Sono alcuni dei numeri diffusi oggi da Assalzoo in occasione dell'assemblea annuale dell'Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici tenutasi a Roma, durante la quale sono stati presentati i dati preliminari di uno studio sullo stato di salute del settore curato da Nomisma.
"Quest'anno - ha sottolineato il presidente Assalzoo Marcello Veronesi -, abbiamo deciso di fare il punto della situazione avviando, insieme a Nomisma, un progetto di valutazione globale della sostenibilità economica del nostro settore. Si tratta di un momento di analisi che, con la collaborazione di professionisti, riesce a fornire un quadro sistematico delle sfide che interesseranno anche il nostro settore. Questo ci permette di delineare lo scenario all'interno del quale inserire le linee di sviluppo associative dei prossimi anni".
Bovini e suini i settori in maggiore crescita
Entrando nel dettaglio, si nota come - sulla scia del 2017 - sia proseguito il trend di crescita. A livello di produzione si è passati da 14.228.000 tonnellate a 14.475.000 tonnellate nel 2018, con un aumento dell'1,7%. Anche il fatturato riferito alle sole vendite del comparto mangimistico si trova in territorio positivo: +3,1%, da 6,08 a 6,27 miliardi di euro.I numeri confermano al primo posto i mangimi per l'avicoltura, polli, tacchini, galline ovaiole e altri, con un'incidenza complessiva di questo comparto di oltre il 40% sul totale dei mangimi prodotti. La produzione risulta in leggerissima flessione tecnica passando da 5.915 tonnellate a 5.870 (variazione del -0,8%).
Il 25,8% della produzione totale è invece destinata alla suinicoltura, che ha segnato un aumento del 3,5% in più (da 3.605 a 3.731 tonnellate).
Una crescita più marcata ha interessato invece il comparto bovino con il +4,6% (da 3.250 a 3.399 tonnellate); un comparto in ripresa dopo anni di difficoltà, e che lo porta a raggiungere il 23,5% sul totale.
A fronte di una riduzione delle consistenze degli animali allevati, l'incremento produttivo registrato per i comparti suino e bovino è un dato notevole.
Premiscele e pet-food
Si tratta del quinto fatturato tra i settori principali dell'industria alimentare ma i numeri diventano ancora più importanti se, oltre ai mangimi per animali destinati all'alimentazione, si considerano anche premiscele e pet-food. In questo modo il totale del fatturato arriva a 8,879 miliardi di euro facendo scalare all'industria mangimistica una posizione nella graduatoria. In particolare, additivi e premiscele, determinanti per la preparazione dei mangimi, valgono 1,2 miliardi di euro, mentre gli alimenti per animali familiari valgono 1,43 miliardi di euro.Lea Pallaroni, segretario generale Assalzoo ha evidenziato: "Una novità che abbiamo voluto intraprendere da quest'anno è stata quella di allargare lo sguardo all'intero sistema mangimistico. È il risultato di un radicale ampliamento di visione in ottica di filiera, promosso con la nuova presidenza Veronesi. La mangimistica è un settore complesso che copre tutti gli aspetti dell'alimentazione animale, da qui la decisione di dare la giusta importanza ai numeri complessivi che delineano l'impatto economico del nostro comparto, nel settore alimentare".
Export
L'interconnessione con l'estero rappresenta un altro elemento distintivo. Negli ultimi dieci anni l'export è più che triplicato (+313%) mentre l'import è aumentato del 15%. Grazie a questo positivo dinamismo delle esportazioni il disavanzo commerciale, pur negativo, è in progressivo calo. Nel 2018 il valore delle importazioni è stato di 841 milioni di euro e di 725 milioni di euro per le esportazioni, con una differenza negativa di 116 milioni (nel 2017 il saldo commerciale era invece -164 milioni di euro).Sistema mangimistico italiano: sesto tra i big player europei
Lo stretto legame con l'allevamento fa sì che l'industria mangimistica sia prevalentemente localizzata nel Nord Italia, dove si concentrano le aree del paese a vocazione zootecnica. Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna detengono infatti l'85% del fatturato nazionale del settore mangimistico, cui si aggiunge un 4% dell'Umbria e l'11% delle altre regioni italiane.Un nocciolo duro di grandi imprese traina il settore: il 29% delle imprese con fatturato annuale superiore ai 20 milioni di euro genera, infatti, l'85% del fatturato. L'Italia è presente fra i big player dell'industria mangimistica europea; la sua produzione è pari al 9% di quella dell'Unione europea a 28, dopo Germania (15%), Spagna (14%), Francia (13%), Regno Unito (10%) e Olanda (9%) e prima della Polonia (7%).
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Fonte: Assalzoo - Nomisma