Sono oltre 50mila i giovani agricoltori che guardano con grande interesse alla vendita dei terreni agricoli da parte dell’Agenzia del demanio, come previsto dalla legge di stabilità del novembre scorso. Chiedono, però, chiarezza nelle modalità di assegnazione. Il rischio è che questi beni dello Stato (circa 350mila ettari) finiscano nelle mani di speculatori e della criminalità organizzata. E certamente è positivo l’impegno assunto dal ministro delle Politiche agricole Mario Catania, che si sta attivando per rendere il provvedimento adeguato alle esigenze del mondo agricolo, come anticipato nel corso dell’incontro avuto nei giorni scorsi con i presidenti delle organizzazioni professionali.

In questo contesto s’inserisce la richiesta dell’Agia, Associazione giovani imprenditori agricoli della Cia, Confederazione italiana agricoltori per un incontro in tempi brevi con il ministro. 

In una lettera, il presidente dell’Agia Luca Brunelli ricorda, infatti, che i giovani della Cia “assegnano particolare importanza alla cessione dei terreni demaniali” e per questo sollecitano una valida azione.

Il ministro Catania si è, comunque, impegnato a riscrivere le regole già poste dalla legge di stabilità: abbassare la soglia del consentito ricorso alla trattativa privata, prevedere un significativo lasso di tempo (20 anni) per la conservazione della destinazione agricola dei terreni e, soprattutto, rendere periodica con cadenza annuale l’operazione di individuazione dei terreni. 

Il provvedimento, d’altra parte, è stato da tempo sollecitato dalla Cia e dall’Agia proprio per rispondere alle esigenze dei tanti giovani agricoltori che hanno difficoltà ad acquistare terreni coltivabili. Attualmente il loro valore è elevato. Per un ettaro occorrono tra i 18mila e i 20mila euro.

Quotazioni fra le più alte d’Europa e che rischiano di impedire soprattutto ai giovani di intraprendere o di proseguire l’attività agricola. Un problema sul quale ha inciso pesantemente l’effetto di investimenti immobiliari e finanziari e acquisti di puro carattere speculativo. Per non parlare di quanto incide l’azione delinquenziale della criminalità organizzata, sempre più interessata al business dell’agroalimentare.