I consumatori dimostrano una scarsa informazione e un atteggiamento decisamente confuso quando si tratta di acquistare prosciutti e più in generale prodotti a base di carne suina: lo confermano i dati raccolti da Nomisma nella ricerca “La filiera suinicola italiana delle Dop e la percezione del consumatore sull'origine dei prosciutti venduti in Italia” commissionata da Assosuini e presentata a Cremona nella cornice di Italpig, il salone della suinicoltura italiana, che si è svolto in contemporanea con la Fiera internazionale del bovino da latte. I risultati, illustrati da Denis Pantini di Nomisma, hanno evidenziato che quasi la metà degli intervistati (46,6%) basa l'acquisto di prosciutto crudo principalmente sulla provenienza italiana del prodotto. Non solo: il 73,2% reputa "molto importante" che il prosciutto sia ottenuto da maiali allevati in Italia. E' però significativa la quota di coloro che hanno preferito prosciutti genericamente definiti "nostrano" (8,9%) e "di montagna" (4,4%). "Ovviamente - ha evidenziato Pantini - si tratta di definizioni a dir poco fantasiose, in quanto non rispondenti ad alcuna disciplina specifica". Le indicazioni che accompagnano la vendita di alcuni tipi di prosciutti risultano, perciò, ingannevoli, disorientando l'acquirente: chi sceglie prodotti “nostrani” e “di montagna” è convinto nel 76% dei casi di consumare prosciutto stagionato in Italia con cosce di suini italiani.
 

L'importanza dell'etichetta

La battaglia dei suinicoltori per ottenere sull'etichetta l'indicazione della provenienza delle carni è suffragata anche dal giudizio degli stessi consumatori: ben l'82% si dice "molto favorevole" all'obbligo di specificare il luogo d'origine delle carni. Una misura che la filiera suinicola reputa vitale anche alla luce dell'evidente confusione che regna tra gli acquirenti: “soltanto” il 57,2%, ad esempio, sa che il crudo di Parma è un prodotto a marchio Dop. C'è confusione anche sul prosciutto cotto: il 54,7% è convinto che sia ottenuto solo da cosce suine intere, l'81,9% dichiara che è fatto di sola carne di maiale senza aggiunte di altri prodotti e il 64,6% crede che quello con la dicitura "nazionale" sia fatto solo con maiali allevati in Italia.
 

Anzitutto qualità

Ben il 65% dei suini macellati in Italia sono destinati ai prodotti Dop (pari ad oltre 8,5 milioni di capi nel 2011). Ma la vocazione all'alta qualità della suinicoltura italiana merita di essere tutelata e valorizzata: "Abbiamo commissionato questo studio sulla scia dei timori che attraversano l'intero comparto produttivo - ha dichiarato la presidente di Assosuini Angiola Coffinardi -. Il consumatore finale non sa che cosa acquista né come è fatto. Una situazione che, ovviamente, penalizza pesantemente chi produce alimenti di alta qualità. Per questo occorrono, prima di tutto, precise regole per l'etichettatura".