Qui le stalle giganti da migliaia di animali non sono gradite, ingombranti e potenzialmente impattanti sull'ecosistema, specialmente oggi in pieno dibattito sul contenimento dei gas serra e delle emissioni di CO2 . Meglio avere allevamenti piccoli o di medie dimensioni con al massimo una sessantina di capi in mungitura, per oltre il 90% di razza Rossa norvegese. Sì, certo, ci sono anche Frisone e altre razze cosmopolite, ma un'ottantina di anni fa i norvegesi hanno deciso di seguire una strada diversa rispetto ai paesi che iniziavamo a guardare al mondo Holstein per far crescere il proprio patrimonio zootecnico e hanno preferito creare una razza su misura, incrociando razze locali come Norwegian Red and White, Red Trondheim, Red Polled Østland e inserendo anche sangue Ayrshire.
Per un allevatore italiano l'idea di condurre la propria stalla "part time" e di non spingere come un matto per farla crescere di continuo sembra un'eresia, ma negli allevamenti norvegesi che abbiamo visitato nella zona di Hamar, a Nord di Oslo, l'approccio è completamente diverso e il fatto di avere medie che non si scostano troppo dagli 80 quintali/capo non turba nessuno. L'aspetto che invece gli allevatori norvegesi hanno curato come non mai è quello dell'efficienza e oggi si trovano con mandrie sane con il 72% delle vacche che restano gravide dopo il primo intervento fecondativo.
In alto: per i lavori in stalla un mezzo elettrico, silenzioso e ad inquinamento zero. Sotto: nella metà delle stalle da latte norvegesi è il robot a mungere le vacche
A sinistra: nella prima azienda che abbiamo visitato l'impegno in stalla del nostro collega allevatore termina verso le 17. Poi tutti a casa sino all'indomani. A destra: un sistema automatizzato per la preparazione della miscelata aiuta l'allevatore ad alimentare le sue vacche riducendo l'apporto di manodopera
Risultato? Un'alta qualità di vita
Conti alla mano, nonostante un prezzo del latte piuttosto alto rispetto agli standard italici (0,5 centesimi di media, che possono arrivare a 1 euro nelle zone disagiate), gli allevatori con una sessantina di vacche in mungitura non si arricchiscono di certo, ma campano sereni, con una qualità della vita superiore a quella di molti nostri connazionali. E non ci pensano nemmeno a raddoppiare la mandria preferendo "avere più tempo per la famiglia o per una sana birretta". D'altro canto ogni produttore ha una propria quota latte e in caso di sforamento è previsto un superprelievo, quindi far crescere la mandria non è semplicissimo, ma nemmeno impossibile. I titoli sono infatti liberamente vendibili fra allevatori, ma il governo ha il diritto di assorbire parte delle quote scambiate, in modo da avere sempre un controllo sul mercato e scongiurare il rischio di sovrapproduzione.
In questa azienda i tre allevatori soci si alternano in un part time verticale durante la settimana, scandito da turni ben precisi
Il mercato è gestito dalla Cooperativa agricola Tine, che raccoglie il 95% del latte norvegese e vende più dell'85% del latte trasformato nel paese, ma ha anche l'obbligo di acquistare il latte da qualsiasi produttore detentore di quota, piccolo o grande che sia, ubicato in zone facilmente raggiungibili o disperso al Nord. In queste condizioni c'è poco spazio per improvvisi picchi di produzione. Anzi, l'obiettivo del governo è quello di stabilizzare il prezzo del latte in tutto il paese, sostenendo gli allevatori delle aree più disagiate, specialmente verso il confine russo, dove la vita è veramente dura e le scorte foraggere davvero difficili da produrre. Il sistema sembra funzionare bene ed evidentemente lo spirito cooperativistico norvegese (la prima associazione dei produttori di latte è del 1881) ha saputo superare momenti di crisi e ha gestito in maniera efficiente il processo di riduzione del numero delle stalle, passate dalle 140mila unità degli anni '60 alle 8mila odierne, calo compensato dalla crescita del numero medio di animali in allevamento.
La razione è basata su fieni (essiccati o insilati) più una integrazione mai spinta
Sta di fatto che il paese si regge su una mandria di 210mila vacche da latte, che sotto il profilo dell'efficienza e della salute animale hanno molto da insegnare. Se poi resta tempo per una birretta, ancor meglio.