L’evoluzione del prezzo del formaggio – secondo le elaborazioni del Clal – vede il Pecorino romano ad un prezzo medio mensile a dicembre 2019 di euro 6,95, in crescita dell’1,09% rispetto al precedente mese di novembre e con un valore maggiorato del 24,11% rispetto a dicembre 2018, quando la crisi di prezzo aveva iniziato a farsi sentire con forza, al punto che avrebbe spinto poi il prezzo medio mensile del Romano sotto i 5,60 nei primi due mesi del 2019.
Tuttavia, il prezzo medio annuo del 2019 per il formaggio Dop sardo è stato di euro 6,39 al chilogrammo, quindi minore del 6,60% rispetto al prezzo medio annuo del 2018. Anche se la tendenza registratasi da marzo 2019 in avanti è stata sempre positiva. Questo anche per un oggettivo restringimento dell’offerta avutasi a seguito del calo produttivo percepito durante l’annata produttiva appena conclusasi.
Infatti, dall’ottobre 2018 e fino al luglio 2019, sono stati conferiti ai caseifici produttori di Pecorino romano Dop 1.570.895 ettolitri di latte ovino- - 20,7% sull’annata precedente - quando erano stati consegnati 1.981.168 ettolitri di latte.
Tanto che dall’ottobre 2018 al luglio 2019 si sono ottenute solo 26.939 tonnellate del tipico formaggio da grattugia - -21,2% sull’annata casearia precedente - quando invece l’output era stato di 34.183 tonnellate di formaggio.
Con questi numeri certi, un valore delle eventuali eccedenze produttive ad oggi non noto, ed un’asta indigenti da 14 milioni di euro in arrivo, il mercato del Pecorino romano guarda al 2020 con relativa fiducia, anche grazie all’azzeramento del dazio suppletivo Usa del 25%, che non ha colpito il formaggio già grattugiato, unito alla politica di rilancio in atto da parte del Consorzio di tutela.
Tutte condizioni che – va detto – lasciano ben sperare – ma che restano in attesa del definitivo suggello di un Piano di regolazione dell’offerta, il quale, specie se i prezzi continuassero a crescere, sarebbe tanto più necessario per porre un freno ai futuri eccessi di offerta.