Alcuni sostengono che sia vantaggioso semplificare le operazioni colturali per aumentare la capacità di lavoro e la sostenibilità, altri dichiarano che la preparazione del terreno debba essere condotta con la maggiore accuratezza possibile al fine di assicurare la germinazione rapida dei semi.
Minima lavorazione, molti vantaggi
Oggi non sono pochi gli agricoltori che hanno adottato la minima lavorazione e la semina su sodo con successo, andando a ridurre i consumi di gasolio, di fertilizzanti e dei tempi di lavoro, tutto a fronte di una preparazione del letto di semina eccellente.
La sostituzione delle lavorazioni tradizionali con quelle conservative, nella maggior parte dei casi genera un aumento delle rese delle colture nel breve periodo e il ripristino della fertilità e della struttura chimica e microbiologica nel lungo periodo (5 anni).
Dunque, la riduzione delle lavorazioni del terreno è sembrata una soluzione promettente anche ai legislatori, che hanno previsto, nella misura 10 dei Piani di sviluppo rurale regionali, contributi su base annua fino al 2020 per chi sceglie la minima lavorazione e la semina su sodo.
Kverneland, in prima linea nell'agricoltura conservativa
In questo contesto, Kverneland Group, società leader mondiale nel settore della meccanica agricola, oltre ad offrire macchine per semina, concimazione, diserbo, fienagione, raccolta, allevamento ed elettronica all'avanguardia, sviluppa sia macchinari per le lavorazioni tradizionali sia attrezzature specializzate per l'agricoltura conservativa. Le tre tipologie di macchine, presentate di seguito, rispettano gli obblighi previsti dalla misura 10 dei Psr e rientrano tra quelle indicate dalla Pac.
Il coltivatore Kverneland CLC Evo, ideale per la minima lavorazione
Tra le macchine per le lavorazioni conservative del Gruppo c'è la gamma di coltivatori CLC, con un solo passaggio prepara un letto di semina ottimale.
In particolare, i coltivatori Kverneland permettono di lavorare terreni con abbondanza di residui colturali e tessitura complicata, quali quelli argillosi e limosi. Queste macchine, dotate di due o tre file di denti flessibili, una o due file di dischiere dentate Gang e diversi tipi di rulli, bene si adattano a qualsiasi tipo di terreno.
Il rullo Actipack del coltivatore Kverneland CLC Pro
Inoltre, i denti sono disposti in modo asimmetrico e le file anteriori e posteriori presentano distanze differenti tra loro per evitare intasamento.
I denti "High Technology" dei coltivatori CLC
Sui coltivatori del Gruppo sono montati rulli di diverse tipologie: Flexline, a gabbia, Actipack, Actiring.
Mille e una versioni di CLC
Tra i diversi modelli della gamma di coltivatori, spicca la versione Evo, caratterizzata da una o più file di denti, da dischiere Gang e da rullo Actipack. Quest'ultimo presenta un sistema di ammortizzamento dei coltelli tra un disco e l’altro, che limita la fuoriuscita delle zolle e ne ottimizza la frantumazione.
Il modello Evo Wings, particolarmente versatile, possiede un numero ridotto di denti la cui distanza reciproca è pari a 420 millimetri sui coltivatori con telaio fisso e pari a 370 millimetri sulle macchine con chassis pieghevole. Questa versione è pensata per colture con molti residui grossolani.
Inoltre, sono disponibili la versione Pro, abbinabile a trattori con potenze fino a 350 cavalli e il coltivatore più compatto Pro Classic, progettato per trattori di basse potenze, da 90 a 130 cavalli, e dotato di telaio robusto e di luce da terra di 870 millimetri.
Il coltivatore Kverneland CLC Pro Classic in campo
Per i coltivatori CLC, esiste anche la variante Pro Cut, caratterizzata da 4 larghezze di lavoro: 3 e 3,5 metri per i modelli rigidi e 4 e 4,5 metri per i modelli pieghevoli. Il telaio di queste macchine presenta un rullo posteriore con una barra di denti livellanti.
Il coltivatore Kverneland CLC Pro al lavoro
Ottimo mix di residui colturali e terreno grazie a Qualidisc
Per migliorare la fertilità del suolo, Kverneland ha sviluppato negli anni Qualidisc: un erpice a dischi progettato per un'efficiente miscelazione dei residui della coltura precedente con il terreno. Questo macchinario lavora terreni sia secchi sia umidi grazie all'efficace penetrazione, garantita dalla peculiare forma dei dischi e dai supporti che imprimono una pressione di 150 chilogrammi.
La richiesta di sollevamento è ridotta dalla distanza di 900 millimetri tra le dischiere, ognuna delle quali presenta una fila di dischi con diametro pari a 570 millimetri e con spessore di 6 millimetri. Queste caratteristiche, oltre ad aumentare la resistenza agli urti laterali ed evitare l'intasamento, rendono questo erpice Kverneland particolarmente indicato su terreni con abbondanza di infestanti e residui colturali.
L'erpice a dischi Kverneland Qualidisc in campo
I diversi modelli del macchinario, abbinabile a trattori di media potenza, presentano larghezze di lavoro variabili dai 3 ai 7 metri.
Tra le varie versioni, spicca il Qualidisc Farmer, più leggero del 15 per cento rispetto al modello precedente. Questo, pur possedendo le peculiarità che contraddistinguono questo tipo di macchina, è ideale per trattori di bassa potenza.
L'erpice a dischi Kverneland Qualidisc Farmer al lavoro
La lavorazione a strisce o strip tillage, l'ultima novità in ambito di "agricoltura blu", prevede la preparazione del 60 per cento del terreno e l'assenza di lavorazione del restante 40 per cento dell'orizzonte superficiale, porzioni variabili in funzione della larghezza della fila desiderata, che beneficia degli effetti dei residui della coltura precedente.
Questo tipo di preparazione del terreno è indicata per le colture estensive con interfila di semina variabile tra i 40 e i 75 centimetri ed è consigliata nei nuovi Psr regionali che prevedono premi, calcolati sul numero di ettari e di anni, per chi esegue lo strip tillage per almeno 5-6 anni.
L'adozione della lavorazione a strisce, da eseguirsi in autunno o in primavera, comporta numerosi vantaggi per gli operatori agricoli: il contenimento dei costi operativi, l'aumento del tasso di sostanza organica, dell'assorbimento di acqua e nutrienti e della portanza del terreno, la riduzione delle emissioni atmosferiche di anidride carbonica e dell'erosione.
Lo strip tillage secondo Kverneland
Sempre attenta alle esigenze degli operatori e alla salvaguardia dell'agro-ecosistema, Kverneland ha sviluppato una macchina che permette di eseguire lo strip tillage, lavorando solo le strisce destinate ad ospitare il seme.
Si tratta del Kultistrip, capace di una lavorazione del terreno a strisce, alternando porzioni lavorate a una profondità di 20-30 centimetri ad altre lasciate intatte. Permettono questo risultato, cinque diversi organi lavoranti, regolabili agevolmente e indipendenti gli uni dagli altri.
Il Kultistrip di Kverneland in campo
Come richiesto dalle misure di finanziamento dei Psr, il Kultistrip di Kverneland può essere dotato di distributori di concime minerale, liquame e digestato, leggermente interrati solo sulla porzione di terreno lavorata.
Il Kultistrip di Kverneland al lavoro
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Fonte: Kverneland Group