Le Marche cercano nuove strategie per il controllo dei cinghiali e lo fanno modificando la legge che regola le attività venatorie, dichiarando di adottare misure straordinarie per una situazione straordinaria.

Nei giorni scorsi infatti il Consiglio regionale ha approvato le modifiche ad un testo unificato che va a modificare la legge regionale 'Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria'.

A darne notizia in una conferenza stampa congiunta sono stati il presidente della regione Luca Ceriscioli e la presidente regionale della Coldiretti Maria Letizia Gardoni.

Della proposta di modificare la legge se ne era già parlato a maggio scorso, quando la regione aveva presentato le novità che avrebbe voluto inserire per il piano di controllo dei cinghiali e che ora sono possono essere attuate. Un percorso che parte anche dalle istanze che la Coldiretti regionale porta aventi già dal 2015.

Tra le novità ci sarà la possibilità di cacciare il cinghiale su tutto il territorio regionale per undici mesi, un piano di controllo che permette agli agricoltori azioni di cattura degli ungulati, uno statuto tipo per gli ambiti territoriali di caccia, l'attuazione del regolamento unico per il risarcimento dei danni all'agricoltura da selvatici e, a livello organizzativo interno, l'unificazione del servizio caccia con l'agricoltura.

Con le nuove misure gli agricoltori potranno anche intervenire da soli, se cacciatori, o chiamare un selettore abilitato appena individuano gli animali, senza aspettare il periodo di 6-24 ore previsto nella normativa precedente.

Inoltre è stata riattivata la caccia nelle aree Natura 2000 dove un'ordinanza del Consiglio di Stato la aveva vietata, in quanto, secondo la regione, il rischio era quello di avere altre grandi aree dove l'animale poteva crescere e riprodursi indisturbato.

L'obiettivo è quello di gestire la presenza dei cinghiali tramite la caccia. Una scelta che, come ha detto Ceriscioli, "vuole rompere lo squilibrio che oggi è a favore di un eccesso della popolazione nociva all'agricoltura, per conseguire un buon equilibrio che salvaguardi l'attività lavorativa aziendale e consenta di avere una fauna selvatica nella misura corretta".