E a circa cento giorni da quella fatidica data, a spiegare i motivi dell'inattesa operazione (per finanziare la quale Boehringer Ingelheim ha venduto i "gioielli di famiglia", ovvero alcuni farmaci storici) è Joachim Hasenmaier, il veterinario figlio di allevatori che è alla guida del gruppo Boehringer Ingelheim animal health: "l'acquisizione di Merial ci permette di diventare sempre più competitivi in un settore ad alta crescita".
E forse la vera notizia è proprio qui: secondo gli analisti di Vetnosis di qui al 2030 il mercato internazionale della salute animale dovrebbe raddoppiare il suo valore, passando dagli attuali 27 ai 53 miliardi di euro. Un boom dovuto non soltanto alla dilagante diffusione di cani, gatti e altri animali da compagnia, ma anche a un'esuberante crescita della zootecnia, quanto meno a livello mondiale.
Dall'ottica italiana può sembrare fantascienza, ma di qui al 2030 il valore delle proteine d'origine avicola dovrebbe infatti passare da 191 a 432 miliardi di euro, quelle ottenute dai ruminanti da 144 a 331 miliardi, quelle di suino da 108 a 161 miliardi.
Ma nell'integrazione dei due gruppi farmaceutici veterinari c'è anche un motivo d'orgoglio tutto italiano, ed è Anna Maria Perrini, presidente di Boehringer Ingelheim Italia, ad evidenziarlo: "con questa acquisizione - spiega - il nostro gruppo oggi dispone di due siti produttivi in Italia. Uno si trova a Fornovo San Giovanni (Bg), dove continueremo a produrre farmaci per l'umana e principi attivi per la veterinaria. L'altro è quello di Noventa Padovana (Pd) dove Merial ha sempre prodotto i vaccini spenti per il comparto avicolo".
"Un autentico polo di eccellenza - interviene Roberto Del Maso, ex ad di Merial Italia e oggi amministratore responsabile di Boehringer Ingelheim animal health Italia - dove vengono prodotti annualmente 4,5 miliardi di dosi vaccinali, che al 90% vengono esportate soprattutto in Asia, mercato difficilissimo".
Nel firmamento della salute animale è nata una nuova stella.
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