Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue la Commissione Europea ha pubblicato un rapporto nel quale afferma che le Tea, Tecnologie di Evoluzione Assistita (o in inglese Nbt, New Breeding Techniques) necessitano di una regolamentazione ad hoc in quanto sono radicalmente diverse dai metodi di manipolazione genetica sviluppati sul finire del secolo scorso e che oggi sono regolati dalla Direttiva 2001/18/CE.
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A Bruxelles si sta quindi lavorando ad una proposta legislativa che poi dovrà essere discussa da Parlamento e Consiglio Europei e che dovrebbe vedere la luce in un paio di anni. Intanto però i ricercatori italiani, sostenuti anche da un pezzo del mondo politico, chiedono che sia consentita la coltivazione a scopi scientifici delle varietà sviluppate nei laboratori.
La motivazione di questa deroga alla legge italiana risiede nel fatto che le varietà ottenute con le Tea sono "naturali" e che quindi non rappresentano un rischio né per l'ambiente né per la salute pubblica.
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Ad aver detto un secco "no" a questa possibilità sono state differenti associazioni, come ad esempio Slow Food, ma anche Legambiente, il Wwf, GreenPeace, l'Associazione per l'Agricoltura Biodinamica e FederBio, la principale Organizzazione che in Italia rappresenta gli interessi della filiera biologica.
"Noi crediamo che si debba rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Europea che dice molto chiaramente che le Tea ricadono nel perimetro di applicazione della normativa sugli Ogm. Serve quindi una valutazione del rischio prima che queste nuove varietà vengano utilizzate in campo ed è necessaria anche una separazione netta delle filiere. Occorre quindi sviluppare metodi per determinare se una pianta o un prodotto alimentare è ottenuto con le Tea", spiega la presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini.
La Corte di Giustizia ha però anche sottolineato che serve una nuova normativa per regolamentare le Tea, che di fatto sono radicalmente differenti rispetto alle tecniche utilizzate per ottenere i "vecchi" Ogm transgenici.
"Sarà eventualmente il Parlamento e il Consiglio Europei a decidere su una nuova legislazione. Noi come FederBio aderiamo alla posizione di Ifoam Oe (la Federazione Internazionale dei Movimenti per l'Agricoltura Biologica, Ndr) e abbiamo anche partecipato alle varie consultazioni pubbliche che ci sono state per ribadire che sarebbe un errore varare una nuova normativa per le Tea".
In Italia però si dibatte se sia il caso di consentire le prove in campo al fine di non bloccare la ricerca scientifica. Il rischio è che mentre a Bruxelles si discute altri Paesi si stanno avvantaggiando delle nostre lungaggini...
"In Italia abbiamo varato una normativa ancora più stringente di quella europea sugli Ogm, vietandone la coltivazione e anche la sperimentazione in campo. Oggi viene chiesto di fare un doppio salto indietro, derogando alla legge italiana e a quella europea, che per gli Ogm impone severi controlli e restrizioni, anche per la sperimentazione in campo. Tutto questo non mi sembra né corretto né giusto. Dobbiamo aspettare che venga presa una decisione a livello europeo".
Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio
(Fonte foto: FederBio)
Il mondo della ricerca però assicura che le Tea sono sicure e che le varietà su cui si sta lavorando sono "naturali", nel senso che potrebbero essere ottenute anche da incroci tradizionali...
"Non possiamo parificare una specie ottenuta con le Tea e una generata grazie ad un incrocio tra due specie presenti in natura. Sulla sicurezza delle Tea noi chiediamo che si seguano i passi necessari per gli Ogm, anche perché ci sono degli aspetti su cui occorre fare chiarezza, come ad esempio le mutazioni off target indotte dal genome editing. Inoltre crediamo che prima che sia rilasciata qualunque varietà ottenuta con le Tea sia necessario sviluppare dei metodi per il loro riconoscimento".
I ricercatori affermano che ciò è impossibile, proprio perché le varietà ottenute con le Tea sono "naturali"...
"Questo per noi è un grosso ostacolo. Anche se la coltivazione delle Tea verrà consentita noi chiediamo che ci sia una separazione delle filiere che permetta di preservare la distintività e specificità del biologico. Questo per tutelare gli agricoltori biologici, ma anche i cittadini che hanno il diritto di scegliere se mettere nel loro piatto un prodotto derivante da manipolazione genetica".
I ricercatori di tutto il mondo hanno una linea sostanzialmente condivisa: le Tea sono sicure e possono portare vantaggi enormi all'agricoltura e alla sua sostenibilità. Di questo occorre tenere conto.
"L'approccio al tema della sostenibilità che hanno questi ricercatori è antiquato: c'è un problema complesso e vogliono risolverlo con una soluzione semplicistica. L'agricoltura convenzionale, per l'aumento immediato delle rese, ha impoverito i terreni agricoli nel medio lungo periodo, ha rotto gli equilibri naturali e per restare produttiva fa un uso sempre maggiore di input sintetici. Ora alcuni ricercatori ci dicono che la soluzione sono le Tea. Noi la pensiamo diversamente".
In che modo?
"Riteniamo che si debba ripartire dal terreno, rigenerando la sua fertilità e rispettando gli equilibri naturali. Solo così si può raggiungere la sostenibilità".
Anche gli agricoltori biologici fanno ricorso agli agrofarmaci per difendere le piante. Lo sa bene lei che è una viticoltrice. Con le Tea si avrebbero invece piante in grado di difendersi da sole.
"Anche il mondo del biologico ha bisogno di agrofarmaci, ma si tratta di principi attivi quasi esclusivamente di origine naturale e in più il loro impiego deve essere giustificato e limitato solo ai casi in cui l'approccio agronomico e agroecologico non sono sufficienti. Inoltre crediamo sia strategico investire in ricerca e innovazione per il biocontrollo che può consentire d'individuare soluzioni innovative e principi attivi di origine naturale a ridotto impatto ambientale".
La popolazione mondiale aumenta e chiede sostenibilità, mentre i cambiamenti climatici rendono ancora più difficile il lavoro degli agricoltori. Il biologico come può sfamare l'umanità in questo contesto?
"È vero che le produzioni biologiche hanno una produzione dell'8-25% minore rispetto al convenzionale. Ma se si pensa che oggi il 30% del cibo che produciamo viene buttato appare evidente che il punto debole della filiera non sta nella produzione, quanto nella gestione del cibo nei supermercati e nelle famiglie. Ma pensiamo anche alla filiera della carne".
A cosa si riferisce?
"Oggi in molti Paesi si fa un consumo enorme di carne, ben superiore a quello raccomandato dai medici e sostenibile per il Pianeta. Se si consumassero meno proteine animali e più vegetali sarebbe più in salute l'uomo e la Terra".
Le Tea offrono benefici nel breve periodo, mentre per modificare il settore agroalimentare a livello globale e lo stile di consumo di 7 miliardi di persone servono decenni e uno sforzo corale senza precedenti....
"Una soluzione facile non è detto che sia anche giusta. Noi crediamo che l'agricoltura biologica offra dei vantaggi innegabili e che le Tea siano una scorciatoia che comporta dei rischi che non vogliamo correre".
Come viticoltrice con una azienda agricola in Toscana lei fa uso di diversi prodotti per la difesa che la obbligano a trattare con una certa frequenza. Non le piacerebbe avere delle viti cloni di Sangiovese che non si ammalano di oidio e peronospora? Non sarebbe tutto molto più semplice e sostenibile?
"Semplice sì, ma dal mio punto di vista non sostenibile. Senza contare che nessuno mi può garantire che una vite resistente oggi lo rimanga anche per i prossimi decenni, che poi è l'orizzonte di investimento di chi fa viticoltura. La garanzia per il futuro è avere un agroecosistema in equilibrio. La scelta del biologico è una scelta complessiva, che guarda al futuro dell'azienda agricola e alla sostenibilità a 360°".