Dagli strumenti della genomica per prevenire la mastite nei bovini da latte alla valorizzazione della biodiversità microbica del latte da alpeggio. Le attività di ricerca condotte dalla Fem a supporto del settore zootecnico, che si affiancano alle ormai consolidate attività di consulenza, sperimentazione e formazione, sono state messe in luce oggi, giovedì 17 maggio 2018, alla Fondazione Caritro, nell'ambito di un incontro dedicato alla biodiversità nella zootecnia alpina, al quale sono intervenuti esperti italiani ed europei nell’ambito del tema della salvaguardia delle razze tipiche.

L'evento, realizzato con il patrocinio di Federazione provinciale allevatori di Trento, la collaborazione della Provincia autonoma di Trento e il supporto della Fondazione Caritro, si inserisce nell'ambito delle celebrazioni della Giornata internazionale della biodiversità. Hanno aperto i lavori il direttore generale Fem, Sergio Menapace, il presidente della Federazione provinciale allevatori, Mauro Fezzi, accanto al dirigente del dipartimento Territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Pat, Romano Masè, al responsabile dell'ufficio Produzioni biologiche, Federico Bigaran, e alla coordinatrice del dipartimento Biodiversità ed ecologia molecolare del Centro ricerca e innovazione Fem, Heidi Hauffe.

In apertura il direttore generale, Sergio Menapace, ha spiegato che la Fem sta cercando di strutturare al meglio le attività di formazione, consulenza, sperimentazione e ricerca per supportare questo comparto fondamentale per il Trentino. “Per quanto riguarda la formazione - ha evidenziato - con percorsi specifici e i laboratori di trasformazione e lavorazione dei prodotti derivati dalla zootecnia; per quanto riguarda la ricerca con progetti impostati al fine di favorire e mantenere la biodiversità e la funzionalità degli allevamenti zootecnici, mentre dal punto di vista del trasferimento tecnologico abbiamo in corso attività innovative con la partnership del mondo zootecnico e del consorzio di difesa (in tema di polizze) oltre ad una attività di supporto e consulenza sia in ambito di alimentazione degli animali che dal punto di vista economico”.

“I temi della mastite e della qualità del latte sono estremamente importanti per la salute degli animali, per la tranquillità degli allevatori e la qualità dei prodotti che ne derivano” ha spiegato il presidente della Federazione provinciale allevatori, Mauro Fezzi, mentre il dirigente del dipartimento Territorio, agricoltura, ambiente e foreste della Pat, Romano Masè, ha spiegato che è importante sostenere un approccio che ponga al centro la biodiversità. Un termine, questo collegato, a quello della sostenibilità e della qualità, e sul quale si gioca l'economia di tutto il sistema trentino.

Durante l'incontro, a cui hanno partecipato esperti del settore, allevatori, ma anche agli studenti e un pubblico più generale, diversi esponenti della comunità scientifica italiana ed europea sono intervenuti nell’ambito del tema della salvaguardia di razze tipiche alpine, dell’importanza della biodiversità genetica nella zootecnia, e del ruolo della microbiodiversità nella salute umana ed animale. Tra gli esperti Ajmone Marsan, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ed esperto di miglioramento genetico animale, Waltraud Kugler, project director del Progetto Save (Svizzera) che si occupa di una piattaforma informativa sull’agricoltura tradizionale nelle Alpi, e Monica Brunelli, che ha portato una testimonianza diretta dell’evoluzione della biodiversità nei masi d’alta montagna.

Nel corso del convegno è stato illustrato l'impegno di San Michele sul tema della zootecnia e della salvaguardia della biodiversità agricola, evidenziando alcuni progetti in corso sul latte e il formaggio, la biodiversità microbica e la salute animale e la qualità del latte in alpeggio.

Ecco alcuni progetti presentati.


Il progetto Mastirisk contro la mastite

La ricercatrice Francesca Albonico ha spiegato che la mastite, nei bovini da latte, è causa di significative perdite economiche per le aziende zootecniche. Le attuali cure si basano su intensi trattamenti antibiotici che, oltre a dimostrarsi talvolta inefficaci, possono contribuire alla diffusione dell’antibiotico-resistenza tra le comunità batteriche. Da qui, la necessità di sviluppare trattamenti tempestivi e/o alternativi che riducano l’utilizzo degli antibiotici. Il progetto Mastirisk, finanziato dalla Fondazione Caritro, prevede l’utilizzo delle più moderne tecniche molecolari per analizzare, per la prima volta, i cambiamenti della microflora del latte durante lo sviluppo di mastite subclinica, al fine di scoprire potenziali indicatori microbici di rischio di sviluppo della malattia in bovini di razze tipiche trentine.
 

Il progetto TrentinCla sulla biodiversità microbica del latte da alpeggio e da valle

La ricercatrice Fem Elena Franciosi ha parlato della biodiversità microbica del latte da alpeggio e da valle. Questa biodiversità può essere un valore aggiunto in ambito caseario e ancora di più se questa biodiversità viene da latte di alpeggio. Nell’ambito del progetto Caritro TrentinCla sono stati effettuati dei campionamenti di latte da vacche stabulate presso un’azienda agricola della Val di Sole. La biodiversità del latte delle stesse vacche è stato confrontato a valle e in alpeggio a Malga Juribello. Il latte in alpeggio era molto più ricco microbiologicamente di quello prodotto dalle stesse vacche a valle e in particolare ci sono evidenze di specie batteriche più utili dal punto di vista tecnologico e più salutari, nel latte di alpeggio.

L'importanza della qualità del latte in alpeggio è stato illustrata dalla ricercatrice Fem, Erika Partel che ha evidenziato le peculiarità e le criticità dell'alpeggio della vacca da latte e ha portato i risultati ottenuti con l'applicazione del piano mastite in alpeggio (ossia del piano di gestione delle mastiti e di miglioramento della qualità del latte che Fem porta avanti da tanti anni) evidenziando quanto questo approccio coordinato fra consulenza tecnica, veterinari, allevatori e caseifici porti dei risultati in termini di qualità igienico-sanitaria del latte comparabile a quella presente nei migliori allevamenti di fondovalle valorizzando così le produzioni. Questo approccio strutturato richiede una maggiore professionalità ed attenzione sia da parte degli allevatori che dei malgari, ma porta indubbi vantaggi sia in termini di sanità delle bovine e delle produzioni, che in termini di resa economica delle produzioni.