I pastai non ci stanno e insorgono contro Coldiretti, impegnata in una difesa a oltranza del made in Italy contro le mistificazioni alimentari provenienti dall'estero e destinate alle tavole degli italiani. Grano (e dunque pasta) compresa.

"Infondere il dubbio che un prodotto così amato come la pasta possa non essere sicuro, parlando addirittura di 'falso made in Italy', con la sola conseguenza di spaventare, disorientare e confondere il consumatore, appare inaccettabile dal punto di vista etico e concorrenziale", dice Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani di Aidepi. 
"L'approvvigionamento dall'estero non compromette affatto, come si vorrebbe far intendere, la sicurezza delle materie prime importate - prosegue Felicetti -, sicurezza che viene garantita da costanti controlli delle autorità italiane preposte, notoriamente tra i più attenti ed efficienti in Europa e dai numerosissimi controlli privati lungo tutta la catena della filiera".

A dare manforte ai pastai, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo. “La filiera della pasta italiana rappresenta uno dei comparti di maggiore eccellenza del patrimonio agroalimentare del nostro Paese - ha detto De Girolamo -, capace di trasmettere al meglio la qualità delle produzioni nazionali".

La  produzione di pasta nazionale si aggira intorno ai 3,32 milioni di tonnellate, per un valore di produzione lorda stimabile di circa 4,6 miliardi di euro. Circa 1,8 milioni di tonnellate vengono destinate all’esportazione, per un valore che si aggira intorno a circa 2 miliardi di euro. "In questa difficile congiuntura economica - sottolinea il ministro - la pasta rimane uno dei pochi settori che fanno registrare incrementi positivi di export. Un risultato che si spiega anche nella qualità del prodotto finito, frutto della maestria e dell’esperienza delle aziende del settore rispetto ai processi produttivi utilizzati per la realizzazione del prodotto ‘pasta’”.
“Allo stesso tempo - conclude - è necessario agire attivandosi in modo congiunto, tutti insieme, per cercare soluzioni, anche nell’ambito della Politica agricola comune, per recuperare e incentivare nel nostro Paese quell’importante patrimonio legato alla produzione del grano duro”.