In primo piano vi è la crisi del comparto ovicaprino, che vive una situazione di stallo. E’ da un anno che Coldiretti Sardegna ha lanciato l’allarme sul pesante momento speculativo che si sta perpetrando alle spalle dei produttori di latte dell'isola. Oggi i prezzi del latte all’ovile permangono a 55 centesimi al litro, condizione questa che potrebbe portare alla chiusura di buona parte delle 10mila aziende pastorali sarde.
L’organizzazione agricola – con il presidente regionale Battista Cualbu ed il direttore Luca Saba – ha presentato un’articolata piattaforma rivendicativa. In particolare sulla questione latte ovino le richieste sono otto.
Le otto proposte
In linea di principio Coldiretti Sardegna chiede “che ogni centesimo pubblico destinato al comparto debba avere una ricaduta certa e diretta sui pastori”, perché diversamente “sarebbe un ulteriore schiaffo per i produttori e per i sardi tutti elargire solo un centesimo pubblico a chi chiuderà, anche in tempo di crisi, i bilanci in attivo perché lucra sulla propria filiera”.
Altra richiesta dell’organizzazione agricola sarda: “verificare e accelerare l’apertura del bando per gli indigenti” da parte del Mipaaf, già annunciato dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che però aveva chiesto dati certi e chiari sui quantitativi da sottrarre in questo modo al mercato, in modo da tenere alto il prezzo del Pecorino romano e tirare i prezzi del latte ovino sardo.
Visti i contratti di fornitura di latte conclusi per la campagna in corso con prezzi sotto la linea minima di sopravvivenza delle aziende ovine che è di 60 centesimi al litro, Coldiretti Sardegna ha ribadito la richiesta della “compensazione del reddito dei pastori con un intervento di circa 40 milioni con il de minimis”.
Altra richiesta dell’organizzazione agricola che viene riconfermata è quella di “attivare il prestito di conduzione” per consentire ai pastori di uscire dalla crisi nella quale stanno precipitando.
Coldiretti Sardegna inoltre, per stabilizzare i redditi in futuro senza incidere sul mercato, suggerisce “l’attivazione della misura del Programma di sviluppo rurale nazionale 17.3 'Strumenti di stabilizzazione del reddito'", prevista dal regolamento sullo sviluppo rurale per la gestione del rischio. “Un fondo mutualistico per le compensazioni in caso di riduzione del reddito subito dall’azienda agricola" sottolinea Coldiretti.
Il pagamenti del Programma di sviluppo rurale Sardegna sono in ritardo e tale situazione colpisce in modo particolare gli allevatori ovini, per i quali l’organizzazione agricola richiede “un intervento straordinario per lo sblocco immediato dei fondi del Psr, con anticipi su indennità compensativa e su benessere animale”.
Coldiretti Sardegna inoltre chiede “l’attivazione di un Osservatorio che monitori mensilmente le produzioni del latte” rispetto al quale reputa insufficiente il lavoro sin qui fatto da Regione Sardegna.
Infine l’organizzazione agricola vuole che sia istituito “il Consorzio di secondo livello che consentirebbe di dare maggior forza al mondo cooperativistico oggi in netta difficoltà”. Si tratterebbe di aggregare in un unico consorzio tutte le cooperative che producono Pecorino romano, con la compartecipazione in fase di start up della Sfirs. “In questo modo si unirebbe una parte oggi disaggregata che produce oltre il 60 per cento del Pecorino romano, consentendogli di esercitare e imprimere nel mercato la propria forza" conclude Coldiretti.