Record storico per il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani che nel 2012 raggiungerà il massimo di sempre, superando quota 31 miliardi di euro
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, presentata nel corso del Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione, in corso di svolgimento a Cernobbio (Co).

 

Dall'analisi di Coldiretti emerge che la grande maggioranza delle esportazioni riguarda i paesi dell'Unione Europea per un valore stimato di 23,4 miliardi (+3%) ma il made in Italy va forte anche negli Stati Uniti con 2,6 miliardi (+10%) e soprattutto nei mercati emergenti come quelli asiatici con 2,4 miliardi. Qui c'è stato l'incremento maggiore, +20%.

 

Tra i principali settori del made in Italy, il prodotto più esportato è il vino, con 4,5 miliardi (+8%) davanti all'ortofrutta fresca (3,8 miliardi di euro, in lieve flessione del 2%). Aumenta anche la pasta con 2,1 miliardi (+7%). Sostanzialmente stabili le esportazioni di olio (1,2 miliardi).

 

Analizzando le performance dei prodotti nei singoli stati si scoprono aspetti sorprendenti, con la crescita addirittura del 50% della vendita di riso italiano in Cina. Il paese asiatico si conferma terra di conquista anche per la pasta, le cui esportazioni sono quasi raddoppiate (+86%), e per Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che triplicano, nonostante la tradizionale opposizione al consumo di prodotti lattiero-caseari nella cultura asiatica.

 

Vero boom per lo spumante tricolore (+35%) in Francia, tradizionale "roccaforte" dello champagne. Ma i cugini transalpini sembrano sempre più propensi anche a "tradire" camembert e roquefort per i formaggi italiani, che aumentano del 6%.

 

Continua il buon momento della birra made in Italy che avanza in Germania, patria dell'Oktoberfest (+9%), e in Gran Bretagna, regno dei pub, con una crescita del 2%. Ma sotto la bandiera tricolore - prosegue la Coldiretti - crescono persino le esportazioni di couscous in Africa e triplicano le acciughe nei paesi Scandinavi, terra delle aringhe.

 

Complessivamente, la crescita dell'export agroalimentare – rileva Coldiretti - compensa il flop fatto registrare dagli autoveicoli, che secondo i dati Istat fanno segnare un crollo del fatturato del 21,4% rispetto allo scorso anno.

"E' questa la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione ci salveremo solo ancorandoci a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione  che sono espressione diretta dell'identità italiana, dei suoi territori, delle sue risorse umane" ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel ricordare che "se vogliamo giocare la partita sulla produttività e sui costi di produzione, perdiamo. Se invece aggiungiamo creatività, paesaggio, storia, tutto ciò che di bello e unico abbiamo in questo Paese, possiamo vincere e noi tutti questi valori li mettiamo nostri prodotti agroalimentari".