli agriturismi ma creano vere e proprie fattorie didattiche: in Italia le conducono il 4,7 per cento degli “under 40” contro l’1,2 per cento degli “over 40”.
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