Si punta ad un ridimensionamento delle nuove zone vulnerabili, e all’adozione di nuove tecnologie e metodiche per lo smaltimento dei liquami zootecnici: con una soluzione che dovrebbe arrivare entro la fine della prossima estate. E’ quanto emerso dalla partecipazione del consigliere delegato per l’Agricoltura del presidente campano Vincenzo De Luca, Franco Alfieri, alla tavola rotonda “Parliamoci chiaro: la situazione sanitaria bufalina in Campania e le Zone vulnerabili ai nitrati”, tenutasi il 22 aprile 2018 nel quadro delle manifestazioni di Fiera Agricola a Caserta.
La delibera del 5 dicembre scorso aveva portato ad oltre 316mila ettari la superfice delle zone vulnerabili, pari al 23,15% del territorio regionale, dove veniva esteso il divieto di apportare concimazioni con un contenuto di azoto superiore ai 170 chilogrammi per ettaro l’anno, per poi essere sospesa dall’assessorato Agricoltura della Regione Campania fino al 28 febbraio 2019, proprio mentre si ridefinisce il Programma di azione, oggi in vigore solo per le zone vulnerabili individuate nel 2003.
Sull’atto in parola il delegato Alfieri ha ammesso: “Era stata sottovalutata la portata della delibera che, se applicata, avrebbe portato al dimezzamento degli allevamenti bufalini e bovini nel piano campano e nella piana del Sele e sicuramente posso affermare che la moratoria fino all’11 dicembre 2017, che diventa 28 febbraio per effetto del divieto agli spandimenti, non basta, perché marzo 2019 arriverà presto”.
Sul come uscire dalla potenziale crisi che si innescherebbe in una regione dove si allevano in media 280mila capi bufalini, 178mila bovini e 98mila suini è al lavoro il tavolo tecnico regionale sui nitrati, al quale partecipano le organizzazioni agricole. E alcuni risultati sono già emersi: ”Intanto si va verso una revisione dei dati raccolti dall’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania, unita ad una analisi di altri dati disponibili sulla qualità delle acque sotterranee – ha detto Alfieri, che ha aggiunto – in questo modo sarà possibile ridisegnare la mappa delle zone vulnerabili”.
E gli altri dati disponibili sulla qualità delle acque sono quelli resi disponibili dalla campagna “Campania trasparente”, curata dall’Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno. E Antonio Limone, presidente dell’istituto, che ha invece parlato della recrudescenza di brucellosi e tubercolosi negli allevamenti delle Campania e della necessità di mantenere alta la guardia contro queste due zoonosi, ha ricordato come proprio i dati inerenti la qualità delle acque sotterranee prodotte dall’IzsM siano a disposizione della Regione Campania e che sono già serviti a determinare un nuovo regolamento sulla qualità delle acque ad uso irriguo e che pertanto potranno essere utilizzate anche per una revisione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola.
Ma un solo eventuale ridimensionamento del problema dei nitrati lascerebbe comunque a molte aziende zootecniche il problema degli spandimenti in eccesso: “Pertanto stiamo anche lavorando sul come ridurre gli apporti di azoto sui terreni mediante l’utilizzo di nuove metodologie e nuove metodiche di smaltimento dei reflui che possano essere alla portata dei singoli allevatori, senza costruire grandi impianti collettivi che avrebbero un notevole impatto sociale ed ambientale, data la complessità del territorio - ha detto Alfieri, che ha sottolineato come - tali impianti, dovranno offrire soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale in modo tale da poter essere finanziabili eventualmente con il Programma di sviluppo rurale Campania 2014-2020”.
Ultimo passaggio di Alfieri, sui tempi: ”Non bisogna arrivare all’ultima ora dell’ultimo giorno utile per trovare soluzioni, contiamo di mettere a punto con il tavolo tecnico una risposta completa al problema nitrati in Campania entro fine estate”.