L’ondata di maltempo, con piogge, temporali, nubifragi violenti, grandinate, trombe d’aria, che sta colpendo, dopo la Francia, dove ha causato una vera catastrofe, anche le regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia (soprattutto nella zona del Cremonese), il Piemonte, l’Emilia Romagna, il Trentino e parte del Veneto e del Friuli, sta mettendo in ginocchio anche l’agricoltura.
Pesanti conseguenze si sono avute per i vigneti, dove tra poco più di un mese e mezzo inizieranno le operazioni di vendemmia, e per le coltivazioni di ortofrutta (frutteti e orti a cielo aperto). Allagati i campi coltivati a mais, grano e foraggiere.
Danni per le strutture e i macchinari aziendali. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che denuncia, secondo una prima stima, danni per decine di milioni di euro. Calcoli più precisi, comunque, si potranno fare solo nei prossimi giorni, quando le intemperie cesseranno e sulla scorta degli accertamenti che verranno effettuati.
La violenta e abbondante pioggia ha alzato enormemente i livelli dei fiumi (Po in testa) e dei laghi, causando, avverte la Cia, allagamenti nei terreni agricoli e nelle strutture aziendali. Molti sono stati gli smottamenti e le frane. Vitigni, frutteti e orti hanno subito effetti preoccupanti specialmente dalle forti grandinate. Particolarmente colpiti le coltivazioni di pesche, susine, albicocche, mele e pere e quelle di ortaggi che in questo periodo sono abbondanti nei campi. Sono andati completamente distrutti campi coltivati a melanzane, cavolfiori, zucchine, insalate e spinaci.
La pioggia, che si è abbattuta per ore e con grande intensità, ha provocato, inoltre, allagamenti nei terreni agricoli. Alcune aziende agricole -segnala la Cia- sono state invase dalle acque. Molti sono stati gli smottamenti e le frane. Mentre le forti folate di vento (in alcune zone ci sono state violente trombe d’aria) hanno avuto conseguenze per le serre e le attrezzature aziendali.
La Cia, comunque, si è immediatamente attivata sul territorio per quantificare i danni e chiedere l’eventuale stato di calamità.
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