I prodotti alimentari come i medicinali. Il loro valore è evidente, se i supermercati insieme alle farmacie sono ritenute tra le pochissime attività essenziali. E tra quelle che, in questo difficile momento, possono e devono continuare a restare aperte. Anche di più, i contadini diventano come gli infermieri in questo delicato momento per i sindacati del settore.
“Saranno garantite – ha detto subito il premier Giuseppe Conte, annunciando misure più severe per il Paese - nel rispetto della normativa igienico-sanitaria, le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività”. Le prime parole del presidente del Consiglio sono state dedicate proprio a questo, probabilmente anche per una questione di sicurezza e di ordine pubblico; non c’è dubbio. C’è stato da parte di Conte l’invito esplicito a non prendere d’assalto i supermercati per fare scorte di cibo; perché insieme con la garanzia dei servizi pubblici ci sarà la continuità di quelli essenziali. E tra quest’ultimi la produzione agroalimentare, garantendo in tutte le sue fasi la filiera, dai campi agli scaffali.
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Secondo Federalimentare – rispetto a gennaio 2020 a parità di giornate di calendario - la produzione dell'industria alimentare registra una crescita del 6,8% sullo stesso mese del 2019; viene superato il dato di dicembre (più 2,9%) e quello a consuntivo 2019 (più 3%); la forte accelerazione di gennaio – viene spiegato – “si lega con ogni probabilità al fattore coronavirus e all'incombere di un possibile effetto scorte che nel mese cominciava a profilarsi”. Confrontando i singoli prodotti di gennaio 2020 sullo stesso mese del 2019, Federalimentare segnala aumenti a due cifre per la distillazione di alcolici (più 26,1%), pane e prodotti di pasticceria freschi (più 16,2%), lavorazione e conservazione di pesce (più 15%), di frutta e ortaggi (più 11,6%) e vino (più 14%).
“L’industria alimentare non ha problemi e continua a garantire tutti i prodotti sugli scaffali - ha affermato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, che rappresenta 7mila aziende – non è necessario prendere d'assalto i negozi alimentari perché si trova tutto, anche i prodotti più gettonati. Sull'onda dell'emotività negli ultimi giorni i prodotti che ci troviamo costretti a produrre in misura maggiore, cioè i più ricercati, sono quelli da forno, in particolare pane e pasta (che hanno raddoppiato e in alcuni casi triplicato gli ordini), pomodori e tonno”. Nonostante questo – ha spiegato Federalimentare - ci saranno dei cali dovuti soprattutto alla ristorazione, che risulta evidentemente colpita da questa emergenza, con la conseguente mancanza di una spesa enogastronomica che incide per 12 miliardi all’anno.
Arriva l’appello della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova: “Con l'emergenza coronavirus gli italiani non devono cambiare abitudini alimentari: vanno acquistati prodotti freschi e italiani che sono i più controllati”. Poi un’indicazione per evitare gli sprechi: “Non bisogna fare acquisti che poi diventeranno cibo da buttare. Latte, carne, pasta, pane, pesce sono disponibili negli scaffali, e dobbiamo dire grazie alle lavoratrici e ai lavoratori che in questi giorni hanno lavorato per assicurare la fornitura nella catena del fresco. Non voglio vedere un litro di latte sversato nelle more dell'adozione di una norma per la destinazione delle eccedenze ai meno abbienti e al banco alimentare”. Inoltre la tutela del made in Italy rispetto ai paesi esteri che hanno chiesto ulteriore certificazione: “Stiamo pensando di intervenire per il riconoscimento di pratica sleale. L'agroalimentare italiano era e resta il più controllato”.
Per i sindacati del settore della trasformazione alimentare (Fai-Cisl, Flai Cgil e Uila-Uil), che chiedono il “rigido rispetto delle norme igienico-sanitarie e di protezione, ogni lavoratore del settore agroalimentare impegnato nelle attività indispensabili non può prescindere dall’assoluta garanzia di prevenzione, così come avviene per gli operatori sanitari”.
“Il cibo non mancherà, il nostro settore continuerà a garantire capillarmente e con continuità l'approvvigionamento e la distribuzione dei prodotti agroalimentari – ha osservato Filiera Italia - l'assalto ai supermercati rischia solo di ritardare i tempi di riassortimento. La centralità del settore agroalimentare con tutte le sue filiere connesse è garantito. Le nostre industrie e tutte le attività ad esse collegate sono pronte a fare la loro parte rispettando tutte le regole per garantire la salute dei lavoratori e per assicurare i servizi fondamentali al paese”.
Un messaggio lo lanciano anche i giovani di Cia - Agricoltori italiani con l’iniziativa ‘Io resto in campagna per voi’; da una parte l’impegno a restare nei campi e nelle aree dove lavorano e vivono dall’altra in prima linea per garantire, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, l’attività agricola e zootecnica e, quindi, la produzione di generi alimentari. I giovani di Cia, soddisfatti per lo stanziamento di 25 miliardi per l’economia del paese, chiedono attenzione alle aree interne, alle startup e alla manodopera straniera.
“Certamente – ha dichiarato il presidente dei giovani di Cia, Stefano Francia - saranno fondamentali anche deroghe straordinarie che consentano a tutte le banche di aderire all’accordo sottoscritto tra Abi e le associazioni di categoria; mentre maggiore semplificazione amministrativa permetterebbe all’intero sistema bancario di usufruire delle preziose risorse messe a disposizione dalla commissione Ue e dalla Banca europea per gli investimenti, e dedicate alle nuove generazioni di agricoltori e allevatori. Stiamo affrontando un momento epocale è anche una sfida importante da vincere”.
“Ora – ha rilevato presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - noi agricoltori dobbiamo concentrarci su ciò che sappiamo fare meglio: produrre. Certamente ci saranno difficoltà, ma dobbiamo mantenere il sangue freddo. L’Italia ci chiama, a noi rispondere. Le nostre imprese assicurano materie prime anche in situazione di difficoltà. Donne, uomini e imprese agricole che producono cibo sono il primo anello di una filiera, la prima del sistema economico italiano, che oggi, in particolare, non deve essere interrotta e arrivare ai cittadini. Dalle crisi si esce rafforzati, lavoriamo tutti insieme per garantire la sicurezza e la qualità, simboli del cibo italiano”.