Oggi, su dieci bottiglie di vino italiano, cinque sono consumate sul mercato interno, mentre le rimanenti cinque sono indirizzate all’export, di cui una negli Stati Uniti. Il mercato Usa rappresenta infatti il primo mercato di export per le nostre produzioni: un mercato che nel 2016 ha importato complessivamente oltre cinque miliardi di vino, di cui il 32,4% made in Italy.
Lo studio, riguardante i millennials, analizza i comportamenti di consumo di quella fascia di popolazione di età compresa tra 18 e 35 anni in Italia e 21-35 anni in Usa. In futuro questa generazione sostituirà quei consumatori che per anni ne hanno sostenuto il consumo in virtù di un approccio più tradizionale.
La ricerca ha paragonato l’approccio al vino dei millennials statunitensi e quelli italiani, fotografandone le percezioni e i principali driver di scelta nell’acquisto e consumo di vino, tra i quali il packaging dimostra di avere un ruolo di primaria importanza. I giovani americani scelgono il vino in particolare per la notorietà del brand (32%) rispetto al tipo di vino (21%).
Gli italiani preferiscono la tipologia di vino per il 51% del campione, mentre la notorietà del brand è marginale (10%). L’importanza del prezzo basso è maggiore negli Usa (20%) rispetto all’Italia (11%), nonché sulla rilevanza del paesi/territorio di origine, più alta in Italia (21%) che negli Usa (15%).
Il packaging e le etichette sono importanti per il 10% in Usa e del 5% in Italia. Per quanto riguarda le bottiglie di vino, emerge che i millennials italiani sono più sensibili agli aspetti etici di sicurezza e sostenibilità del vetro (55%) rispetto a quelli americani (44%). La forma e colore dell’etichetta è per l’82% importante nei millennials Usa (82%), rispetto al 55% di quelli italiani, mentre sui loghi/grafiche in rilievo sul vetro 71% in Usa e 40% in Italia. Sostanzialmente, gli italiani sono più attenti alla sostanza, mentre gli americani sono più attratti dall’estetica.
“I millennials sono la generazione su cui stanno puntando i produttori – sottolinea Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor – però questa generazione ha un approccio all’acquisto di vino nettamente differente da quella che tradizionalmente ne ha sostenuto i consumi. C’è maggiore attenzione all’innovazione, alla sostenibilità, alla creatività, ovvero fattori legati al packaging. L’obiettivo di questa ricerca è stato proprio quello di fornire ai produttori italiani uno strumento in più per cogliere le opportunità nei due principali mercati di vendita del nostro vino: Italia e Stati Uniti”.