Il Parmigiano-Reggiano modifica il disciplinare e procede sulla strada della qualità e del legame – ancora più forte – col territorio. Così ha deciso l’assemblea dei consorziati, che nei giorni scorsi a Parma ha approvato alcune modifiche al disciplinare di produzione che si muovono in quella direzione. Non passa, per non aver conseguito la maggioranza qualificata dei votanti (60%, come richiesto dallo statuto), la riforma della marchiatura, che avrebbe apportato una maggiore trasparenza verso il consumatore e approvato una formula di gestione del formaggio sbiancato (che il presidente del consorzio di tutela del Parmigiano-Reggiano, Giuseppe Alai, aveva definito nel suo intervento ai soci come “prima forma di contraffazione”). Su questo punto, pertanto, rimane lo status quo.

Alai si dichiara comunque soddisfatto. “Sono questi - sottolinea Alai - i primi elementi distintivi del nostro prodotto e, insieme all’assoluta naturalità, i fattori decisivi nella scelta dei consumatori”.
Ad essi - prosegue Alai - dobbiamo ancora associare gli esiti di una più ordinata ed efficace gestione dei flussi impostata con i Piani produttivi, ma è indubbio che sul versante della qualità si va alla riaffermazione di un primato che ha consentito di fare del Parmigiano-Reggiano uno dei prodotti più conosciuti ed apprezzati nel mondo”.

A testimoniare il gradimento verso il re dei formaggi made in Italy, uno dei cinque in tutta Europa che si produce senza l’uso di insilati e uno dei tre che non fa ricorso ad additivi, sono la crescita dei consumi interni (+2,3% da gennaio a fine ottobre 2015), il buon andamento dell’export (che ha visto una crescita del 7,2% per il prodotto in forme o porzionato e del 14,7% per il grattugiato nei primi otto mesi del 2015), ma anche i primi segnali di ripresa che si stanno manifestando sul fronte delle quotazioni dopo due anni di crisi. Nella seduta della Borsa merci di Milano del 24 novembre scorso, infatti, il Parmigiano-Reggiano stagionato oltre 24 mesi avanzava dello 0,53% in termini di prezzo, toccando i 9,43 euro al chilogrammo.

Con le modifiche approvate dall’assemblea - cui fanno capo 363 caseifici - si rafforza, innanzitutto, la lotta alle contraffazioni. Grazie all'introduzione di nuovi sistemi e parametri di controllo (riguardanti isotopi, aminoacidi liberi e acido ciclopropanico) sarà infatti possibile identificare con precisione il prodotto non originale sia per quanto riguarda la provenienza del latte che l’eventuale uso di prodotti vietati dal disciplinare nell’alimentazione delle bovine, ma anche svelare e contrastare possibili dichiarazioni ingannevoli sulla stagionatura del prodotto.
Quanto al legame con il territorio delle province di Mantova (destra Po), Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna (sinistra Reno), le modifiche al disciplinare - che già stabiliscono l’uso assolutamente prevalente di foraggi locali nell’alimentazione delle bovine - prevedono che il latte destinato alla trasformazione sia prodotto esclusivamente da vacche nate nel comprensorio di produzione del Parmigiano-Reggiano.
 

Un momento dell'assemblea
Fonte: Consorzio di tutela del Parmigiano-Reggiano
 
In base alla volontà assembleare, viene dunque confermato e ampliato lo stop agli animali provenienti da fuori comprensorio e dall’estero, nonché da altre filiere produttive, per i quali era comunque previsto (prima dell’utilizzo del latte per produrre Parmigiano-Reggiano) un periodo di quarantena di quattro mesi, nel corso dei quali le bovine dovevano essere alimentate secondo le norme del disciplinare per il Parmigiano-Reggiano.

La nuova norma, dunque, rafforza ulteriormente i vincoli con il territorio, e contemporaneamente genererà un effetto indotto anche sui volumi produttivi. In sostanza, si eviteranno quei repentini e troppo consistenti aumenti produttivi che sono avvenuti, in passato, nel momento in cui il buon andamento delle quotazioni apriva la via all’ingresso di bovine provenienti da altre filiere (latte alimentare o altri formaggi) e, scontata la quarantena, ad un rialzo dei quantitativi di prodotto da destinare ai mercati.
L’obiettivo sembra dunque essere quello di contenere la produzione e operare una programmazione in linea con una crescita equilibrata ed evitare brusche accelerazioni che i mercati domestico o internazionale non sono in grado di assorbire.

La scelta che i caseifici hanno compiuto oggi - sottolinea Alai - è particolarmente rilevante e positiva per quei produttori che costantemente legano gli investimenti e i redditi all’andamento del Parmigiano-Reggiano, senza ricorrere a forme di business occasionale che producono andamenti depressivi sulle quotazioni e, conseguentemente, danni proprio sui redditi”.
Finalizzata a sostenere la qualità anche la modifica statutaria relativa al rapporto tra grasso e caseina al momento della produzione, che va ad assicurare il mantenimento di una qualità che non asseconda possibili cedimenti (che sarebbero a vantaggio della resa in peso) sulla percentuale di lipidi presenti in un prodotto che già nasce dall’unione tra latte scremato per affioramento (quello della mungitura serale) e latte intero (quello del mattino).

Le norme proposte dal consiglio del consorzio di tutela sono state approvate dall’assemblea dei caseifici rispettivamente con 335 e 333 voti favorevoli (72 i contrari nel primo, 87 nel secondo).
Con percentuali analoghe è stata approvata anche la norma che prevede l’apposizione, sul prodotto porzionato, dell’età di stagionatura come ulteriore atto di trasparenza nei confronti dei consumatori.
Nonostante abbia ottenuto la maggioranza dei voti (223 favorevoli, pari al 51,98%) non è invece passata la riforma della marchiatura, per la quale, così come per le altre, era richiesto il 60% dei consensi.
Un responso che – alla luce degli scambi vivaci fra gli associati nel corso della seduta assembleare di Parma – non ha lasciato di sorpresa, in verità.

L’assemblea ha anche approvato il bilancio preventivo per il 2016, nell’ambito del quale spicca un sostanziale raddoppio delle risorse destinata alla comunicazione sul mercato italiano, che si attestano a 5,5 milioni di euro.
Sulla promozione estera invece, il consorzio del Parmigiano-Reggiano beneficerà di un finanziamento comunitario di 3 milioni di euro per un progetto di internazionalizzazione che l’ente consortile guidato da Alai realizzerà nel prossimo triennio insieme ad altre due grandi Dop made in Italy: l’Asiago e il Gorgonzola.