Si salvano, ma solo in parte, gli allevatori che possono destinare il loro latte alla trasformazione in formaggi, Grana Padano e Parmigiano Reggiano in particolare, ma chi resta escluso da questa filiera si trova a fare i conti con una drastica caduta dei prezzi.
Il latte spot tedesco, quello venduto fuori contratto, quota appena 36,75 euro al quintale, il 30% in meno rispetto a un anno fa ed esercita una forte concorrenza al prodotto nazionale, il cui prezzo è sceso a circa 45 euro al quintale.
Una caduta del prezzo che prosegue ininterrottamente da inizio anno e che ha portato le quotazioni attuali a perdere circa il 10% rispetto a un anno fa.
Una tendenza che desta molte preoccupazioni in vista dei prossimi rinnovi contrattuali.
Il prezzo nella Ue
Non va meglio per il latte europeo, che continua a perdere posizioni, fermandosi in febbraio a una media di 53,3 euro al quintale, come registrano i dati raccolti dalla Commissione europea.
Una flessione sensibile (-4,3%) rispetto al mese precedente, destinata a continuare nei mesi successivi, sino in prossimità dell'estate.
Se si analizzano le curve di tendenza del mercato, si nota come i primi mesi dell'anno siano contraddistinti da una flessione dei prezzi, seguita da un recupero con l'avvicinarsi della stagione estiva.
Solo nel 2022 si è assistito a una impennata dei prezzi a inizio anno, continuata poi nei mesi successivi.
Ma si trattava di una situazione del tutto particolare, dettata dalla "tempesta" che ha coinvolto l'economia mondiale.
Quanto latte c'è
I mercati mondiali nel loro complesso, pur a fronte di un'inflazione non ancora rientrata, stanno cercando di tornare alla "normalità" e come sempre il prezzo, anche quello del latte, rappresenta una sintesi del rapporto fra domanda e offerta.
Va allora segnalato l'aumento della produzione di latte registrato in Europa, dove si osserva in gennaio un aumento dell'1%.
Fa eccezione l'Italia, dove le consegne di latte in gennaio sono scese del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, come evidenziato nel grafico proposto da Assolatte.
Andamento delle consegne di latte negli ultimi tre anni
(Fonte: Assolatte)
I mercati mondiali
Questa minore produzione di latte in Italia (specchio della difficoltà del settore) ha probabilmente contribuito a rallentare la caduta del prezzo, trascinato comunque verso il basso dall'andamento dei mercati mondiali, tutti con il segno meno davanti.
Accade per le produzioni australiane, le più penalizzate con una flessione del 6%, ma anche per quelle della Nuova Zelanda e degli Usa, fra i principali produttori mondiali di latte.
I formaggi
C'è preoccupazione per il calo del prezzo del latte, ma anche sul fronte della trasformazione si registrano cedimenti.
Le rilevazioni di Ismea sui mercati all'origine mostrano una progressiva erosione dei prezzi dei principali formaggi Dop.
Il confronto con i prezzi dell'anno precedente sono già in negativo per il Parmigiano Reggiano e sebbene restino in area positiva per il Grana Padano, la tendenza alla flessione è comunque confermata.
Fare squadra
Per gli allevamenti italiani si delinea una situazione di difficoltà solo in parte mitigata dalla riduzione dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione degli animali.
Restano alti i costi per la manutenzione e l'aggiornamento degli impianti, indispensabile per fare fronte agli impegni dettati dall'agenda europea sulle norme ambientali e sul benessere animale.
La crisi idrica rischia poi di pesare sulla produzione di foraggi e di mais in particolare.
Un mercato che si fa sempre più difficile e complesso e che sembra lanciare una nuova sfida alla zootecnia italiana, che dopo i successi già raggiunti sul piano tecnologico e manageriale deve ora impegnarsi sul piano organizzativo.
Troppo scarso il peso contrattuale di chi produce latte nei confronti di chi lo trasforma.
Sarebbe necessario un forte "gioco di squadra" al quale però gli allevatori italiani non sembrano ancora pronti.