La prima parte dell'autunno si è mostrata assolutamente mite con valori termici sensibilmente oltre le medie del periodo. Un evento che rischia a tutti gli effetti di scrivere una nuova pagina nel libro della storia climatica del nostro Paese, soprattutto dettato dall'anomala persistenza dell'anticiclone africano sul Mediterraneo centrale.
Le proiezioni per la stagione invernale parlano chiaro, si preannuncia uno scenario da record dominato da lunghe fasi anticicloniche sub tropicali in grado di portare effetti importanti su tante aree dello scacchiere europeo.
Dalle ultime elaborazioni modellistiche emergono difatti le possibilità che sul fronte meteo climatico possa ripetersi a grandi linee la stagione invernale passata, ovvero quella del 2021-2022, caratterizzata da pochissime precipitazioni, nevicate praticamente nulle, giornate sempre molto soleggiate e temperature perennemente oltre le medie.
Se tutto questo dovesse trovare conferma, le conseguenze che andremo ad affrontare risulterebbero ancora più gravi rispetto a quelle dello scorso anno, in quanto nel 2022 abbiamo ereditato anche una pesante siccità, soprattutto al Centro Nord.
Il particolare fenomeno climatico della Niña potrebbe aver influito non poco nel contesto in cui ci troviamo. A confermare tale tendenza è proprio l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia: aveva previsto l'arrivo della Niña dal settembre 2020, con una prima probabile attenuazione solo nel corso della prossima primavera, caratterizzando quindi anche tutta la prima parte della stagione fredda.
Il fenomeno della Niña consiste in un raffreddamento della temperatura delle acque superficiali centrorientali dell'Oceano Pacifico e che, di frequente, influenza il clima di tutto il Pianeta con effetti anche in Europa ed in Italia. Le più recenti misurazioni delle temperature superficiali delle acque pacifiche effettuate a ottobre indicavano anomalie negative di circa 1°C rispetto alla norma e nei prossimi mesi questo gap potrebbe addirittura intensificarsi ulteriormente raggiungendo i -1,2°C.
Un assetto barico a livello globale che porta ad ipotizzare un andamento molto simile a quello degli ultimi mesi, ovvero almeno fino a dicembre sull'Italia permarranno anomalie negative dal punto di vista precipitativo, in parole povere condizioni siccitose, le quali potrebbero generare importanti problemi all'agricoltura e alla produzione di energia da fonti idroelettriche.
Le proiezioni stagionali del Centro Europeo (Ecmwf) confermano una prima parte invernale dominata dall'anticiclone, quindi contraddistinta da valori termici oltre le medie di circa 1-1,5°C, in particolare al Nord, parte del Centro specie sui settori adriatici e al Sud; più in linea col periodo invece le due Isole Maggiori. Fino a dicembre non sussisterebbe il rischio di intense ondate fredde, notizia positiva considerando il prezzo dell'energia, ma altrettanto negativa per la natura che ci circonda.
La situazione potrebbe quindi sbloccarsi solamente con l'inizio del 2023, quando le proiezioni sul lungo periodo intravedono un cambio barico radicale in sede europea, con le anomalie di pressione a 500 hpa che si andranno a riassorbire soprattutto sull'Europa occidentale e sul Mediterraneo, proponendo quindi condizioni meteorologiche sulle classiche note stagionali.
L'anticiclone africano potrebbe quindi essere meno invadente lasciando maggiore spazio alle basse pressioni atlantiche in grado di determinare fenomeni consoni tra il fine inverno e inizio primavera.