Molte novità per la rituale assemblea di bilancio della Associazione italiana allevatori (Aia).
A iniziare dallo svolgimento in videoconferenza, novità imposta dall’emergenza sanitaria da coronavirus.
Una delle prime poi ad essere organizzata nella nuova sede di Aia, che da via Tomassetti si è trasferita a via XXIV Maggio, sempre a Roma.
Ma novità ancora più importante è il nuovo assetto organizzativo, ormai operativo, che il mondo degli allevatori si è dato per rispondere ai dettati della legge 52 del 2018.
 

Più coesione

Come già AgroNotizie ha approfondito, questa norma ha reso "indipendenti" da Aia le associazioni di razza e di specie, che ora hanno una loro autonomia. Che in qualche occasione sembra creare qualche attrito con l’antica "casa madre".

Il presidente di Aia, Roberto Nocentini, a questo proposito ha tenuto a ribadire la necessità di una maggiore collaborazione fra i vari sistemi che si occupano di riproduzione animale.
"Noi allevatori - ha detto Nocentini - siamo un corpo unico, andare avanti in ordine sparso non si può".
 

I risultati

Nonostante questi segnali di "debolezza" della nuova formula organizzativa della zootecnia italiana, l’assemblea di bilancio di Aia ha fatto il punto su quanto è stato realizzato sin qui, confermando la capacità del settore di rispondere alle richieste dei consumatori anche in un periodo eccezionale come quello dell’emergenza sanitaria.

A dispetto di queste difficoltà, sono stati portati avanti progetti importanti come "Leo", con il quale raccogliere in un’unica banca dati digitale tutte le informazioni che riguardano il mondo zootecnico.
Non si è fermato nemmeno il progetto "Allevamento Custode", il cui obiettivo è certificare gli allevamenti che hanno al centro la conservazione del benessere e della biodiversità animale e delle risorse naturali.


In sintonia con Bruxelles

Progetti, è stato ricordato all’assemblea di bilancio (per la cronaca, approvato all’unanimità), che si sposano con le politiche comunitarie indicate nel Farm to Fork (dal campo alla tavola) e nel New Green deal, la sfida ambientale nella quale l’agricoltura è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano.

Purché, aggiungo, vi siano le risorse necessarie e senza penalizzare produzioni e agricoltori. Ma questo è un altro capitolo.