E il settore è esploso. Negli ultimi mesi si sono chiusi differenti round di investimenti proprio in startup che si occupano di allevare insetti per l'acquacoltura. La francese Ynsect ha incassato 15,2 milioni di dollari. AgriProtein, una startup sudafricana, ha invece ottenuto 17,5 milioni. Ma il deal più grosso l'ha concluso Protix, una azienda olandese che ha raccolto 50,5 milioni di dollari per creare un mega impianto per la produzione di insetti.
Ma quali sono le specie che si possono allevare? La Commissione europea ha sdoganato la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e la mosca comune (Musca domestica). Il tenebrione mugnaio (Tenebrio molitor) e alfitobio (Alphitobius diaperinus). Infine il grillo domestico (Acheta domesticus), quello tropicale (Gryllodes sigillatus) e il grillo silente (Gryllus assimilis).
L'utilizzo di questi insetti è ora limitato all'acquacoltura, ma presto si potranno utilizzare anche per la mangimistica destinata ad altre specie: polli e suini in primis. Mentre per i bovini, a causa di emergenze sanitarie come quella della cosiddetta 'mucca pazza', non ci sarà nessun via libera.
Anche in Italia l'interesse per il settore è ampio, anche se i veri player europei sono in Olanda, Belgio e Francia. Sono questi i paesi dove già l'allevamento di insetti è sdoganato. E sono proprio le aziende attive in questi paesi che, dopo aver plasmato le legislazioni nazionali, hanno fatto un'opera di lobbying a livello europeo per influenzare il Regolamento approvato dalla Commissione.
"Si stanno aprendo interessanti opportunità di business nel settore della mangimistica, ma i margini di guadagno per chi alleva insetti sono ancora bassi", spiega ad AgroNotizie Marco Ceriani, fondatore di ItalBugs, startup italiana attiva nel settore.
Con sede in Lombardia, presso il Parco tecnologico di Lodi, la startup di Ceriani ha aperto una controllata a Wageningen, cittadina olandese nota per la sua università. "La legislazione olandese è molto più lungimirante e già da diversi anni è possibile allevare insetti per il consumo animale e umano".
Già, perché il Regolamento europeo ora dovrà essere recepito dal Parlamento italiano e i tempi non saranno brevi. Intanto le imprese del Nord Europa, che si muovono in una legislazione già rodata, avranno un vantaggio competitivo non indifferente. "Credo in ogni caso che più che guardare alla mangimistica chi vuole lanciarsi nel settore dovrebbe puntare sull'alimentazione umana, il pet-food, il settore farmaceutico e la cosmesi".
Ad oggi infatti la farine di insetti, utilizzate come fonte di proteine, costano fino a 2,5 volte in più rispetto alla soia, largamente utilizzata in acquacoltura. A meno che un crollo delle produzioni porti ad una impennata dei prezzi, nel breve periodo gli impianti di acquacoltura (e non solo) continueranno a preferire la soia. La prospettiva, in ogni caso, è quella di addizionare i mangimi oggi in commercio con percentuali variabili di farine di insetti, ma non superiori al 20%.
"Altra cosa è il settore della nutraceutica. Il primo gennaio 2018 entrerà in vigore la direttiva europea sui novel food e allora sarà possibile commercializzare prodotti a base di insetti per l'alimentazione umana", spiega Ceriani. "In Olanda noi oggi produciamo Xdutch, un healty-food che, tra i vari ingredienti, utilizza insetti come fonte di proteine".
Rimane poi sempre la questione dell'accettazione sociale. Il consumatore non percepisce infatti l'utilizzo di insetti nella mangimistica per gli animali come un valore aggiunto. Anche se questo ha ricadute positive sull'ambiente e sulla qualità del prodotto. Idem per i prodotti destinati all'utilizzo umano. Nessuno proporrà cavallette candite o bruchi sott'olio, come qualcuno ha ipotizzato. Ma le farine proteiche a base di insetti verranno inserite in altri alimenti, come la pasta o i dolci. Proprio ItalBugs ha prodotto, a titolo dimostrativo, un panettone addizionato con farina di baco da seta.
Altro capitolo ancora sono i prodotti per la bellezza. "Oggi un litro di olio di crisalide di baco da seta costa 100-150 euro ed è richiesto dall'industria della cosmesi", spiega Ceriani.
"Stiamo studiando proprio la filiera del baco perché ci permette di inserirci in tre segmenti molto remunerativi: quello della moda, con la produzione della seta, della cosmesi e dell'alimentazione umana. Anche se il Regolamento Ue, influenzato dagli operatori Nord europei, non ne ha ncora autorizzato l'allevamento per l'alimentazione umana".
Ma quali sono i vantaggi di utilizzare gli insetti? Cavallette, mosche e bruchi sono in grado di trasformare materiale vegetale, anche di scarto come quello dei rifiuti organici urbani, in proteine di qualità. E lo fanno con una efficienza straordinaria, senza consumare suolo e acqua.
Insomma, la legislazione finalmente si sta adattando e quando tutti i vincoli saranno caduti il settore dell'allevamento di insetti si espanderà notevolmente. Ma non bisogna illudersi: non si tratta di un business semplice. Sia perché le tecnologie per la produzione sono acerbe, sia perché la concorrenza di altre fonti di proteine, soia in primis, è forte. Senza contare l'incognita 'accettazione sociale', che potrebbe spingere la crescita oppure affossarla.