Il pomodoro da industria è una coltura chiave del made in Italy poiché è alla base di moltissime eccellenze della nostra cucina, compresa la pasta e la pizza. Ma il settore conserviero è anche una colonna portante del comparto agroalimentare, con esportazioni che valgono miliardi. Tuttavia, come sperimentato già negli anni passati (vedi il 2022), gli effetti dei cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la produttività di questa coltura.

 

Le alte temperature provocano infatti un calo di produttività e una diminuzione della qualità delle bacche. Ma che cosa accadrà nei prossimi anni, quando gli effetti dei cambiamenti climatici saranno ancora più visibili? Uno studio pubblicato su Nature Food ha provato a prevedere quale sarà l'effetto del surriscaldamento globale sulla produzione di pomodoro da industria nei tre Stati vocati alla sua coltivazione: gli Usa (California), l'Italia (Parma e Foggia) e la Cina (Xinjiang, Mongolia Interna e Gansu).

 

"Negli anni sono stati pubblicati diversi studi climatici su colture fondamentali come il grano, il mais, o il riso, mentre l'attenzione è stata decisamente minore su frutta e verdura, con colture orticole come il pomodoro che tuttavia giocano un ruolo importantissimo, sia a livello economico che nutrizionale", ci spiega Davide Cammarano, professore presso la Aarhus University in Danimarca e autore del paper. "Il nostro studio ha dunque voluto indagare quali saranno gli effetti sulla produttività di pomodoro nei diversi scenari climatici ipotizzati dall'Ipcc nei tre areali principali di produzione".

Leggi anche Troppo caldo? Il pomodoro si difende con genetica e tecniche colturali

Cambiamenti climatici e produzione di pomodoro

Per costruire gli scenari futuri, al 2050 e al 2100, i ricercatori (Davide Cammarano dell'Università di Aarhus, Sajad Jamshidi dell'Università Purdue, Gerrit Hoogenboom dell'Università della Florida, Alex C. Ruane della Nasa, Dev Niyogi dell'Università Texas-Austin e Domenico Ronga dell'Università degli Studi di Salerno) hanno usato i dati del suolo delle diverse aree di coltivazione, i dati di gestione agronomica rappresentativi di tali areali e dei modelli di sviluppo delle principali cultivar coltivate. Questi dati, alla base dei modelli, sono stati fatti girare, anno dopo anno, nei differenti scenari climatici, da quelli virtuosi, in cui l'umanità abbandona velocemente i combustibili fossili (SSP1), fino agli scenari più catastrofici, in cui non si fa nulla per fermare il global warming (SSP5).

 

A livello globale, i risultati prevedono una diminuzione del 6% nella produzione di pomodoro da industria (sul peso secco). Ma con importantissime differenze su base regionale. Se infatti in alcune aree della Cina la produzione avrà una flessione modesta, in Italia gli effetti potrebbero essere non sostenibili.

 

Tendenze simulate della produzione di pomodoro destinato alla trasformazione. (a) Principali aree di produzione di pomodoro destinato alla trasformazione. (b-h) Tendenze simulate per la California (b), l'Emilia Romagna (c), Foggia (d), Xinjiang (e), Gansu (f), Mongolia Interna (g) e a livello globale (h). I valori sono calcolati utilizzando la resa in peso secco per SSP1-2.6 (linea arancione), SSP3-7.0 (linea rosa) e SSP5-8.5 (linea blu)

Tendenze simulate della produzione di pomodoro destinato alla trasformazione. (a) Principali aree di produzione di pomodoro destinato alla trasformazione. (b-h) Tendenze simulate per la California (b), l'Emilia Romagna (c), Foggia (d), Xinjiang (e), Gansu (f), Mongolia Interna (g) e a livello globale (h). I valori sono calcolati utilizzando la resa in peso secco per SSP1-2.6 (linea arancione), SSP3-7.0 (linea rosa) e SSP5-8.5 (linea blu)

(Fonte foto: Davide Cammarano, professore presso la Aarhus University)

 

"Nello scenario SSP1, l'Italia nel suo complesso dovrebbe perdere l'8,7% della produzione di pomodoro al 2050 rispetto alla media degli anni passati. Mentre al 2100, proprio a causa degli sforzi fatti per ridurre il climate change, si dovrebbero guadagnare quasi due punti percentuali, attestandoci al 7%", spiega Cammarano.

 

In Emilia Romagna i dati descrivono una contrazione dell'8,4% al 2050 e del 7% al 2100 nel caso dello scenario SSP1. Mentre nell'SSP5, lo scenario peggiore, si avrà un -21% della produzione al 2050 e un -58% al 2100. Le cose vanno ancora peggio in Puglia, dove a Foggia si dovrebbe avere una contrazione del 26% nell'SSP5 al 2050 e del 73% al 2100. Mentre nello scenario SSP1 ci si dovrebbe fermare ad un -10% e -10,8%.

 

Relazione tra la resa simulata del pomodoro destinato alla trasformazione e la temperatura media dell'aria in diverse località e in diversi scenari climatici futuri. Ogni colonna rappresenta la relazione tra resa e temperatura per una regione di coltivazione di pomodori, inclusi gli Stati Uniti (California), l'Italia (Foggia ed Emilia) e la Cina (Xinjiang, Gansu e Mongolia Interna). Ogni riga rappresenta l'output per uno scenario climatico futuro, compresi SSP1-2.6, SSP3-7.0 e SSP5-8.5. Il pattern cromatico della relazione tra resa e temperatura indica la densità delle singole simulazioni del modello corrispondenti a una determinata combinazione di temperatura media dell'aria e resa. La resa simulata del pomodoro diminuisce quando la temperatura media dell'aria supera i 28°C

Relazione tra la resa simulata del pomodoro destinato alla trasformazione e la temperatura media dell'aria in diverse località e in diversi scenari climatici futuri. Ogni colonna rappresenta la relazione tra resa e temperatura per una regione di coltivazione di pomodori, inclusi gli Stati Uniti (California), l'Italia (Foggia ed Emilia) e la Cina (Xinjiang, Gansu e Mongolia Interna). Ogni riga rappresenta l'output per uno scenario climatico futuro, compresi SSP1-2.6, SSP3-7.0 e SSP5-8.5. Il pattern cromatico della relazione tra resa e temperatura indica la densità delle singole simulazioni del modello corrispondenti a una determinata combinazione di temperatura media dell'aria e resa. La resa simulata del pomodoro diminuisce quando la temperatura media dell'aria supera i 28°C

(Fonte foto: Davide Cammarano, professore presso la Aarhus University)

 

Resa del pomodoro e temperature elevate

Temperature elevate prolungate, ad esempio sopra i 28°C, hanno un effetto negativo sullo sviluppo del pomodoro, con scarsa allegagione, sviluppo stentato e minore produzione di polifenoli. Negli scenari futuri, in cui le temperature medie estive dovrebbero essere più elevate, le piante risentiranno dunque di un ambiente meno favorevole allo sviluppo.

 

"Il foggiano sarà un'area che risentirà molto dei cambiamenti climatici, in quanto già oggi ha temperature estive piuttosto elevate. Anche la California si trova nella stessa situazione, mentre alcune regioni della Cina, che oggi godono di un clima più fresco, dovrebbero avere una contrazione delle produzioni molto più modesta", sottolinea Davide Cammarano.

 

Dunque, il sistema produttivo italiano è di fronte ad un bivio: rinunciare alla produzione di pomodoro da industria, che potrebbe diventare una coltura appetibile per Stati a latitudini più elevate. In questo caso però si perderebbe un pezzo importante del tessuto produttivo nostrano e verrebbe meno una colonna del made in Italy. Oppure la filiera può tentare di adattarsi.

 

Pomodoro e cambiamenti climatici, corriamo ai ripari

Le notizie provenienti dall'ultima Cop28 sembrano delineare uno scenario futuro in cui gli obiettivi dell'Accordo di Parigi saranno disattesi. Se i modelli climatici avranno ragione ci dobbiamo aspettare un aumento delle temperature, soprattutto nel Bacino del Mediterraneo, e un incremento dei fenomeni atmosferici violenti. "Probabilmente non si arriverà allo scenario peggiore, ma avremo comunque un aumento significativo delle temperature, che al 2050 provocherà una contrazione delle produzioni intorno al 14-15%", sottolinea Cammarano.

 

Se l'Italia non vuole rassegnarsi a perdere una delle colture fondamentali per il suo made in Italy è necessario correre ai ripari. "Prima di tutto occorre sviluppare nuove varietà di pomodoro, che siano in grado di resistere meglio a climi più caldi e siccitosi. Da questo punto di vista la ricerca, sia pubblica che privata, gioca un ruolo fondamentale", conclude Davide Cammarano. "In secondo luogo è necessario iniziare fin da ora a tesaurizzare la risorsa idrica, sviluppando le infrastrutture necessarie a conservare l'acqua piovana per poi essere utilizzata in modo efficiente sui campi coltivati".

 

Infine, è indubbio che anche la tecnica agronomica dovrà adattarsi. Ad esempio, è probabile che i trapianti verranno anticipati e si prediligeranno varietà a ciclo breve, in modo da sfuggire, per quanto possibile, alla calura estiva. Ma è anche probabile che prodotti innovativi, come i biostimolanti, avranno un uso sempre più ampio.

Leggi anche Pomodoro da industria, come scegliere la genetica più adatta