Quello dell'antibiotico-resistenza, ovvero l'utilizzo responsabile e consapevole dei farmaci antibatterici, è un tema di grande attualità. Posto che per determinate patologie, sia in ambito umano che animale, non è possibile prescindere dagli antimicrobici, è altrettanto vero che il loro utilizzo, talvolta ingiustificato o sfrenato, ha enfatizzato il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, e il mondo intero è oggi chiamato a confrontarsi per arginare il problema.
Ma non c'è solo la questione sanitaria: vi è infatti anche quella dei costi, non solo perché il farmaco incide pesantemente sul bilancio aziendale, ma anche perché le misure alternative gravano direttamente o indirettamente sui costi d'impresa. Si tratta di uno scenario che, anche in considerazione dell'attuale grande variabilità delle quotazioni dei suini che in questo momento registrano una positiva impennata a causa della peste suina africana che si è abbattuta sulla Cina, merita un'analisi approfondita.
Al prossimo evento si farà il punto sulla situazione relativamente alle tipologie di allevamento, alle strategie aziendali e ai diversi contesti di mercato nazionale ed europeo, con casi pratici a confronto, insieme a scienziati ed esperti.
In particolare gli interventi verteranno sulla visione internazionale del fenomeno, sul riscontro sul campo e le strategie possibili in ambito nazionale e alcune esperienze di mitigazione del fenomeno a confronto con il diretto impatto sui costi aziendali.
Tra i relatori vi sarà Loris Alborali, responsabile della sezione diagnostica presso l'Iszler, Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna con sede a Brescia, si riporta di seguito l'intervista rilasciata agli organizzatori dell'evento, che traccia un piccolo quadro della situazione sia a livello nazionale che europeo.
Dottor Alborali, quanto è grave attualmente il problema dell'antibioticoresistenza negli allevamenti suinicoli italiani?
"L'antibioticoresistenza è un problema centrale che interessa numerosi settori, primo fra tutti quello umano, ma in maniera rilevante anche quello zootecnico e ambientale. Nell'allevamento suinicolo l'utilizzo degli antibiotici deve essere sicuramente migliorato e per far questo è necessario il contributo di tutto il comparto. È fondamentale che nel corso del 2019 parta un segnale forte finalizzato alla riduzione del consumo globale degli antimicrobici e in particolare di quelli critici".
Su quali fronti si sta lavorando con maggiore efficacia per ridurne l'impatto negativo?
"Diversi sono i fronti su cui si è cominciato a lavorare. Occorre partire dalla consapevolezza che è possibile iniziare subito a fare qualcosa riducendo l'utilizzo dei medicati, privilegiando i trattamenti individuali e mirati. È altrettanto determinante il ricorso alla diagnostica finalizzata all'identificazione dei patogeni e alla selezione delle molecole da utilizzare, dando priorità agli antibiotici di primo intervento rispetto a quelli di secondo e terzo. Questo anche per escludere il problema sanitario e indirizzare gli interventi verso il miglioramento delle condizioni di benessere e gestione dell'animale. Inoltre si sta lavorando molto affinché il medico veterinario e l'allevatore abbiano a disposizione il dato di consumo e il confronto con il relativo livello raggiunto negli altri allevamenti".
Qual è la situazione a livello europeo?
"L'antibioticoresistenza è una problematica che ha coinvolto molti paesi non solo europei. Alcuni di essi, quali la Danimarca e l'Olanda, hanno iniziato a lavorare diversi anni fa e oggi vantano un sistema che li sta portando a una riduzione progressiva degli antibiotici. Gli altri paesi europei hanno iniziato il percorso solo successivamente e stanno lavorando anche se con intensità e percorsi diversi per ridurre i consumi di antibiotici, migliorare il livello di biosicurezza e di benessere delle aziende ottimizzando l'utilizzo dei vaccini e di prodotti alternativi".
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Fonte: Giornata della suinicoltura