L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, relativo al mese di dicembre 2010, presenta una variazione di +0,4% rispetto al mese di novembre e di +1,9% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente: sono dati dell'Istat, che diffonde l'Indice provvisorio dei prezzi al consumo di dicembre 2010. In base alla stima provvisoria l'indice armonizzato dei prezzi al consumo registra nel mese di dicembre una variazione di +0,3% rispetto al mese precedente e una variazione di +2,0% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Secondo l'Istati, il capitolo prodotti alimentari e bevande analcoliche ha fatto registrare, sempre nel mese di dicembre, variazioni congiunturali positive rispetto al mese precedente (+0,3%) e su base annua (+0,9%).

"La quotazione del grano al Chicago Board of trade, punto di riferimento del commercio mondiale, è circa 8 dollari per bushel (22 centesimi al chilo) e cioè il 40% in meno del massimo storico, che è stato di circa 13 dollari per bushel nella primavera 2008. La riduzione sostanziale si è verificata anche per il mais che è quotato circa 6,2 dollari per bushel, mentre nel 2008 aveva raggiunto valori superiori ai 7,2 dollari per bushel" rende noto la Coldiretti nel commentare i dati provvisori sull'inflazione diffusi dall'Istat.

La Coldiretti evidenzia come "l'agricoltura abbia contribuito al contenimento dell'inflazione": l'aumento dei prezzi delle materie prime verificatosi nel corso del 2010, che è stato del 25% per il grano e del 30% per il mais, non ha consentito di recuperare il calo subito nell'anno precedente. Il vero problema, secondo l'organizzazione, è quello di contenere la volatilità delle quotazioni dei prodotti agricoli, che sono sempre più fortemente condizionate dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi, come l'oro, fino alle materie prime, come grano, mais e soia.

Anche la Cia sottolinea che "la leggera ripresa dei prezzi sui campi, che tuttavia non compensa le gravi perdite registrate negli ultimi due anni (-18%), ha permesso di mantenere sotto controllo le quotazioni al dettaglio". Secondo la confederazione il settore agricolo è dunque l'unico che, pur facendo i conti con una grave crisi, continua ad avere un effetto calmieratore sui prezzi al consumo degli alimentari. La Cia lancia però l'allarme sulla situazione economica nel settore primario: sulle imprese agricole continuano a pesare i costi, a cominciare dai carburanti che, in seguito alla mancata reintroduzione del 'bonus gasolio' ed al vertiginoso incremento del prezzo del petrolio, penalizzano duramente gli imprenditori.

"Gli allarmi sull'aumento dei prezzi dei generi alimentari, a causa del maltempo e del 'caro-feste', espressi da alcuni nei giorni scorsi, non hanno fondamento" fa notare Confagricoltura, che condivide la posizione di Cia e Coldiretti: "La filiera agroalimentare, e l'agricoltura in particolare, nonostante un ritocco in rialzo nell'ultimo mese, comunque inferiore alla media complessiva, hanno dato e continuano a dare un contributo al contenimento dell'inflazione". Se i dati provvisori dell'Istat dovessero essere confermati, secondo Confagricoltura la dinamica dei prezzi di alimentari e bevande nel 2010 sarà stata decisamente più contenuta di quella di tutti gli altri prodotti e servizi. "In futuro - conclude la Confagricoltura - resta da affrontare il problema dell'aumento della domanda mondiale di beni alimentari, che potrebbe spingere in alto i prezzi delle materie prime e quindi dei derivati. Tutti fenomeni che dovrebbero far puntare l'attenzione sull'agricoltura e sull'importanza strategica di questo settore".