“L’Italia è l’unico Paese in cui si devono condurre battaglie civili per fare impresa - ha commentato Campagnolo -. Gli effetti di questo atteggiamento ideologico da caccia alle streghe sono devastanti, in dieci anni di mancato accesso all’innovazione l’agricoltura italiana ha perso 5 miliardi di euro, chi ha sbagliato paghi”.
“Non sono bastate nemmeno le sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia Europea contro l’Italia per fermare il Governo che ha appena varato un nuovo decreto contro gli Ogm - ha proseguito Campagnolo -. Non esiteremo a impugnarlo nuovamente e a denunciare alla Commissione europea questo mostro giuridico, frutto dell’ignoranza demagogica in materia scientifica ed economica al pari delle norme anti-Ogm proposte dalla Regione Friuli. Non esiteremo a chiedere i danni per anni di mancato reddito. Oggi però gli agricoltori sanno che possono seminare e lo faranno”.
Amaro il commento di Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. "La sentenza di oggi non è per noi una sorpresa - dice -. Questo processo è stato condizionato in maniera determinante dall'intervento della Corte di Giustizia europea del maggio scorso. Noi abbiamo criticato già allora nel metodo e nel merito quell'ordinanza e oggi non possiamo che prendere atto di quanto disposto dal Tribunale di Pordenone. Proseguiamo naturalmente la nostra battaglia per un'Italia libera da Ogm e chiediamo al Governo, che la scorsa settimana ha vietato in Italia la coltivazione del Mon 810, di esercitare la clausola di salvaguardia".
Secondo Stefano Cavallito, Alessandro Lamacchia e Katjuscka Piane, legali dell’associazione della chiocciola, costituitasi parte civile nel processo. "L’ordinanza europea si è fondata su un fraintendimento grave circa la natura dell'autorizzazione alla semina degli Ogm - dicono -. Il fraintendimento deriva dal fatto che l'autorizzazione prevista dalla legge italiana mirava alla tutela della biodiversità e a porre delle regole di coesistenza, come chiaramente ribadito dalla nostra Suprema Corte con argomentazioni del tutto ignorate dai giudici europei. La corte lussemburghese, che non ha neppure ritenuto di sentire le parti interessate nel processo, primo tra tutti lo Stato italiano, ha invece richiamato un suo precedente, reso in un caso del tutto diverso".
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