Mentre il primo registra spunti al ribasso, il latte spot italiano continua a segnare incrementi che si susseguono ininterrottamente dall'inizio di maggio, tanto che la quotazione registrata il 24 giugno scorso sulla piazza di Lodi, mercato di riferimento per questa tipologia, indica il prezzo medio a 43,37 euro al quintale, con un aumento rispetto alla settimana precedente del 7,8% (+9,8% tendenziale).
Aumenti anche per la provenienza francese (39 euro q.le, +12,2%) e tedesca (40 euro q.le, +11,9%).
Il prezzo del latte spot (per tonnellata di prodotto) registrato sulla piazza di Lodi il 24 giugno scorso
(Fonte foto: Assolatte)
Al contrario il prezzo medio del latte europeo rilevato dai servizi della Commissione europea, segna il passo e continua a flettere, fermandosi a 34,3 euro al quintale, con una modesta flessione dello 0,03%.
Va peraltro detto che il confronto fra il prezzo europeo e quello italiano non va inteso in senso stretto, trattandosi di periodi e tipologie di prodotto differenti, ma è in ogni caso utile per una valutazione di massima sull'andamento del comparto.
Questa dicotomia di mercato trova una parziale spiegazione nell'andamento della produzione di latte, che vede la produzione italiana, come riferiscono le rilevazioni di Agea attraverso il Sian, fermarsi ad aprile 2019 a 4,10 milioni di tonnellate, contro le 4,28 dello stesso periodo del 2018, con una flessione di oltre il 4%.
Stabile invece, con un modesto meno 0,1%, la produzione di latte in Europa.
Il quadro della produzione di latte non sarebbe completo senza prendere in esame la situazione dei paesi maggiori produttori, come Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti.
Con l'unica eccezione dell'Australia, dove si nota un deciso calo produttivo, negli Usa si ha una situazione di invarianza e solo in Nuova Zelanda si registra una crescita, che tuttavia si ferma al 3,2%.
La relativa stabilità della produzione di latte a livello internazionale dovrebbe favorire una tenuta dei prezzi, purché in assenza di repentini e importanti mutamenti nei flussi di import-export fra i principali paesi che giocano sullo scacchiere del latte.
In questo caso a fare la differenza non è il latte, ovviamente, ma i prodotti trasformati, come latte in polvere (scremato - S.M.P o intero - W.M.P), il burro e i formaggi.
I dati relativi alle esportazioni europee mostrano variazioni significative delle quali occorre tenere conto. Da notare l'incremento delle esportazioni di latte scremato in polvere verso la Cina e l'Indonesia, più che raddoppiate.
Tornando all'Italia, con l'avanzare della stagione calda e il conseguente calo della produttività delle bovine, dovrebbe trovare ulteriore conferma la flessione delle quantità di latte, condizione che potrebbe favorire la tonicità dei mercati.
Che restano in ogni caso, è bene ricordarlo, molto sensibili alle tensioni sui mercati internazionali, sui quali pesano le incertezze conseguenti al confronto commerciale fra Usa e Cina.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.