In Italia la coltivazione di mele è concentrata per il 95% nelle regioni del nord e in particolare in Trentino-Alto Adige, dove si trova il 46% della superficie investita a melo. Seguono poi il Veneto (13%), l'Emilia Romagna (10%), il Piemonte (7%).
Nel Sud del paese è degna di un certo rilievo solamente la produzione campana (6%). La corretta concimazione del melo è una complessa pratica agronomica che dipende da molteplici fattori come l'origine del suolo, la cultivar, il portainnesto, la densità di impianto, l'età del frutteto, la tecnica di coltivazione.
La concimazione nella moderna frutticoltura non deve solo tendere all'ottenimento di elevate produzioni, ma anche ad elevata qualità sia organolettica (sapore, croccantezza), merceologica (colore, pezzatura) che tecnologica (conservabilità).
L'elemento maggiormente assorbito è il potassio, cui seguono l'azoto e il calcio. Il fosforo è richiesto in minori quantità, ma riveste un'importanza assoluta, specialmente per lo sviluppo dell'apparato radicale sui nuovi impianti e per il sovracolore in certe varietà.
In primavera la pianta rimobilizza e utilizza notevoli quantità di sostanze azotate provenienti dagli organi di riserva. Solo nel periodo di formazione e maturazione dei frutti la pianta assorbe e utilizza efficacemente l'azoto presente nel terreno. Questi aspetti consigliano di ritardare l'inizio della concimazione azotata non prima della fase dei bottoni fiorali. Per lo stesso motivo risulta utile somministrare azoto alla fine del periodo estivo in modo da favorire l'accumulo delle sostanze  di riserva che verranno utilizzate per sostenere la successiva ripresa vegetativa.
Il potassio è l'elemento maggiormente presente nei frutti e ha effetti sulla pezzatura e sul gusto. Eccessi di questo nutriente possono portare a squilibri con il calcio favorendo la comparsa della "butteratura amara".
Per meglio dare seguito a queste indicazioni riportiamo nell'immagine i suggerimenti proposti da FCPCerea.